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01/08/2010 22:53 CEST - ATP Umag

Starace gioisce, Seppi no

in semifinale Starace batte Chela 6-7 6-3 6-2 in 2 ore e 27 e conquista la terza finale della carriera. Seppi si arrende 6-4 6-2 a Ferrero. Alessandro Mastroluca

 


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Tre anni di attesa, per rivedere Starace in finale di un torneo ATP. Due ore e 27 di sudore e di corsa, di scambi martellanti, di pugnetti e borbotii per domare 6-7 6-3 6-2 l'argentino Chela e continuare a sognare il primo titolo in carriera. Starace vince così per la terza volta contro l'argentino in quattro confronti sul rosso.

Non ce la fa, invece, Andreas Seppi. Troppo simile il suo a gioco a quello di Ferrero per mettere paura allo spagnolo. L'azzurro regge fino al 4-4 del primo set, poi Mosquito inizia a disegnare le righe col dritto, e a spingere Seppi indietro. L'azzurro deve remare a troppa distanza dalla riga di fondo e non trova più gli angoli e la profondità che per tre quarti del primo set l'ha tenuto in partita; Ferrero chiude così 6-4 6-2.

Sono due giocatori simili, Chela e Starace, per fisico e caratteristiche. Un muro contro muro, un match allo specchio in cui il servizio è marginale, in cui contano i nervi e per contare le palle break non bastano le dita di due mani. Un match a elastico per due terzi, in cui i due si sono inseguiti e ripresi più volte, dando il meglio quando si sono trovati dietro, costretti alla rimonta. Ma alla lunga Starace emerge come il giocatore con più risorse, nervose prima che tecniche. L'azzurro chiude con percentuali migliori di prime in campo, 71% a 60, con più punti ricavati al servizio (60% con la prima e 64% con la seconda, Chela ha rispettivamente il 59% e il 40%).

Starace sa che deve lavorare l'avversario ai fianchi, ma la palla di Chela è pesante e costringe l'azzurro a colpire spesso con la racchetta all'altezza della spalla, tanto che spesso Poto ricorre al dritto con salto, soprattutto da sinistra. Ma alla fine Starace mette a referto 31 vincenti di dritto e 12 di rovescio, in totale sette in più dei vincenti dell'argentino. Si spiegano anche con il gioco più rischioso i 12 errori in più di Poto, 45 a 33.

L'avvio è a singhiozzi: ridotto il peso del servizio, poche le variazioni, per merito quasi esclusivo delle palle corte dell'azzurro, bravo a mascherare il drop da fondo cambiando impugnatura all'ultimo. L'argentino è più costante, su livelli buoni ma non eccezionali. Più altalenante Starace: sono i suoi alti e bassi a direzionare in gran parte il punteggio in avvio.

Nel primo set Poto serve con percentuali migliori, ma Chela risponde mediamente meglio: l'azzurro mette in campo il 72% di prime (contro il 56% dell'argentino), ma ricava un punto su due (Chela 3 su 4).

L'argentino inizia il match con due dritti lungolinea da sinistra che aprono al break d'apertura, maturato dopo un errore di rovescio di Poto. L'azzurro, però, nel gioco successivo risponde meglio nonostante Chela cerchi di comandare gli scambi da dietro: con un perfetto attacco dritto su dritto Starace controbrekka.

L'argentino, con una serie di risposte aggressive che schizzano profonde, tolgono efficacia all'arma che ha portato Starace in semifinale, il servizio esterno che prelude all'accelerazione di dritto. Arma che, però, nel terzo gioco sostiene il campano che da sotto 15-40 tiene con quattro quindici di fila.

Determinante il rendimento sulla diagonale sinistra: appena uno dei due accorcia, l'altro aggira il rovescio e comanda di dritto. Non è un caso se nel primo set sui 39 vincenti complessivi ben 31 (17 a 14 per Poto) arrivino proprio col dritto. Così, con uno sventaglio in contropiede Poto torna avanti di un break nel quarto gioco.

Di nuovo, nel quinto gioco, Starace regala palle break, cinque, di nuovo però trova le energie per salire di tono quando c'è più bisogno: sotto 0-40, indovina un cross di dritto e un drop di rovescio, sfrutta un passante largo di Chela cui regala altre due palle break ai vantaggi prima di chiudere il game con un vincente di dritto.

Chela, però, risale e trova uno speculare parziale di 4 giochi a 1. Tiene due volte a zero e nel nono gioco brekka Starace per la seconda volta, alla dodicesima palla break, con Poto che tenta un rovescio con taglio dall'alto verso il basso incrociato che però si ferma sul nastro.

Il tiebreak diventa così conclusione prevedibile, e più giusta, per un set che ha vissuto due tempi ben distinti e definiti. L'avvio è in linea con l'andamento del set: tre minibreak nei primi cinque punti. Si gira con Chela avanti 4-2 dopo che Poto tenta la difesa disperata a rete ma viene infilato dallo schiaffo al volo di dritto del n.56 del mondo, che ha chiuso tra i primi 100 del ranking di fine stagione negli ultimi nove anni di carriera.

Poto sa che deve rischiare di più, e questo lo porta anche a sbagliare di più: 22 gli errori gratuiti nel primo set, due dei quali, sempre di dritto, gli costano il tiebreak che Chela chiude 7 punti a 4.

Nel secondo si seguono i servizi per quattro giochi, con Starace più autorevole che perde solo tre punti e nel quinto gioco riesce a salire 0-40. Chela è costretto al punto del match (contro-drop, lob al volo e volée di rovescio in successione) per annullare la prima palla break ma alla terza gli scappa il dritto: Poto torna in vantaggio di un break. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: durerà? La risposta, stavolta, è affermativa, anche per colpa di Chela.

Starace va subito sotto 15-40, Poto si salva prima di regalare un'altra palla break, ma Chela restituisce la cortesia arrivando male su una palla corta di rovescio: Starace, alla fine, tiene e nel game successivo, nonostante Chela si ritrovi avanti 40-15, il beneventano riesce a brekkare e andare a servire per portare il match al terzo.

Ma il braccio trema e Chela brekka. Come d'abitudine, ormai, in un match difficile da analizzare l'elastico prosegue. Chela perde il servizio a 15 e Starace allunga al terzo approfittando di un tentativo di drop di rovescio affossato a rete.

Cresce il rendimento di Starace nel secondo set: Poto serve col 72% di prime e ne ricava il 63% di punti (a 52), e fa il 57% di punti con la seconda. Determinanti i soli nove vincenti di Chela nel set segno, anche, dei miglioramenti di Starace, più presente in partita, capace di porre di fronte all'argentino nuovi interrogativi strategici e tenere agevolmente nel primo gioco del terzo set.

Positivo il linguaggio del corpo dell'azzurro, che bofonchia sì dopo aver mandato largo un rovescio lungolinea per uscire da uno scambio lungo sulla diagonale sinistra, ma indovina nel quinto gioco un magnifico passante lungolinea di rovescio e alza il pugnetto per caricarsi dopo uno smash determinante per tenere il servizio nel quinto gioco e continuare a fare corsa in testa.

Dopo 2 ore e 10 di logorante guerra di nervi, Starace piazza l'allungo decisivo: rovescio lungolinea vincente da trequarti, errore di dritto dell'argentino e break del 4-2 servito per l'azzurro.

Poto chiude con un parziale di otto punti a due, Chela con quattro errori gratuiti: un doppio fallo, im rovescio lungo e due dritti fuori misura.

Seppi ha di fronte un compito ancora più difficile rispetto al 29enne di Cervinara. Con un avversario più forte dall'altra parte della rete, e un obiettivo storico all'orizzonte, è doppiamente difficile per Seppi fare quello che servirebbe: snaturarsi un po' e attaccare più del solito. L'altoatesino resta poggiato sulle sue sicurezze, su una teoria fatta di righe e aperture, di angoli trovati bene cui però non seguono i passi avanti per chiudere il punto. E contro un maratoneta come Mosquito alla fine il debito di ossigeno si paga, come dimostra il punto che costa a Seppi il primo break del match nel terzo gioco.

Seppi all'inizio risponde bene, viene avanti purtroppo solo quando l'avversario accorcia, quando è costretto a salire a rete, insomma, ma quando entra e può accelerare col dritto da trequarti fa male e brekka a zero nel game successivo.

Per entrambi il servizio è determinante, per Seppi un po' di più perché Ferrero risponde meglio, soprattutto alla seconda dell'azzurro: in questo modo si procura l'80% del punto che gli vale il break del 4-3.

Seppi fa più fatica a rispondere al servizio di Mosquito, anche perché lo spagnolo varia di più le direzioni ed è meno prevedibile nelle scelte mentre Seppi, soprattutto da sinistra, cerca la soluzione centrale che Mosquito disinnesca bene.

Nel finale di set Seppi inizia a capire che il match gli sta scivolando di mano. Nel nono gioco deve ricorrere a un dritto inside-out dal centro, giocato open stance (cioè col braccio interamente disteso) per annullare una prima palla break. Ma col dritto è tanto efficace quando può piantare bene i piedi quanto balbettante quando deve tirarlo in equilibrio precario: quello successivo, sulla seconda palla break, col corpo indietro gli scappa e lancia Ferrero.

Mosquito serve per il set e tiene a 15: il più brutto segnale è però la scarsa convinzione con cui Seppi gioca e tira sul nastro la risposta sul set point.

Lo strappo decisivo arriva, però, nel terzo gioco del secondo set: l'azzurro va sotto 15-40 al servizio, annulla la prima palla break con uno smash, non la seconda. Un dritto da sinistra gli scappa, l'azzurro chiama il giudice di sedia per verificare il segno (lo farà più volte, sempre a torto) ma è il primo a non essere convinto delle sue ragioni.

Da qui Ferrero trova un parziale di tre giochi a zero, 12 punti a due che ammazzano la partita. Seppi si innervosisce, tira una pallina verso il cielo al tramonto ma a parte tenere il turno di battuta nel settimo gioco può fare davvero poco.

Un servizio vincente regala a Ferrero, al secondo match point, il successo e la quarta finale stagionale.

 

GLI HEAD TO HEAD DELLA FINALE

Potito Starace (ITA) vs Juan Carlos Ferrero (ESP) Ferrero Leads 5-1
06 Buenos Aires (Argentina) Clay QF Juan Carlos Ferrero 6-3 7-5
07 Costa do Sauipe (Brasil) Clay QF Juan Carlos Ferrero 5-7 6-2 6-2
07 Acapulco (Mexico) Clay R32 Juan Carlos Ferrero 7-6(3)4-6 6-3
07 ATP Masters Series Rome (Italy) Clay R32 Potito Starace 6-2 3-6 6-2
09 Casablanca (Morocco) Clay R16 Juan Carlos Ferrero 6-4 7-6(1)
09 Umag (Croatia) Clay R16 Juan Carlos Ferrero 1-6 6-3 6-2

 

 

Alessandro Mastroluca

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