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26/09/2010 13:38 CEST - ATP

Il rientro di Delpo
«Sono felice!»

Dopo mesi di rinvii e indiscrezioni, è finalmente ufficiale la notizia del ritorno di Juan Martin Del Potro a Bangkok. Per il suo fisioterapista l’argentino è un «gatto in gabbia» che freme nell’attesa di sfoderare di nuovo il suo drittone. Sperando che faccia male come prima. Mauro Cappiello


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Juan Martin Del Potro
Juan Martin Del Potro

L’annuncio è arrivato, ancora una volta, da Twitter, il suo canale di comunicazione preferito. Poche parole, ma cariche di entusiasmo e piene di punti esclamativi. «Sono felice di poterlo dire: TORNO A GIOCARE!!!!!!!!!!!!! Sarà al torneo di BANGKOK lunedì prossimo. Grazie mille per tutto!». Juan Martin Del Potro questa volta ci sarà. Il suo fisioterapista Diego Rivas aveva creato l’attesa, quando martedì, in un’intervista al quotidiano argentino Olé, aveva dichiarato: «Ci riuniremo e prenderemo la decisione tra oggi e domani. Sta molto bene, ma non possiamo ancora dire che tornerà a giocare lunedì». Migliaia di fan in giro per il mondo hanno allora puntato gli occhi sul social network, alla pagina ufficiale del campione argentino, aspettando le sue parole. Che questa volta sono arrivate puntuali, per confermare e non per smentire, proprio alla vigilia del suo ventiduesimo compleanno, festeggiato ieri a Tandil, insieme agli amici di una vita. Il tempo di digerire la torta e Juan Martin è saltato sul primo volo Lufthansa con scalo a Francoforte, alla volta della Thailandia.

Sì, è proprio vero, non è l’ennesimo rientro-bufala pronosticato da media e appassionati, impazienti di rivedere Delpo in campo, in questi otto mesi di assenza che hanno proiettato un grosso punto interrogativo su tutto il 2010 del tennis maschile. Come sarebbero cambiati gli equilibri di vertice se solo quel giocatore straordinario che avevamo ammirato tutti a New York l’anno scorso fosse stato in grado di giocare? Invece, dall’eliminazione contro Cilic agli ottavi dell’Australian Open, 240 giorni di calvario in cui la carenza di dichiarazioni ufficiali da parte di Del Potro e del suo team ha fatto sì che prendessero piede voci di ogni tipo: si è parlato prima di attacchi di panico, di una presunta sindrome da palcoscenico. Proprio per lui, che poco più di un anno fa, aveva tenuto in pugno l’Arthur Ashe, lo stadio più grande del mondo, esaltandolo a suon di dritti incrociati e grandi recuperi. Negli ultimi tempi erano venuti fuori anche dei (sempre presunti) problemi di depressione, di alcool, difficoltà con il padre. Tutti fattori che avrebbero ritardato il suo rientro in campo.

Oggi, invece, si legge sul quotidiano di Buenos Aires Clarin.com che Del Potro «è in ottimo stato d’animo, ha molta voglia e si sta allenando all’80 per cento delle sue possibilità». Quelli che l’hanno visto dicono addirittura che «sta bruciando» la pallina, tanto è forte il suo desiderio di ritornare a competere.

È più di un mese e mezzo che Juan Martin ha ripreso a lavorare con palle e racchetta: dopo l’operazione al tendine del polso destro, avvenuta il 4 maggio negli Stati Uniti, e un periodo di riposo, è tornato ad allenarsi in campo il 2 agosto scorso, al complesso Le Parc di Buenos Aires. Del Potro ha proseguito la sua preparazione sempre nella capitale, al Tenis Club Argentino e a El Clù, prima di volare a Miami, nella settimana precedente all’inizio di Flushing Meadows, per un periodo di intensi allenamenti in un clima più mite di quello dell’inverno sudamericano, e per un consulto con il dottor Richard Berger che l’ha operato. Il luminare ha trovato il suo polso in buone condizioni, nonostante alcuni dolorini normali nel post-intervento.

Ora il rientro al torneo 250 di Bangkok, a cui prenderà parte anche il numero 1 del mondo Rafa Nadal. Certo, non è Flushing Meadows e non è neanche la semifinale di Coppa Davis, ma per Del Potro è meglio così. Inutile mettersi addosso pressioni proprio ora che la cosa più importante non è il risultato, ma ritrovare passo dopo passo la forma migliore. Il suo allenatore Franco Davin lo aveva dichiarato: «Dovrà ricominciare da zero. È fondamentale che lo capisca, perché non è facile per un ragazzo di 21 anni vincere uno dei tornei più importanti in assoluto e poi ritrovarsi senza più nulla. Nutriva molte aspettative ripetto a questa stagione».

Le sue aspettative per il 2010 sono naufragate. Con un solo torneo all’attivo, l’Australian Open, è scivolato fuori dai primi 30 dopo aver perso i 2000 punti della vittoria a Flushing Meadows dell’anno scorso, lasciando la sua nazione priva di un top 20 per la prima volta dal 18 ottobre del 2001, quando il numero 1 argentino Guillermo Cañas figurava al 21mo posto del ranking.

Tuttavia, il suo attuale numero 35 gli sarà sufficiente per guadagnare una testa di serie a Bangkok e per entrare di diritto, senza ricorrere al ranking protetto come pure potrebbe (essendo stato infortunato per più di sei mesi), in tutti i tornei che si disputeranno da qui alla fine della stagione, quando gli scadrà (senza che potrà difenderla) la cambiale degli 800 punti guadagnati alle ATP World Tour Finals di Londra.

Ma non è certo la classifica la prima preoccupazione di Juan Martin al momento. Avrà tutto il tempo per recuperare la posizione che gli spetta. «Non mi interessa essere fuori dai top 10 – ha dichiarato a Espn proprio dopo gli US Open –. Ho passato un brutto anno e ho imparato ad apprezzare altre cose nella vita, al di fuori di colpire palline da tennis. Ho avuto l’opportunità di trascorrere molto tempo con la famiglia e gli amici. Ho imparato che le cose importanti della vita non sono solo la racchetta e la pallina». Ancora alla famiglia e agli amici sono andate le prime parole di ringraziamento di Del Potro, intervistato dai giornalisti argentini mentre saliva sull’aereo per Bangkok: «In questo lungo tempo è stato difficile pensare solo a cose positive, ma loro mi sono stati sempre a fianco».

Adesso quel che conta è ritrovare la condizione, pedalare a testa bassa ignorando probabili sconfitte premature e isolandosi dai giudizi impietosi, dopo qualche prestazione magari non all’altezza della sua “prima carriera”. Lo stesso Del Potro è conscio di dover tenere basse le aspettative per queste prime apparizioni: «Non vado a Bangkok per battere Nadal, però sto bene». La ritrovata routine dei viaggi con la borsa piena di racchette gli darà fiducia, come ritiene sempre il suo fisioterapista Diego Rivas, che dichiara a Sebastián Torok della Naciòn: «Non è al 100 per cento, ma non valeva la pena di farlo continuare soltanto ad allenarsi, come un gatto in gabbia».

Tornerà il Del Potro del 2009? Difficile dirlo, finché non sarà il verdetto del campo (ma non certo quello delle sue prime uscite) a svelarci se un problema grave come quello al polso, che lo ha tenuto così a lungo lontano dal circuito, abbia lasciato strascichi nell’atleta. Ad alimentare i dubbi c’è la fragilità fisica dell’argentino, spesso costretto al ritiro a match in corso per infortunio anche prima della sua esplosione. Ma ora l’incognita principale è il dritto: tutti si chiedono se Juan Martin tornerà a colpire quei terrificanti traccianti eseguiti dietro la linea di fondo, picchiando a tutto braccio e lasciando l’avversario a metri di distanza dalla palla. Provocando in commentatori e spettatori un “Ooooh” di ammirazione e incredulità, ma anche, a detta di molti, sollecitando eccessivamente proprio il polso destro.

Colpi comunque straordinari che hanno fatto di Delpo un cliente difficile anche per Federer e Nadal (che ci hanno perso contro rispettivamente le ultime due e le ultime tre volte) e l’unico giocatore ad aver battuto entrambi nello stesso Slam (pur se va detto che nella semifinale dell’anno scorso a New York Nadal era infortunato agli addominali).

Per Juan Martin ora il programma è abbastanza intenso. Dopo Bangkok, parteciperà al 500 di Tokyo, quindi al Masters 1000 di Shanghai, per finire la stagione con altri tre tornei: Vienna, Valencia e Bercy. E poi, si spera, un 2011 finalmente all’arrembaggio.

Mauro Cappiello

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