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02/09/2010 00:04 CEST - Us Open

Dustin Brown: "Per giocare bene devo sentirmi libero"

1 settembre 2010 - Traduzione di Alessandro Mastroluca

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Hai giocato in condizioni estreme, oggi, per il caldo, non è vero?
Be', sono giamaicano, e qui sono a casa, ci ho vissuto per sette-otto anni, perciò il caldo per me non è in genere in problema. Comunque oggi ha fatto davvero caldo, ho dovuto combattere molto.

Naturalmente è stata una grande vittoria, il pubblico era dalla tua parte.
Sì, mi ha aiutato. E' stato quasi come essere a un match di Davis, perché c'erano tanti giamaicani, anche tanti che conoscono e che vivono a New York per supportarmi. E mi ha aiutato molto quando facevo fatica a trovare la concentrazione e iniziavo ad essere stanco.

Hai servito molto bene oggi.
Sì, mi ha dato una grande mano quando serviva, oggi. E' una delle mie armi migliori, mi ha aiutato molto, soprattutto verso la fine quando cercavo di chiudere i punti più in fretta.

E anche il dropshot?
E' il mio colpo preferito, e sì, anche lui oggi mi ha aiutato.

L'hai usato in particolar modo per il tipo di avversario che stavi affrontando?
Il servizio o il drop?

Il drop.
No, lo uso contro chiunque; capisci, provo e vedo come funziona. Se tutte le volte il mio avversario arriva e tira un vincente smetto. Oggi però funzionava abbastanza bene perciò ho continuato a usarlo.

Hai fatto qualche progresso con le richieste di giocare in Davis per la Gran Bretagna?
No. Da Wimbledon non ho avuto contatti con loro, non ci parlo da allora. Hanno detto che saremmo rimasti in contatto, vedremo.

Hanno suggerito che tu prendessi un passaporto britannico.
Be', certo se devi giocare per una nazione devi prendere il passaporto di quella nazione. C'era la possibilità di prenderlo ma poi ho chiesto alla LTA di dirmi in che modo possiamo esserci reciprocamente d'aiuto. Capisci, io mi sento molto giamaicano. Ma negli ultimi due anni ho avuto un sacco di problemi con la Federazione. Ho sentito però che adesso è stato eletto un nuovo presidente federale, ora sto aspettando di vedere che cosa succederà, se verranno da me per capire dove possiamo andare.

Ti stanno dando qualche aiuto finanziario dopo Wimbledon?
La Federazione giamaicana? No, non è successo niente, non è cambiato niente. Ho sentito due settimane fa dai miei amici e dalla mia famiglia in Giamaica che hanno eletto il nuovo presidente federale. Ora sto aspettando di sentirli, di capire se possiamo mettere alle spalle gli ultimi due anni, che sono stati molto negativi. Perché il mio scopo principale, l'ho sempre detto, è chiaro: non posso lavorare con persone come il presidente federale o il coach nazionale perché semplicemente non stanno facendo il loro lavoro. Ora qualcosa è cambiato, aspetto di sentire cosa avranno da dirmi.

Qual è stato il pubblico più numeroso di fronte al quale hai giocato e come l'affronterai se dovessi giocare contro Murray?
Se giocherò contro Murray credo che sarà su un campo principale, e probabilmente quello sarà il pubblico più numeroso davanti al quale abbia mai giocato. Finora ho avuto un gran pubblico sul centrale di Newport contro Querrey. Non so quanta gente c'era, era tutto pieno.

Se non cambia la situazione e dovessi ottenere aiuti economici, pensi di giocare ancora per la Giamaica?
Senza dubbio, io sono giamaicano, mio padre è giamaicano. Se avessi la possibilità di farlo, mi piacerebbe restare in Giamaica. Ma se capisco che le cose non potranno cambiare, dovrò pensare alla mia carriera. Se la cosa dovesse funzionare, con la Germania o la Gran Bretagna, sarà comunque per un beneficio reciproco. La Federazione non mi aiuta perché mi chiamo Dustin Brown e sono simpatico. Lo fa perché io in un certo modo li aiuterò e viceversa.

Hai sempre giocato con quello stile esplosivo che hai messo in mostra oggi in campo? Hai sempre avuto questo modo espressivo di giocare?
Sì, e il pubblico mi ha dato una grande mano a continuare a spingere, soprattutto quando mi sentivo un po' giù.

Sembra che tu non possa giocare un punto noioso. Ogni punto ha qualcosa...
Grazie. Non è che lo faccio perché la gente sia contenta. E' il mio modo di giocare, poi se la gente è contenta nel vedermi tanto meglio.

Credi che il pubblico sarà ancora dalla tua contro Murray?
So che i giamaicani torneranno. Loro saranno dalla mia. Gli altri non lo so (ride).

Saranno in molti, i giamaicani?
Sì, e se giochiamo su uno dei campi principali saranno ancora di più.

Cosa pensi di ottenere nella tua carriera?
L'anno scorso è stato molto buono, sono passato da 400 e qualcosa a top-100, e questo con poco allenamento e scarso appoggio dalla federazione. In ogni caso credo che molto possa ancora arrivare, se avrò aiuto e un coach che gira con me. Vedremo cosa succederà.

Come ti stai finanziando adesso?
Da solo.

Con i premi?
Sì, con le vittorie e giocando in Bundesliga.

Si parla di un camper.
E' a casa, è ancora la mia macchina. Quando torno ci vado al supermercato, al cinema...ma non sono stato a casa più di tanto. E non sto pensando di venderlo, ci sono troppo legato, ho troppi ricordi. Lo terrò sicuramente.

Dov'è casa tua?
Casa adesso è a Winsen Aller in Germania, vicino Hannover.

Ti costa molto venire in questi grandi tornei?
Venire a giocare qui ti garantisce un premio, diciamo, di almeno 18 mila dollari, non vedo come possa tornare a casa senza un plus. Invece se giochi un Challenger, e magari devi andare in Australia o a Johannesburg, e poi hai anche un coach, c'è il rischio di spendere più di quello che guadagni.

Hai un coach al momento?
Al momento no. Qui ho portato un mio vecchio amico, che è stato coach in Svizzera, Daniel Puttkammer: ci conosciamo da dieci anni, è probabilmente la persona migliore che avrei potuto portare. Abbiamo lavorato molto, e i risultati si stanno vedendo, soprattutto alla risposta.

C'è una ragione per cui giri senza coach?
Niente soldi. Semplice.

Invidi i giocatori come Murray quando vedi le cifre che i big players riescono a guadagnare?
Dipende. Ci sono molte persone che hanno tanti soldi, ma io sono una persona libera. Molto libera. Posso fare quello che voglio. Se la prossima settimana non mi andasse di giocare, tornerei a casa.
Essere nella sua posizione, avere tanti soldi come lui, ti porta anche ad essere legato ad un certo numero di contratti, a dover rispettare una serie di regole. Ecco perché probabilmente io adesso non ho contratti, a parte con Topspin Challenge e Air Berlin perché gioco la Bundesliga. Sono stato libero gran parte della mia vita, e sto controllando il contratto che sto segnando per essere sicuro di non mettere una parte eccessiva della mia libertà nelle mano di altri che decidono per me dove devo giocare, dove devo allenarmi. Perché in queste condizioni non riesco a giocare bene.
 

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