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26/08/2010 09:23 CEST - Finale di stagione

Vigilia nel segno degli infortuni

Alla vigilia degli Us Open, tengono banco i forfait illustri del defending champion Del Potro e della numero 1 mondiale Serena Williams. La stagione 2010 sembra segnata dagli infortuni: quanto influiranno questi infortuni sul fine stagione indoor? Christian Turba

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Mai come quest’anno, l’avvicinamento agli Us Open è marcato dagli infortuni. L’edizione 2010 di Flushing Meadows, infatti, sarà priva del campione in carica del torneo maschile e di una delle protagoniste di quello femminile: se la defezione di Juan Martin Del Potro era preventivabile da lungo tempo, essendo il campione di Tandil fuori dai giochi dagli Australian Open (per i postumi dell’infortunio al polso rimediato nel torneo esibizione di Kooyong), quella di Serena Williams è invece giunta a sorprese nelle ultime settimane, quando la numero 1 mondiale ha annunciato di non aver ancora recuperato dal bizzarro infortunio al piede destro rimediato camminando su dei vetri rotti in un ristorante. Nella storia recente maschile, Pete Sampras non difese il titolo nel 2003, ma in quanto ritiratosi dall'attività agonistica, mentre nel 1999 Patrick Rafter si ritirò sì, ma al 5° set del match di primo turno contro Cedric Pioline: altrimenti, per trovare un campione in carica che non abbia partecipato all'edizione successiva degli Us Open, dobbiamo tornare indietro fino al 1971 e a Ken Rosewall..

E non è tutto. In campo maschile, anche il numero 11 mondiale Jo WIlfried Tsonga ha dato forfait a causa del male al ginocchio destro che lo tormenta dal torneo di Wimbledon, e persino l’Ercolino americano John Isner, dopo essersi ritirato nel match di 2°turno del torneo di Cincinnati che lo opponeva a Nalbaldian, è in forte dubbio per lo Slam di casa, come ha confessato per sms al suo nuovo amico Nicolas Mahut. Non parliamo, poi, di Tommy Haas, eterno infortunato e ancora in procinto di recuperare dopo l’intervento chirurgico all’anca destra effettuato nel mese di marzo. Anche tra le donzelle, però, le assenze illustri non mancheranno, a cominciare da quella di Justine Henin, la cui stagione è ufficialmente terminata per via dell’infortunio al gomito che la belga si è procurata nel corso del derby londinese contro Kim Clijsters: non dovrebbero esserci problemi, invece, per Ana Ivanovic, ritiratasi dalla semifinale di Cincinnati a causa di un infortunio al legamento destro, ma certo resta da verificare quale sarà la condizione dell'ex numero 1 mondiale. Dubbi anche sulle condizioni della campionessa uscente Clijsters, infortunatasi a Montreal.

Quel che è peggio, le assenze citate sono solo le ultime all’interno di una stagione tennistica che finora si è vista privata di molti dei suoi protagonisti. Tanto per citare qualche nome maschile importante, Fernando Gonzalez, già “ protagonista” di un inizio di stagione travagliato, non ha più preso in mano la racchetta dal 2°turno del Roland Garros con Dolgopolov sino a ieri pomeriggio; l’avversario che lo ha battuto nel 2°turno del torneo di New Haven, il ceco Radek Stepanek, ha invece saltato tutta la parte centrale della stagione (coincidente coi due Slam europei) ed è rientrato solo a Washington, con risultati non proprio lusinghieri; scendendo ancora nel ranking ATP, troviamo tra gli altri un Juan Monaco restato ai box dal Roland Garros fino a Cincinnati, un David Nalbaldian che come tutti sappiamo ha vissuto un anno di calvario tra ripetuti infortuni e rientri non riusciti e infine un Gilles Simon che, dopo essersi ritirato dagli Australian Open, si è trascinato sui campi da gioco per qualche mese prima di dover arrendersi una seconda volta e perdere anche lo Slam di casa propria. In campo femminile, come non menzionare Dinara Safina, che dopo esser rientrata dall’infortunio subito negli ottavi degli Australian Open, ha vinto una sola partita ufficiale tra il torneo di Stoccarda di fine aprile e quello di San Diego, precipitando fino alla 70esima posizione del ranking WTA? Oppure Elena Dementieva, costretta a rinunciare a Wimbledon per i postumi dell'infortunio patito nella semifinale del Roland Garros contro la nostra Schiavone?

Insomma, purtroppo, il tennis attuale si conferma costellato da mille infortuni. Le spiegazioni da portare possono essere le solite: l'evoluzione dei materiali che porta i tennisti a giocare un tennis più potente e “muscolare” ( il caso di Del Potro ne é un chiaro esempio), il logorio portato dal calendario che impone loro un certo numero di tornei da disputare, l'abbondanza di superfici dure che rischia di nuocere agli arti inferiori, etc... Niente é certo: quel che é certo è che, però, questa situazione si protrae da molto tempo, senza che nessuna vera soluzione al problema si prospetti. Emblematica la frase pronunciata da Jon Wertheim su Sportsillustrated.com: “Se fossi a capo di una società nella quale i miei dipendenti si infortunassero così tanto sul lavoro, sarei molto arrabbiato e proattivo nella ricerca di risposte e spiegazioni”.

Questa situazione, inoltre, ha una seconda, e importante, conseguenza: il classico finale di stagione indoor, infatti, si presenta come tutto fuorchè scontato. Al momento, nessuno può prevedere chi saranno i protagonisti dell’autunno 2010, e il precedente dell’anno scorso, quando al torneo maschile di Shanghai non si presentarono Federer e Murray, mentre i convalescenti Del Potro e Roddick si ritirarono già al loro match di esordio, scoraggia ulteriormente qualsiasi previsione. Tuttavia, si può comunque postulare qualche ipotesi.
In campo maschile, al momento Federer e Nadal paiono impronosticabili, il primo perché da molte stagioni si concede delle (meritate) pause in questo periodo dell’anno, il secondo perché non è mai stato uno specialista della superficie e sembra ampiamente meno in forma rispetto alla stagione europea. Anche di Djokovic e Murray è difficile parlare: i due dovrebbero visibilmente puntare sugli Us Open e, sia in caso di riuscita che di fallimento, potrebbero mettere da parte i tornei successivi. C’è da dire, però, che il serbo deve difendere molti punti da qui sino a fine stagione (a partire dalla vittoria di Parigi Bercy), quindi non è escluso che possa essere protagonista. I pericoli, comunque, potrebbero arrivare dal basso, precisamente da due giocatori che sembrano acciaccati o in calo di forma come Robin Soderling e Tomas Berdych. Lo svedese di Tibro, noto specialista delle superfici indoor (4 dei suoi 5 titoli Atp sono stati ottenuti al coperto), deve ancora conquistare il primo Masters 1000 in carriera, che legittimerebbe il suo statuto di numero 5 mondiale, e molti appassionati stanno già pensando che la preparazione tardiva (forfait a Washington e Master 1000 americani in sordina) nasconda il desiderio di sorprendere tutti in quel di Shanghai o Bercy: Quanto al finalista di Wimbledon, tutti ricorderemo lo straordinario exploit del 2005, quando nel torneo di Parigi Bercy il ceco sorprese tutti e si issò fino alla vittoria: a 5 anni di distanza, nel momento migliore della carriera, chissà che Tomas non possa concedere il bis..

Fatte salve le riserve su giocatori come Roddick, che non si è mai interessato troppo a questa parte di stagione, le sorprese potrebbero giungere proprio da quei tennisti che sono rientrati da poco o rientreranno presto da infortuni e, che, nella maggior parte dei casi, devono difendere una grossa quantità di punti da qui fino a novembre. Immediatamente, il pensiero si porta su David Nalbaldian. La “ Nalba”, apparso finora in ottima forma sul cemento americano, fu autore, nel 2007 di uno dei più grandi finali di stagione della storia recente del tennis, quando si aggiudico entrambi i Masters Series di Madrid e Bercy sconfiggendo, nel primo caso, tutti i primi tre giocatori del mondo in 3 giorni: con ancora pochi match nelle gambe, e con la spinta propulsiva della semifinale di Davis da giocare -proprio su superficie indoor- contro una Francia priva del suo numero 1 Jo Wilfried Tsonga, è facile pronosticare al tennista argentino un rush finale quantomeno avvicinabile a quello del 2007. Opzione ovvia è poi quella del summenzionato “ Palito” Del Potro, che al termine degli Us Open perderà 2000 punti scivolando tra la 30° e 40°posizione del ranking: a partire da Bangkok, torneo del suo rientro, sino a Bercy l'ex numero 4 del mondo potrebbe collezionare buoni risultati per prepararsi al meglio per il 2011, dato che, per accedere al Master, dovrebbe presumibilmente giocare senza sosta da Bangkok in avanti vincendo tutti i tornei cui partecipa. Restano però le incognite delle condizioni fisiche e del rapido riadattamento alle superfici indoor, che certo non sono il suo pane quotidiano ( finale del Master 2009 a parte).

Altro tennista che potrebbe riservare sorprese è Nikolay Davydenko, che dopo i primi disastrosi tornei su terra di luglio sta pian piano ritrovando la forma d'inizio stagione: più che altro, il russo “deve” far bene nel post Us Open, dato che ha in scadenza i 1000 punti della vittoria di Shanghai, i 250 di quella di Kuala Lumpur e, soprattutto, i 1300 ottenuti col trionfo al Master di Londra, Master che appare per lui più che mai lontano, dall'alto dei suoi 1015 punti stagionali. Ma Kolya, come si sa, nella settimana giusta, e su terreni indoor, può diventare quasi imbattibile per chiunque. Non dimentichiamo, poi, tra i potenziali outsider, nomi come quelli del finalista di Bercy Monfils, di Gonzalez (sempre pericoloso sul veloce se in giornata sì), Stepanek (semifinalista a Bercy nel 2009) e Simon ( che deve difendere 2/3 dei suoi punti nella sola stagione indoor): questi giocatori, soprattutto il cileno, devono però stare attenti a non perdere troppe posizioni in classifica dopo lo Slam newyorkese, in modo da esser sicuri di avere il pass per il tabellone principale dei due Masters 1000. Infine, un vero e proprio rebus saranno le prestazioni di giocatori che ora più che mai appaiono in crisi, come Verdasco, Cilic, Youzhny o Ljubicic: se quest'ultimo potrebbe teoricamente tornare ai livelli che nel 2005 gli consentirono di mettere in fila due finali a Madrid e Bercy, e Misha é sempre una gatta da pelare sul veloce indoor (soprattutto quello di madre Russia), l'iberico appare ancora spompatissimo dalla sua folle programmazione pre Roland Garros, mentre il giovane croato sembra ormai in crisi d'identità da qualche mese e non ha un gioco particolarmente adatto a questo tipo di superficie.

Ancora più difficile diviene pronosticare le protagoniste del finale di stagione femminile. Con la Henin fuori gioco e le due Williams presumibilemente disinteressate ai tornei indoor ( a meno che Venus non voglia riscattare la sua stagione parzialmente deludente aggiungendo qualche altro titolo alla sua immensa bacheca), si possono cercare outsider altrove. Maria Sharapova, ad esempio, vorrà confermare a tutti i costi la vittoria ottenuta l'anno scorso in quel di Tokyo e ricandidarsi al gotha mondiale dopo tutte le peripezie trascorse; ugualmente, Jelena Jankovic (sempre positiva su terreni indoor) cercherà riscatto dopo le solite delusioni rimediate nei tornei degli Slam (soprattutto a Parigi); ancora Francesca Schiavone, vincitrice a Mosca nello scorso ottobre, vorrà – o almeno si spera lo voglia – tappare l'emorragia di risultati apertasi dopo il trionfo al Roland Garros, sapendo che su queste superfici, se in forma, può giocarsi le sue chances con tutte ( ricordiamoci il finale di stagione 2005); sempre restando in casa nostra, Flavia Pennetta, dopo la prevedibile discesa nel ranking, potrebbe ricordarsi di quando, due anni fa, sconfisse la numero 1 Jankovic a Zurigo e riavvicinarsi in breve tempo alla top 10. In un circuito che farà tappa prevalentemente in Asia, non si possono escludere poi, a priori, le chances delle tenniste orientali come Na Li e Jie Zheng ( quest'ultima, però, in forte crisi); infine, mai dare per morte le russe, soprattutto una Svetlana Kutnetsova apparsa in netta ripresa dopo la piccola crisi di metà stagione e un' Elena Dementieva fresca di rientro dopo due mesi di stop forzato all'indomani dell'infortunio parigino e sempre pericolosa indoor.

Al di là di questi discorsi puramente ipotetici, comunque, quello che – credo- tutti noi appassionati di tennis ci augureremmo, dopo molti anni negativi, è un finale alla maniera di quelli dei primi anni'90, in cui i top player non siano tenuti al box da infortuni o stanchezza e siano in grado di giocarsi le loro possibilità come nel resto della stagione. Purtroppo, però, il, tennis moderno sembra esser diventato talmente logorante da rendere difficile, se non utopico, un ritorno alle vecchie stagioni indoor di un tempo.

Christian Turba

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25 Luglio 1999

Patrick Rafter inizia la sua prima e unica settimana da numero 1 delle classifiche ATP, superando Andre Agassi. Il suo è stato il numero 1 più breve di tutta la storia del tennis maschile e femminile.

 

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker