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20/09/2010 13:11 CEST - Rassegna Stampa del 20 Settembre 2010

Super Soderling l'italia resta in B (Viggiani), Questa Italia è di serie B (Azzolini), L'Italia resta in serie B (Perrone). Magie e incubi della Davis (Marino)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Super Soderling l'italia resta in B

Mario Viggiani, il corriere dello sport del 20.09.10

Non sono servite, le macumbe azzurre di ieri mattina a colazione («Una storta, un dolore al polso: non si sa mai..): non se ne abbiano a male, gli svedesi). Forse perchè erano macumbe scherzose, fatto sta che Robin Soderling è sceso regolarmente in campo e altrettanto regolarmente ha liquidato Simone Bolelli in 1h38' con un 6-3 periodico che non dà spazio ai rimpianti, se non quelli del doppio buttato via sabato. E così, 3-2 per i padroni di casa dopo l'ultimo punto raccolto da Fabio Fognini: per la quinta volta l'Italia di Coppa Davis viene respinta con perdite nello spareggio per la Serie A. Sarebbe stato cosa buona e giusta che il Gruppo Mondiale fosse stato riconquistato al decimo anno da capitano per Corrado Barazzutti, ma così non è stato, per aver pizzicato il numero 5 del mondo a casa sua su una superficie contraria alle caratteristiche dei nostri azzurri migliori e un doppio di specialisti che erano stati messi sotto ma clamorosamente rimessi in corsa da Bolelli-Starace fino a lasciargli il punto che ha deciso questo play off. Si riparte da qui, allora, con un uomo Davis d'altri tempi come Starace, un genietto come Fognini e un qualitativo come Bolelli, con Starace-Bolelli a formare anche un doppio che sarebbe tanto più valido se riuscissero a giocare più spesso insieme. Non c'è Andreas Seppi, che resta il nostro n. 2 per la classifica ma che è molto meno per il suo debole e faticoso rapporto con la maglia azzurra. La Davis è la Davis, non c'è spazio per chi entra ed esce dalla squadra per quelli che sono gli impegni sul circuito o gli umori del momento. Questi sono capricci o concessioni da top player, tutto il resto è noia. BOLELLI - Venerdì Soderling aveva lasciato solo sei game a Fognini. Ieri Bolelli, che come preannunciato ha preso il posto di Starace, ha fatto una figura decisamente migliore nonostante lo svedese si sia espresso sui livelli altissimi del primo singolare: 26 ace, 87% dei punti con la prima di servizio, 46 vincenti, prime palle-break concesse a Simone solo nel nono turno di servizio sul 4-3 per lui nel secondo set. Ecco, in questo game l'unico vero rimpianto del match per l'azzurro, con un paio di interventi arbitrali sbagliati della portoghese Mariana Alves. Per il resto qualche colpo di rimbalzo sbagliato di troppo, da parte di Bolelli, e una buona prestazione. «Sono soddisfatto di come me la sono giocata, restando gli tutto sommato attaccato nel punteggio - il commento dell'emiliano - nonostante la difficoltà di opporsi al suo servizio». Ora Bolelli è atteso dagli ultimi tornei dell'annata, ai quali guardo con ottimismo. «Mi sento in fiducia, conto di far bene e chiudere l'anno entro i primi cento (al momento è 116, dopo essere stato 36 nel febbraio 2009 - ndr), in modo da garantirmi l'accesso diretto agli Australian Open. Continuo intanto con soddisfazione il lavoro tecnico con Riccardo Piatti, e di tanto in tanto dalla primavera scorsa faccio anche training mentale con le indicazioni dei ragazzi di Formula Medicina di Viareggio, per migliorare la concentrazione in campo». Per Simone, anche gli elogi di Soderking : «Ha disputato una valida partita, servendo bene. Solo che io sono davvero in ottima forma». FOGNINI - In chiusura Fognini ha negato all'italo-svedese Andreas Vinciguerra la soddisfazione di chiudere in bellezza la sua storia in Davis («E continuerà nei tornei solo se riuscirà a star bene fisicamente, altrimenti anche con quelli è inutile andare avanti»). Contava solo per il palmarés e i numeri di Coppa, in ogni caso Fogna ha dato il suo e anche questo è molto piaciuto a Barazzutti.

Questa Italia è di serie B

Daniele Azzolini, tuttosport del 20.09.10

Robin non fa giocare. E Bolelli non è Batman. Se vi pare, la terza giornata della Davis azzurra è tutta qua. Tre a uno per la Svezia e undicesimo anno in serie B per noi. Cifra malinconica. La sensazione, oggi, è che nel Limbo della Davis che fu, potremmo restarci altri dieci anni. E sapete perché? Semplice. Perché siamo davvero da serie B. I giocatori e tutto il resto. Eppure, nemmeno 48 ore fa, la domanda suonava del tutto diversa. Eravamo 5-4 nel 3 set del doppio, due a zero avanti nel conto dei set, 0-30 sul servizio degli svedesi. Due punti per cancellare 10 anni di tribolazioni, che ci hanno visti ricacciati indietro da Spagna, Svizzera e Croazia ogni qual volta si sia tentato di riagganciare il gruppo dei più forti, ma anche far visita alla Serie C. Due punti dissoltisi nel breve volgere di pochi secondi. Che altro può capitarci di più? E’ proprio vero: ma il peccato lo abbiamo commesso noi il giorno prima. Ed è stato un peccato mortale. CAMBIO Barazzutti ha cambiate Starace con Bolelli. Nella logica ci sta. Starace indomito ed eroico finché si vuole, ma stanco. Ha giocato e vinto in prima giornata, sabato ha fatto doppio turno e straordinari, battagliando anche per conto di Bolelli, l'incerto di Budrio. Eppure, perso per perso, tentare non costava nulla, e bene ha fatte Barazzutti a provare. E poi si sa, Bole ha comunque colpi da veloce, anche se da due anni non è più lui, e non si vede quando potrà tornare a esserlo. Un ragazzo finito fuori strada per i troppi strattoni ricevuti, per le troppe polemiche inutili che si sono montane in suo nome. Era il numero 36 del mondo, batteva Baghdatis e Del Potro al Roland Garros, poi Gonzalez a Wimbledon in tre tie break. Oggi gioca nei Challenger, il più delle volte da comparsa, ed è un altro peccato mortale commesso dal nostro tennis. Finiremo mai di farci del male? TOP PLAYER Robin Soderling ha giocato da n.5 del mondo. Dunque Starace non l'avrebbe battuto, nemmeno se avesse giocato molto al di sopra dei suoi standard. Bolelli ci ha provato e ne è uscito sommerso da una gragnola di ace, 23, con l'aggiunta di 46 colpi vincenti fronte di 19 errori forzati. a replicato con 9 ace, 19 vincente 25 errori. Non c'è stata partita né poteva esserci. Bolelli ne conviene: Al servizio non sono stato neanche male, ma lui ha una marcia in pi ». La Davis, si sente dire, è ingiusta perché non consente a due opposte nazioni di confrontarsi con tutta la reale forza del proprio tennis. Vero, ma non si vede perché dovrebbe farlo. La Davis è così, da sempre. Come la Fed Cup, che invece ci sta benissimo. Le coppe favoriscono le squadre che hanno i campioni, la nostra non ne ha. Ma consente alle formazioni di maggiore omogeneità di cercare i punti negli altri singolari, in modo da rendere il doppio decisivo. E noi il doppio lo abbiamo perso, anzi, buttato. Per, i confronti globali vi sono altre occasioni. A esempio, gli Slam. Forse è utile ricordare, a questo punto, che agli ultimi Us Open tutti i nostri azzurri sono usciti al primo turno. Come dire, anche a voler schierare tutta le nostre coorti tennistiche, sempre da serie B restiamo. Per non parlare del movimento giovanile. Da dieci anni non produciamo un giocatore che è uno. La speranza, l'unica, si chiama Pierluigi Quinzi, e ha 14 anni. L’altro ieri ha vinto il primo ITF Under 18 cui abbia pertecipato, l’Honduras Bowl. E’ cresciuto in America, alla Bollettieri Academy. Forse fra 6 anni avremo un tennista. KAZAKO iTALIANO Mercoledì ci diranno quali nazioni affronteremo nella Davis 2011. Potremmo trovare in casa Israele e Olanda; in trasferta Sud Africa, Finlandia, Slovacchia, Portogallo e forse Polonia e Belgio, -ancora in campo. Per Ucraina Slovenia sarà il sorteggio a definire la sede. Fra le possibili avversarie c'è la Svizzera (eventualmente in trasferta), battuta 5-0 dal Kazakhistan dei transfughi russi. Non c'era Federer, ma Wawrinka si è fatto sorprendere da Kukushkin, mentre Golubev ha dato lezione a Chiudinelli. Andrey Golubev, russo, vive a Bra da quando aveva 15 anni, parla italiano, è allenato da un italiano (Puci), tifa Juventus. E il n.39 del mondo. Oggi, l'italiano più forte è lui, un russokazako.

L'Italia resta in serie B

Roberto Perrone, il corriere della sera del 20.09.10

Ognuno ha fatto il suo fioretto, ognuno ha promesso di cedere qualche brano di dignità mettendosi parrucche, cambiando mestiere (da direttore di torneo a raccattapalle), se quello che sembrava impossibile fosse diventato possibile in questa domenica scandinava di sole e azzurrità. Ma non era questo il punto da fare. Svezia-Italia s'è decisa nel doppio. Malgrado le battute e la spensieratezza a colazione, nel civettuolo Edward Hotel, la rassegnazione era evidente e non esagerata. L'uomo col pizzetto, il numero 5 del mondo, il doppio finalista (2009, 2010) del Roland Garros, Robin Sèderling, molto simpatico in privato (dove passa il tempo a giocare a ping pong) ma spietato e spigoloso sul campo, specialmente su questa superficie che esalta il servizio (26 aces), la sua arma migliore, non dà quartiere (triplo 6-3) a Simone Bolelli, scelto dal capitano Corrado Barazzutti, oltre che per gli acciacchi di Potito Starace, anche per inseguire una rimonta pi basata sull'orgoglio, sulla rivincita, insomma sui sentimenti, che su concrete possibilità. Troppo pesante Robin Soderling per il tennista di Budrio. Non era questo il punto da fare, era quello del doppio, e sarebbe stato quello di Fognini con Vinciguerra. il Gruppo mondiale (come si chiama la serie A del tennis) l'abbiamo lasciata sabato nell'immensa arena ghiacciata. Corrado Barazzutti, il capitano che si consuma più dei giocatori, ricomincia la scalata nel 2011, magari aspettando una maturazione che, dopo aver toccato come una bacchetta magica le ragazze, coinvolga anche i ragazzi. E l'anno del Roland Garros di Francesca Schiavone e della quarta finale di Federations Cup, la seconda consecutiva con gli Stati Uniti. Una promozione in Davis avrebbe completato il quadro, avrebbe dato il colpo di pennello dell'artista. Peccato. Stiamo pagando, nel terzo millennio, una specie di legge del contrappasso. Siamo rimasti in serie A fino al 2000 non sempre grazie a giocatori migliori di questi. Sicuramente negli anni 80 e 90 del vecchio secolo abbiamo avuto tennisti di classifica e talento superiori, ma spesso le loro imprese in Davis sono state puntellate, in gran parte, da sorteggi fortunati. Colpi di fortuna, oltre a colpi di genio. Da dieci anni il tabellone ci perseguita. Nel 2011 dovremmo partire da teste di serie (con Svizzera, Belgio, Austria o Israele: sorteggio il 22 a Bruxelles) e avere un primo turno leggero. Tra i lati positivi di questa spedizione c'è il gruppo. Per la prima volta da anni si è creato uno spirito di squadra. Ora c'è da allargarla/lo, magari con qualche giovane, tipo Matteo Trevisan (che ha già 21 anni) e che, si spera, non sia l'ennesimo ragazzo con un grande avvenire dietro le spalle. Tutto è già stato archiviato, Barazzutti ha poco da aggiungere: «Contro il Soderling di questi giorni non era possibile giocare. Non posso dire nulla a Simone e lo difendo anche per la sua prestazione in doppio. Sappiamo tutti che lo spareggio ha ruotato attorno a quei due o tre punti, c'è andata male. Che facciamo ora? Ricominciamo a lavorare». All'inseguimento della serie A perduta.

Magie e incubi della Davis. "Io, tennista-pro, spiego tutto"

Giovanni marino, la repubblica.it del 20-09.10

Racconta l'altro tennis. Quello spesso lontano dai lustrini, gli alberghi a cinque stelle, le limousine che ti scarrozzano ovunque, gli aerei privati, le interviste super pagate dai grandi network, le vittorie degli Slam, i record, gli allenatori personali, gli addetti stampa dedicati, i prize money da far girare la testa. Ma non solo. Martin Vassallo Arguello da Temperley, Argentina, chiare origini italiane, padre funzionario del governo, mamma psicologa, best ranking 47 al mondo due stagioni orsono, vive la sua professione con un approccio profondo e diverso dalla moltitudine di suoi colleghi tutti corri, tira e intasca finché talento e fisico reggono. No, Martin scruta, si informa, cerca di capire le realtà socio-politiche-economiche del mondo dove svolge la professione da tennis player. E poi le racconta, con il suo occhio indagatore, su un sito che è il massimo dell'anticonformismo sportivo a partire dal nome Segundosaque. com, secondo servizio, insomma, quando l'ace di prima lo hai già mancato. Scrive e filma, poi manda in rete. Di grande interesse, ad esempio, il suo reportage sulla triste realtà della Romania colpita al cuore dalla crisi economica, descritta durante il torneo minore di Arad. Non sarebbe stato male sulle prime pagine dei migliori quotidiani politici. Martin alterna vari temi, sempre trovando spunto dalla racchetta. Sa essere anche leggero e divertente. E "reporter" sportivo finissimo. Prendiamo la Coppa Davis. A fronte delle frequenti banalità che si leggono sull'insalatiera, Vassallo Arguello spiega, con la conoscenza che può avere solo un tennista professionista, perché la manifestazione a squadre è così speciale. E come può cambiare in meglio o in peggio la carriera di un giocatore. "La Copa es diferente", esordisce il tennista-cronista, citando una serie di dichiarazioni di suoi illustri connazionali: David Nalbandian ("giocarla è un'altra cosa"); Juan Martin Del Potro ("è qualcosa di totalmente diverso"); Gaston Gaudio ("è così distante da tutto ciò che viviamo nel corso della stagione"); Mariano Puerta ("è bellissimo giocare per il tuo Paese"); Mariano Zabaleta ("è il meglio che c'è"). Poi passa all'analisi, mai banale.
LA SCOPERTA DELLA SQUADRA - "Ognuno di noi è una piccola impresa privata. Gioca per se stesso, è il capo di se stesso, guadagna più o meno denaro e fama, compete per se stesso e per trarne il massimo personale beneficio. La Coppa è tutt'altro: con la Davis il tennista scopre un mondo "alieno", scopre la squadra. C'è un Capitano che sceglie per lui, tecnici che prendono le principali decisioni, compreso se schierarlo oppure no", scrive Martin. E aggiunge: "E poi ci sono i colleghi connazionali che, in questo caso, nella tua squadra non sono più un problema perché non sono più rivali da battere in un singolare. Sono lì con il tuo stesso obiettivo, vincere sì, ma assieme a te. Un esempio: se Horacio Zeballos vede Nalbandian allenarsi senza sosta sa che David lo sta facendo per il bene di tutto il team. E questo, lontano dal preoccuparlo, lo motiva. Ciò che prima faceva nell'Atp tour perché fosse utile solo a lui ora è di aiuto a tutti i suoi compagni di squadra".
IL PESO DI UN PAESE - Arguello tocca il tema delle responsabilità. "Rappresentare la propria nazione è qualcosa che non è mai stato insegnato a nessun tennista, che il tennista non ha dentro prima di conoscere la Davis, che non lo ha sfiorato nei tanti tornei individuali disputati. Ma poi arriva l'insalatiera e ti trovi con una bandiera e un Paese che improvvisamente ti segue e ti sprona. Alcuni trasformano la pressione in maggiore energia, concentrazione e tennis. Altri, invece, sono sopraffatti dalla tensione, l'esasperazione e il nervosismo. Personalmente lo ritengo inevitabile e ognuno di noi non sa bene come reagirà finché non è messo davanti a tutto questo. Credo però che dal punto di vista psicologico si possa riuscire a lavorare per far sì che prevalgano maggiore energia e miglior rendimento".
CROLLI E RINASCITE - L'argentino affronta il capitolo delle ripercussioni sul rendimento dei giocatori: "Ci sono casi di eccellenti colleghi che dopo una cattiva Davis sono scesi e di molto anche nella loro carriera di singolaristi; e, viceversa, di tennisti che hanno preso spunto da una buona prestazione per rilanciarsi e affermarsi anche nell'Atp tour". Martin fa nomi e cognomi: "Prendiamo lo spagnolo Fernando Verdasco che dopo avere conquistato il punto decisivo proprio nella finale vinta in Argentina ha poi raggiunto il suo massimo livello nel circuito Atp".
PRUDENZA CON I GIOVANI - Secundosque.com esamina proprio tutta la tematica Davis dal suo interno. "Parliamo dei giovani colleghi. C'è chi non sopporta la Davis e ne resta schiacciato così come esiste chi sa trarne vantaggio per accelerare la sua maturazione di giocatore. In ogni caso ciò che particolarmente mi fa male è quando vedo ragazzi schierati in Davis senza alcuna preparazione psicologica così che finiscono per pagare con la propria carriera il prezzo di una tale prova".
I DANNI DELLA STAMPA NON SPECIALIZZATA - Martin Vassallo Arguello spiega come un eccessivo accanimento mediatico finisca addirittura per schiacciare un giocatore e comprometterne crescita e risultati. Dice: "Nell'Atp tour ti segue un certo numero di giornalisti e sono tutti specialisti della materia, come, in gran parte, gli spettatori; con la Davis, invece, la copertura mediatica è molto, molto più ampia e anche molto meno specialistica il che, inevitabilmente, porta a un giornalismo e pure a un pubblico maggiormente critico e dannoso. E tutto questo al tennista arriva e gli fa male. E' un falso se ci sentite dire "Non mi importa di ciò che dicono o scrivono i giornalisti": Non è così". E cita due esempi: "Marcelo Charpentier era un vero fenomeno, ma i commenti dopo una sua cattiva prestazione lo hanno distrutto, gli hanno tolto fiducia, segnandolo per il resto della sua vita. Federico Browne è stato il mglior junior della sua generazione, batteva tipi come Marcelo Rios e Guga Kuerten (due tennisti fortissimi, che sono stati anche numeri 1 durante la loro felice carriera) fino ai 18 anni. Giocò in Davis troppo giovane ed ebbe brutti risultati: esperienze che lo lasciarono senza energie e allegria per il suo futuro che avrebbe potuto essere da top player".
DARE L'ANIMA - Potremmo continuare a discutere a lungo di tutto ciò, gli argomenti non mancano, conclude il tennista dal blog più particolare del circuito. "Ma di una cosa dovete stare tutti sicuri: chiunque di noi sia stato chiamato almeno una volta nella vita a far parte di un team di Davis ha giocato i suoi match lasciando l'anima sul campo. Non abbiate dubbi". Nessun dubbio Martin, e da ora guarderemo con occhio diverso certi incontri di Davis, capiremo un po' di più cosa si cela dietro exploit e rovinose cadute. E, magari, saremo anche più comprensivi e solidali con i protagonisti del grande libro della Coppa Davis. Winners o losers.


 

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker