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05/09/2010 22:19 CEST - Us Open

Non salite su quel bus

Le superstizioni di Nadal, telecamere che piovono in testa e poi, chiariamoci un attimo: siamo allo US Open, alle Hawaii o a Broadway? Un'altra passeggiata dentro la stampa americana inviata all'ultimo Slam dell'anno Gianluca Comuniello

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Opening night - Photo by Anita Ruthling Klaussen
Opening night - Photo by Anita Ruthling Klaussen

Toglietemelo da davanti agli occhi. La notizia è gustosa e ne cercheremo ulteriori conferme. Intanto abbiamo trovato l'oggetto del crimine, di cui potete vedere la foto. La fonte è il New York Post, per il momento, e ne avevamo già dato conto in una flash. Rafa Nadal è superstizioso. O forse non ne può più di vedere la faccia di Federer. O forse è invidioso. Fatto sta che dopo aver vinto il suo match di primo turno martedì notte, avvicinandosi alla transportation per tornare in albergo si è bloccato, non è salito sopra e ha chiesto di cambiare van. Motivo? Su quello su cui stava per salire c'era raffigurato Federer, braccia al cielo, in trionfo. Ne ha chiesto uno “Federer-free”. Ha la sensazione di non giocare in casa, Rafa.

Non vorrei che finisse in testa a qualcuno. Quelli fra voi che seguono il calcio italiano su Sky Tv avranno già familiarità con la novità tecnologica della cosiddetta “flying camera”. E' una videocamera appesa ad alcuni fili, libera di muoversi in giro per il campo e di dare una visione più in movimento rispetto a quella offerta da una telecamera in postazione fissa. La novità ha fatto il suo debutto anche sull'Arthur Ashe Stadium quest'anno. Due problemi nel suo utilizzo: primo, c'è sempre il rischio che qualche giocatore la colpisca, perdendo il punto. Secondo, in condizioni di vento estremo, come durante il match fra Blake e Djokovic, la telecamera deve essere riposta. Il rischio che finisca in testa ad uno spettatore che fa lo scemo nel tentativo di essere inquadrato sarebbe troppo alto. Ma anche divinamente giusto.

Altro che Broadway. “Sold out”: questa l'espressione magica che tutti gli impresari del mondo dello spettacolo sognano. Ma lo spettacolo che in questo week end vende di più a New York non si svolge nei teatri di Broadway ma al Queens, agli Us Open. Non c'è un biglietto invenduto per la domenica di mezzo. Neanche un ground. C'è il Labor Day e gli statunitensi sembrano aver deciso di planare tutti su New York per vedere il tennis. Vuoi un biglietto per il tennis per la domenica di mezzo “Fuggedabooutit” ti rispondono. Che più o meno puoi tradurre: “t'a scurdari”.

Gasquet giocava alle Hawaii. Il campo 11 è vicino alla Food Plaza, dice il New York Observer, e già questo rende le condizioni abbastanza difficili per la concentrazione dei giocatori. Ma durante il match Gasquet-Anderson, le difficoltà erano aumentate da uno strano senso di spaesamento. Sembrava di stare alle Hawaii, con musica “ukulelika” che si spandeva nell'aere. Motivo? Alla South Plaza, fuori dall'Arthur Ashe, era stata invitata a suonare una band di musica hawaiiana. E il volume era un po' troppo alto. Quindi immaginatevi: “Thirty- Fifteen”.... plion, plion... “Forty-Fifteen”.... plion plion... game.... plion plion.... non c'erano però collane di fiori ad accogliere i giocatori alla fine del match.

Gianluca Comuniello

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker