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26/09/2010 19:46 CEST - Attese e Leggende

Dimitrov e i predestinati

Pare ne nasca uno ogni dieci anni, se va bene. Sono quelli che scatenano le fantasie e le dipendenze degli appassionati, che fanno gridare al miracolo, che puoi anche aspettare una vita e magari non arriveranno mai davvero. Ma quando lo fanno, diventano icone. A che punto è, a proposito, Grigor Dimitrov?

Rossana Capobianco

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Grigor Dimitrov
Grigor Dimitrov

“E non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato, ci costringe a sognare in un giardino incantato”.

Faber lo cantava nella sua “Un blasfemo”, con la sua voce profonda e gentile, trattando un tema più universale ma affine alle speranze e alle attese degli appassionati in genere. Dei credenti, di chi vive i fatti umani interpretando segni e alimentando miti, cicli, ere. Per addolcir questo vivere, affermo con presunzione.

Il tennis, probabilmente, è uno degli sport che più supporta la mitomania collettiva, aiutato dall'individualismo che la competizione richiede. E' così che nel corso degli anni, e ancor più quando si vantava d'essere uno sport “di nicchia”, ha creato e distrutto leggende e Dei che hanno finito per renderlo dipendenza da devozione, sfogo e mania per chi cerca modelli ed esempi.

E' difficile nel tennis moderno, colmo di esasperante atletismo e di ritmi incomprensibili agli addicted da sofà del week-end, ritrovare lampi e momenti che inducano al riconoscimento di qualcosa, o meglio dire di qualcuno, che scateni fantasie e acceleri frenesie e capricci. Eppure, nel 2010, c'è ancora chi aspetta il nuovo Messia (cit. e © Gianluca Comuniello).

Grigor Dimitrov

Grigor Dimitrov è in cima alla lista. E' uno dei Godot, fin qui, uno che non sai se giungerà definitivamente, ma l'hai visto arrivare e ti ha colpito, non c'è niente da fare. Un sorriso ancora ingenuo, qualche brufolo di troppo, atteggiamenti discutibili sul campo, l'aria incerta e lunatica. Il rovescio a una mano (eh, si, quello per i mitomani è assolutamente indispensabile, il mito è classico per definizione), movenze aggraziate. E ha vinto Wimbledon, a proposito di giardini incantati e di predestinati. Come Edberg, come Federer.

Ma sono passati due anni da quei lampi di Dimitrov, due anni in cui le fantasie e le frenesie hanno lasciato spazio a delusioni e dubbi. Il bulgaro ha anche battuto Berdych e fatto partita pari con Nadal in quel di Rotterdam, ma poi il nulla. Poi gli stenti, i divorzi, la sfiducia, le immancabili difficoltà. Che probabilmente, se Dimitrov un giorno dovesse davvero sfondare, diverranno parte della storia del Mito, come le fatiche di Ercole o gli ostacoli di Mosè lungo il cammino per la Terra Promessa.

Grigor Dimitrov

Qualche mese fa la separazione da Peter Lundgren, dopo i risultati deludenti e le probabili incomprensioni tra i due; affidatosi a Peter McNamara, Grigor pare giovare dell'aria nuova e dei nuovi consigli e metodi di lavoro. In tre mesi ha scalato ben 215 posizioni mondiali, giungendo alla centoquarantaseiesima del ranking. Come? Vincendo tre futures e tre challenger (due di fila a Bangkok), con un record di 42 vittorie e 5 sconfitte in 14 settimane.

“L'anno scorso è stata dura per me perchè avevo giocato due soli buoni match in tutto il 2009, contro Berdych e Nadal; questo deve avermi illuso del fatto che fossi pronto a giocare a quel livello. La verità è che ogni giocatore può disputare qualche buona partita e battere chiunque, ma hai bisogno di trovare costanza e regolarità per vincere. Devi iniziare dal livello più basso e conoscere il tuo gioco gradualmente per poi metterlo in pratica in tutte le superfici; se non hai le basi, le basi per ogni cosa e non impari quando e come metterle in pratica, è solo una perdita di tempo. E' stato uno dei miei errori, insieme alla programmazione dei tornei. Ma ognuno impara le proprie lezioni e adesso abbiamo iniziato bene, ho ottime sensazioni”.

Grigor Dimitrov

“Sono stati anni magnifici quelli con Peter Lundgren, a lui devo tanto e lui è stato il coach di tanti numeri 1; però da parte mia c'erano convinzioni diverse sul progredire e sul giocare alcuni tornei, ho sbagliato a non parlargliene. Ora con McNamara abbiamo iniziato tutto da capo, lui sapeva esattamente quello di cui avevo bisogno, lavorare sulle debolezze e sui punti di forza allo stesso tempo, dentro e fuori dal campo, sento che siamo sulla strada giusta”.

Parole improvvisamente mature, parole di chi cambia pagina e si accorge, attraverso gli sbagli. Tuttavia, parole di un diciannovenne, un giocatore in divenire che deve trovare la propria personalità in un campo da gioco, mettere insieme voglia, conoscenza, grinta, colpi, strategie e fatica. Cose che non è detto si assembleranno a dovere, che solo i veri fenomeni sanno attuare con gli anni attraverso un sottile equilibrio, ed è anche più difficile se poi possiedono un talento tecnicamente complesso e variegato.

Per diversi motivi è stato associato a Roger Federer: il primo colpo a catturare l'attenzione è il rovescio fluido, eseguito con un gesto che riecheggia quello dello svizzero. Veloce, efficace e flessibile può diventare il SUO colpo (a differenza di Federer); il movimento del servizio, con i piedi posti uno di fronte all'altro, ginocchia piegate. Dimitrov però serve più forte. Il movimento del dritto, sebbene ancora di gran lunga meno vario e più discontinuo, ha il classico meccanismo di quello di Mr 16 Slam: una gamba leader, l'altra leggermente sollevata. E perfino il modo in cui taglia la palla, sebbene con minore efficacia, naturalmente.

David Foster Wallace, sull'esplosione dello svizzero, scrisse: “Ci sono tre spiegazioni valide per l’ascesa di Federer. La prima ha a che vedere col mistero e la metafisica, ed è, a mio avviso, la più vicina alla verità. Le altre sono più tecniche e funzionano meglio come giornalismo" .

Cosa dicevamo a proposito di beatificazioni e necessità di Miti e Messia?

Purtroppo David non potrà parlarci di Dimitrov o di chiunque percepisca come entità speciale tra gli umani con racchetta nel prossimo futuro; magari non ce ne sarà bisogno, perchè altri giocatori più solidi, decisi e meno complessi irromperanno sui palcoscenici mondiali a suon di bordate e corsa, di tenacia e coscienza precoce di quello che li circonda. Uno come Marton Fucsovics, ad esempio, attuale numero 2 del mondo tra gli junior che pare proprio uno tosto e fisicamente adatto a sopportare il peso dell'aspettativa e delle botte da fondo.

E' quello che Dimitrov dovrà capire, ora: come conciliare, se possibile, istinto tennistico proprio e necessità del tennis moderno (lui che lascia intravedere del classico); come fare a non snaturare la propria indole vincendo.

Dura, in questa Era del tennis. Ma credere non è peccato, e nemmeno aspettare. Avere delle certezze, quello sì che potrebbe essere imperdonabile.
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Rossana Capobianco

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker