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30/09/2010 14:37 CEST - STATISTICHE

La matematica è un'opinione

Le statistiche sono una parte importante nell'analisi di un match ma alcune di esse possono basarsi su criteri molto soggettivi.Può una statistica descrivere un match? Come direbbe Tommasi: i computer sanno fare benissimo i conti, ma di tennis capiscono ben poco. Riccardo Nuziale

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Dare un’occhiata, a fine di ogni set e match, al tabellone delle statistiche è un’abitudine che nessun appassionato di tennis saprebbe togliersi. Se poi si sta seguendo una partita attraverso il livescore, la statistica diventa fonte di vita. Questa però corre il forte rischio di essere un’arma a doppio taglio: giudicare una partita leggendo le statistiche equivale a farsi un’idea di un film o di un libro tramite la sinossi. Se è vero che la tabella delle statistiche in sé è uno strumento utilissimo per dare un’identità sommaria alla partita e comprendere quest’ultima più approfonditamente (in particolare percentuale di prime, punti vinti sulla seconda e percentuale di palle break convertite sono sempre i primi dati da guardare), affidarsi unicamente a questa significa rendere arida una faccenda molto complessa (e dai risvolti psicologici spesso scostanti) com’è una partita di tennis. Osservare il numero di palle break avute e convertite dai due giocatori, ad esempio, non ci dice nulla su come e quando si sono giocate queste palle break: ben diverso è annullare una palla break con un ace che vederla svanire grazie ad un errore grossolano dell’avversario, così come è ben diverso prendersi un break facendo il punto con i propri mezzi piuttosto che con un doppio fallo dell’avversario (stesso discorso vale per la tempistica: ai fini statistici una palla break annullata sul 6-2 5-0 30-40 è identica ad una annullata sul 2-6 6-3 4-4 40-A, ma naturalmente ben diverso è il peso dei due punti per l’esito delle partite). Gli stessi concetti di vincente ed errore gratuito sono largamente discutibili in quanto spessissimo soggettivi: per vincente s’intende solo l’accelerazione imprendibile o anche la naturale conseguenza di un punto costruito per portare all’errore l’avversario (o ad una facile conclusione)? E si può davvero considerare errore gratuito un colpo che lascia l’avversario fermo ma che esce di un millimetro? Il giudizio sta negli occhi di chi guarda. La partita, a rischio di dire la più grande banalità di sempre, va vista e interpretata, perché il computer non tiene conto di un’infinità di fattori quali importanza e caratteristiche dei giocatori che si affrontano, campi e condizioni di gioco, modalità e tempistiche dei punti giocati (non si può considerare ogni punto uguale all’altro).


Un notevole supporto di quanto appena sostenuto lo si può trovare sul sito ufficiale dell’ATP cliccando su “Rankings – Ricoh ATP Matchfacts”, dove vengono raccolte le classifiche annuali per quanto riguarda efficacia in servizio e riposta. Sono statistiche di squisita arguzia berlusconiana, statistiche effettivamente veritiere ma talmente estrapolate da ogni contesto che più di una volta non possono che far sorridere.
Se ad esempio la classifica degli aces dà risultati attendibili (ai primi posti ci sono tutti i grandi servitori del circuito ed è impressionante come Karlovic sia al settimo posto nonostante abbia giocato circa 30 partite in meno rispetto a chi lo precede), così come quella della percentuale di punti ottenuti con la prima, già quella della percentuale di prime in campo (classifica di cui ci si domanda l’utilità) ha del surreale: i primi quattro del mondo sono Starace, Ferrero, Hanescu e Nieminen. Il culmine del grottesco lo si raggiunge nella lettura della classifica dei punti vinti in risposta contro la prima di servizio: Chela al primo posto, Murray ottavo dietro a Ferrero, Monaco, Cuevas e Ferrer, Davydenko e Nadal rispettivamente decimo e undicesimo. Inoltre Chela, denigrato Agassi del nuovo millennio, è il terzo miglior convertitore di palle break (Roger “slice di rovescio in rete” trentasettesimo) e il secondo giocatore nella classifica dei più vincenti nei turni di risposta (in realtà in entrambi i casi ha la stessa percentuale dei primi, ma con meno partite giocate). Il dato asettico ci dice che Ferrer ha la terza miglior seconda di servizio del mondo e la terza miglior risposta sulla seconda di servizio del mondo, che Llodra è più bravo di Nadal nel convertire palle break, che Verdasco è più bravo di Federer in risposta (ha il 28% di game vinti in risposta, contro il 27 dello svizzero).
In definitiva a prevalere è l’essenziale saggezza di Rino Tommasi: i computer sanno fare benissimo i conti, ma di tennis capiscono ben poco.
 

Riccardo Nuziale

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker