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12/08/2010 02:48 CEST - Giovani Wta

Vandeweghe, la Gulbis in gonnella

La 18 enne americana, che come il lettone viene da una famiglia di grande tradizione sportiva, si è imposta all'attenzione dei media sconfiggendo la russa Zvonareva al torneo di San Dieg. Sarà lei l'erede delle sorelle Williams? Christian Turba

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Nel panorama, un po'stantio e scarno di novità a dire il vero,del circuito WTA un nome si candida ad emergere nei prossimi anni: si tratta della statunitense Coco Vandeweghe. La numero 200 del mondo, recentemente uscita dalla high school di La Costa, si é fatta notare la settimana scorsa, quando al secondo turno del Mercury Insurance Open di San Diego, da qualificata, ha eliminato in tre set (2-6 7-5 6-4) la russa Vera Zvonareva, numero 9 mondiale e recente finalista a Wimbledon, lanciando il pugno in aria dopo il match point e facendo esplodere la sua avversaria in pianti a dirotto. Per l'occcasione, la folla normalmente silenziosa del torneo americano ha sostenuto vivacemente la giovane promessa e, alla fine del match, si é alzata in piedi per tributarle un lungo applauso.«  Adoro giocare davanti a una grande folla, ti aiuta in un modo particolare »-ha dichiarato la tennista a fine partita, ai microfoni del LA Times. Nella partita successiva, Coco si è fatta valere al cospetto della rediviva Svetlana Kutnetsova, impegnandola seriamente nel primo set (nel quale conduceva per 5 a 2) e perdendo con il punteggio di 7-5 6-2, dichiarandosi comunque felice di come ha giocato e del torneo in generale.

Per la giocatrice residente a Rancho Santa Fé, non lontano dai campi del Mercury Insurance, e che in un colpo è balzata dalla 205esima alla 168esima posizione del ranking WTA, si tratta del miglior risultato in carriera in un torneo del circuito maggiore, e di tempo per migliorare questo risultato ne avrà a bizzeffe. Eh sì, perché la ragazza non ha ancora compiuto 19 anni ( è nata il 9 dicembre 1991) e sembra avere in sé i geni dello sport, alla stessa maniera del più «  vecchio » collega Ernest Gulbis. La madre, Tauna, ha infatti rappresentato la nazionale statunitense alle Olimpiadi di Montreal 1976 – nel nuoto- e Los Angeles 1984 – nella pallavolo-,mentre il nonno Ernie ha fatto parte della gloriosa squadra di pallacanestro dei New York Knicks, nel corso degli anni'50, e lo zio materno Kiki (evidentemente in famiglia hanno la passione per i nomi e soprannomi francofili) è stato anch'egli cestista a livello di college oltre che general manager dei Denver Nuggets e dei New Jersey Nets. Se a ciò aggiungiamo che l'altro zio Bruk era professionista di beach volley e che la sorella della madre, Heather, era una giocatrice di polo capiamo come la piccola Vandeweghe non potesse proprio sfuggire al destino di diventare una sportiva. Parlando di Coco, si ha l'impressione di parlare di una vera e propria «  bambina-prodigio »: come lei stessa ha rivelato in un'intervista al sito della WTA, la giovane di Rancho Santa Fé ha iniziato a giocare a tennis all'età di 11 anni, seguendo il fratello Beau in giro per i tornei americani e continuando quando costui avrebbe abbandonato il tennis per passare alla pallavolo, e ha esordito non ancora 15enne nel torneo ITF di San Diego del novembre 2006 e debuttato nel circuito maggiore solo pochi mesi dopo ( perdendo sempre nella città californiana contro la russa Bovina).

Nel 2007/2008, l'appena 16enne Vandeweghe si era cimentata con discreto successo nei tornei ITF messicani ed americani: tra i suoi migliori risultati, si possono ricordare la semifinale ottenuto a Mexico City nel novembre 2007 (battendo la testa di serie numero 1 De Los Rios) e quella riportata circa un anno dopo a San Luis Potosi, partendo dalle qualificazioni. Alla fine del 2008, comunque, la giovane americana era ancora classificata oltre la posizione n.400 del mondo. La Federazione americana, però, già credeva in lei, come dimostra la wildcard concessa per le qualificazioni degli Us Open 2007 e ben onorata perdendo di misura (6-2 4-6 7-5) al 1°turno contro l'ultima vincitrice degli Internazionali d'Italia, la spagnola Martinez Sanchez; l'anno successivo, la fiducia sarebbe aumentata ulteriormente e Coco sarebbe stata ammessa direttamente al tabellone principale dello Slam newyorkese, cogliendo l'occasione di giocare -sull'Arthur Ashe Stadium e in apertura di sessione serale- con l'allora numero 2 mondiale Jelena Jankovic, uscendo ovviamente sconfitta (6-3 6-1 il punteggio). Gli organizzatori degli Us Open, evidentemente, avevano avuto l'occhio lungo, perché nello stesso anno la « figlia d'arte » californiana ( ma nata a New York) avrebbe conquistato il torneo junior a spese della colombiana Paz-Franco, senza cedere un solo set , facendo emozionare e gridare alla campionessa tutta l'America.

Nel 2009, finalmente, arrivò anche la prima vittoria nel circuito maggiore: a farne le spese, ahinoì, fu la nostra Tathiana Garbin, che dovette arrendersi con un doppio 6-4 nel 1°turno del torneo di Los Angeles poi vinto dall'altra azzurra Flavia Pennetta, vendicatrice di Tax nel 2°turno con un 6-2 6-4. Il 2009 non fu un'annata particolarmente densa di soddisfazione per la giovane collegiale statunitense, ma si concluse nel migliore dei modi, con una semifinale e un quarto di finale negli ITF da 50.000 dollari di Troy e Phoenix, corredati da vittorie ottenute contro delle top 200 come Adamczak e Fichman.

Questo finale di stagione sembrava il preludio a un buon 2010, e infatti la 18enne Vandeweghe sta per ora producendo un'ottima annata. Dopo aver consolidato il suo ruolo di ammazza-italiane, sconfiggendo nel 1°turno delle qualificazioni del torneo di Miami la nostra Maria Elena Camerin, Cocò ha ingranato la quinta tra la fine di maggio e l'inizio di giugno: mentre le giocatrici più forte si cimentavano al Roland Garros e nei primi di tornei d ella stagione su erba, lei riportava in sequenza i due ITF di Carson e El Paso (entrambi giocati su superficie veloce), balzando in tre settimane dalla posizione 310 alla 200 del ranking mondiale. Il resto é storia recente: dopo aver sconfitto Urbina, Mattek e Stephens nelle qualificazioni, la nostra ha esordito a San Diego dominando in lungo e in largo la numero 44 mondiale Gisela Dulko, che si è ritirata quando perdeva per 6-0 3-0, e ha poi realizzato la partita della vita contro la Zvonareva.Dopo l'exploit di San Diego, la giovane di Rancho Santa Fé ha avuto un'ulteriore grande occasione quando gli organizzatori del Tier 1 di Cincinnati le hanno concesso una wild-card nel tabellone principale. Purtroppo per lei, la tedesca Andrea Petkovic l'ha subito estromessa dal torneo col punteggio di 7-6 6-1, ma di sicuro la giovane californaina avrà il tempo per rifarsi.

Di sicuro, gli appoggi per riuscire a diventare una top player non le mancano. Dopo aver iniziato sotto gli ordini dei coach californiani Guy e Harry Fritz e continuato con Jackie Cooper, al Sony Ericsson Open del 2008 la bionda statunitense ha incontrato la gloriosa connazionale, e suo idolo d'infanzia, Lindsay Davenport, che le ha presentato il suo allenatore Robert Van't Hof: passati un po'di mesi con Van't Hof, Cocò ha poi iniziato a lavorare con Tom Gullikson, dividendo quindi il suo tempo tra la residenza di Carson, in California, e il campo di allenamento USTA di Boca Raton, in Florida.

Intanto, Coco ha già suscitato ampio interesse tra gli addetti ai lavori in virtù del suo gioco, definito da lei stessa quello di un' « all-court player»: solitamente molto aggressiva e dotata di due ottimi colpi da fondocampo, nonché di un servizio molto incisivo (effettuato con un movimento molto ampio del corpo) la Vandeweghe non é capace solo di picchiare, ma all'occorrenza sa estrarre dal cilindro ottime palle corte e può venire a rete con tranquillità, a differenza di molte colleghe non quotate. Lei, personalmente, dichiara che le piacerebbe avere la risposta di André Agassi: a giudicare dalle immagini dei primi minuti di questo video, in quanto a risposta di rovescio e anticipo nel colpire la palla si direbbe che sia sulla buona strada. Ora, per migliorare ulteriormente i suoi risultati e, un giorno, conseguire il suo obiettivo dichiarato di essere la numero 1 del mondo, dovrà trovare il sistema di concretizzare il suo gioco potente senza incappare in troppi errori gratuiti. Inoltre la simaptica Coco – che tra le altre cose adora gli Us Open, la musica e la spiaggia, si descrive come «  tenace » e avrebbe giocato a basket se non si fosse dedicata al tennis- dovrà anche abituarsi all'idea di uscire dall'amato continente nordamericano per dedicarsi con costanza ai tornei europei, che le farebbero ottenere un ulteriore salto di qualità necessario per raggiungere la top mondiale: dato che lei stessa dichiara che la cosa più difficile del Tour è « stare lontano da casa per molto tempo », il compito non sarà semplicissimo.

Certo è, però, che in quest'epoca di vacche magre in campo maschile, trovare un'erede delle sorelle Williams sarebbe un'enorme manna dal cielo per il movimento tennistico americano. Che possa essere Coco Vandeweghe quest'erede? Ai posteri l'ardua sentenza.

Christian Turba

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker