17/09/2010 21:13 CEST - Davis Cup

Soderling ha in mano la sfida

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Nessuna emozione e nessuna sorpresa nello spareggio che l’Italia deve provare a vincere se vuole tornare, dopo dieci anni di purgatorio, nel tabellone principale della Coppa Davis. La formula ridotta di questa gara, che è rimasta la stessa da quando è stata inventata 110 anni fa, può purtroppo determinare situazioni come questa quando una squadra è squilibrata come quella svedese che accanto ad un ottimo giocatore come Robin Soderling non è in grado di schierare un elemento di accettabile livello.
E’ incredibile come un paese che ha saputo produrre campioni come Bjorn Borg, Mats Wilander, Stefan Edberg ma anche buoni giocatori come Sven Davidson, Lennart Bergelin, Joachim e Thomas Johansson, Anders Jarryd e Joakim Nystrom, non sia in grado di mandare in campo un giocatore con una classifica compresa tra i primi 300 del mondo. Noi ci lamentiamo spesso della nostra situazione me evidentemente ci sono paesi messi peggio di noi.

Potito Starace non ha avuto alcuna difficoltà a liquidare Andreas Vinciguerra che è stato un giocatore competitivo dieci anni fa, è stato numero 33 in classifica nel 2001 quando aveva vent’anni, poi si è rassegnato ad una carriera secondaria nei piccoli tornei. Per Potito è stata una seduta di allenamento che lo potrà aiutare ad abituarsi alla superficie molto veloce. Si poteva sperare che Fabio Fognini fosse in grado di difendersi meglio contro Soderling invece non c’è stata partita. Fin dalla prime battute Soderling ha preso in mano il pallino, ha servito percentuali e velocità notevoli, ma ha anche chiuso alcuni scambi da fondo campo con accelerazioni formidabili.

Inutile aggiungere che anche in questa circostanza Fognini non è stato un modello di comportamento, sia durante la partita che nelle dichiarazioni successive. Com’era stato facile pronosticare a questo punto diventa decisivo il doppio. Sono curioso di vedere se Enqvist, il capitano svedese, deciderà di schierare Soderlling anche in doppio o preferirà invece affidarsi agli specialisti Aspelin e Lindstedt. Onestamente la situazione non sarebbe cambiata molto anche se ci fosse stata la disponibilità di Seppi ma non riesco proprio a capire la decisione del nostro giocatore. E’ la conferma che non abbiamo solo il problema di non riuscire a creare buoni giocatori ma che c’è una situazione poco chiara nei rapporti tra tecnici, giocatori e dirigenti del nostro tennis.
 

Rino Tommasi