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13/10/2010 15:35 CEST - Rassegna Stampa del 13 Ottobre 2010

Le Williams al tramonto tristi, ferite e disperate ma è solo un arrivederci (Clerici), Pennetta sogna di fare l'en plein (Tasti), Int. Alla Pennetta: «Masters e Coppa, voglio tutto» (Cocchi)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Le Williams al tramonto tristi, ferite e disperate ma è solo un arrivederci

Gianni Clerici, la repubblica del 13.10.2010

Lontano come sono , fin da Wimbledon, dal tennis giocato, mi è venuto un colpo nel leggere che le William sisters sarebbero vicinissime al ritiro. Venus ha affermato l'altro giorno che il suo sferico ginocchio sinistro, quello che mi permettevo di baciare quando di fronte a lei mi genuflettevo, manda suoni metallici, e deve certo contenere della ruggine (rust, in inglese ). E poco dopo ecco la sorellona, Serena, affermare che non avrebbe più giocato , almeno sino alla fine dell'anno. Pregate per me, aggiungeva, per non dimenticarsi la militanza fra i testimoni di Geova In un anonimo ristorante floridiano, Serena aveva battuto il record della distrazione andando a camminare, scalza, su un coccio di bicchiere. Elaferita, un poco trascurata, le aveva impedito di partecipare allo U.S. Open , che nemmeno Venus era riuscita a vincere. Aveva sì battuto la Schiavone, che nel cuor ci sta, e che , temo, rappresenti giusto la campionessa di un giorno - e che giorno. Ma era poi franata in semifinale, e per farci meglio comprendere le ragioni tecniche si era fatta fotografare con un par di stampelle speciali, marca bene in vista, forse per non dimenticare il paterno talento nella pubblicità. Talento segnalatosi fin da quando le sorelline erano quasi del tutto anonime, cresciute sul campo pubblico, in bucherellato asfalto, di una periferia losangelista, tanto poco frequentabile che la sorellastra Yetunde doveva addirittura lasciarci la pelle. Fin da quei tempi un Signor Columnist quale il mio amico Bud Collins, del Boston Globe, si era reso conto che qualsiasi azione delle sorelle aveva una sua corrispondenza economica. Si era infatti sentito chiedere dal papà Richard la somma di mille dollari, mica ancora svalutati, per una chiacchieratina con le due piccole. Proprio nel rimemorare quello che era stato l'inizio della celebrità mi son spinto a chiedere a Bud cosa pensasse del presunto ritiro di quelle che hanno striato di lucentissimo nero l'ultimo decennio del nostro sport. E, come sempre lontano dalla mentalità del segugio dotato di lente d'ingrandimento , Bud mi ha detto pressappoco: «Conciate come sono, l'una al ginocchio, l'altra al piede, hanno deciso di riposarsi e rimettersi in sesto per il 2011. E quindi non ", giocano né il Master di Doha, né il match di Fed Cup contro l'Italia. D'altronde, non hanno giocato nemmeno il precedente, quando stavano benissimo. Scelte di vitae di rimborsi spese. Le rivedremo ancora, stai tranquillo prima di scrivere il loro coccodrillo». Che, in linguaggio giornalistico , come molti sanno, significa epicedio. Arrivederci Williams , dunque e non addio

Pennetta sogna di fare l'en plein

Barbara Tasti, il corriere dello sport del 13.10.2010


Almeno, la battaglia a colpi di macumbe l'abbiamo vinta noi. Sarà che dici Italia e pensi ai santi protettori. Sarà che a casa nostra la scaramanzia è come il semaforo rosso: senza quella, in fondo, -ma dove vuoi andare? Così, a meno di un mese dall'ultimo atto della Fed Cup, il duo azzurro Pennetta-Schiavone si è sbarazzato delle temute sfidanti, le sorelle Williams, fuori dai giochi ancora prima di giocare. Mica una magia, per carità, ma l'abracadabra-infortuni ci sta benone comunque. E via, allora, per la finale di San Diego sotto con le panchinare a stelle e strisce meno scomode e decisamente più abbordabili delle sorellone: Mattek e Huber pronte per il doppio, la King con tutta probabilità aspetterà la sua occasione nel singolare. Insomma, scendono in picchiata le quotazioni Usa, salgono quelle dell'Italtennis decisa a bissare il successo di appena un anno fa a Reggio Calabria. «Si, però - ammette Flavia Pennetta - vincere contro le sorelle Williams sarebbe stato ancora più entusiasmante. Sicuramente le difficoltà aumentavano in maniera esponenziale, e comunque senza di loro non vuol dire che abbiamo già vinto, che alzeremo noi la coppa. Non è pretattica, sia chiaro. Il tennis è così: si vince in campo». E poche storie, ecco. Perché le finali, si sa, hanno sempre un capitolo a parte nei romanzi di sport. Lo sa bene Flavia Pennetta, ieri ad Alassio, Riviera di Ponente, chiamata a fare da testimonial per la campagna sulla raccolta differenziata di "Aimeri Ambiente", gruppo Biancamano, al circolo tennistico Hanbury «Alle volte - tira il fiato la campionessa brindisina - le classifiche sono fuorvianti, ingannano o dicono poco. I numeri lasciano il tempo che trovano. Conta più la concentrazione, la voglia sul cemento. Conta più la partita in sé, il match tutto d'un fiato. Andremo a San Diego per conquistare un torneo significativo per noi donne come per tutto il tennis italiano». Tra colpi di iella truffaldini e rovesci al vetriolo, il remake di una stagione fa (in programma il 6 e 7 novembre) è già cominciato da un pezzo. «Sto bene - continua la Permetta - mi sto preparando per arrivare all'appuntamento carica a puntino. Viene da sola quando affronti gare di questo tipo, ma alle spalle non bisogna lasciare nulla al caso». E se lo dice una che quest'anno ha giocato la bellezza di 70 incontri (49 vinti) non resta che crederci. Ma per la Pennetta in azzurro l'appuntamento californiano sarà l'ouverture in vista di altre e importanti competizioni. Chiusa la Fed Cup, infatti, si passerà al Masters di Doha, in Qatar, dove la Pennetta giocherà il doppio in coppia con l'argentina Gisela Dulko e la Schiavone invece in singolare. «Sono molto contenta perché negli ultimi due anni ero rimasta fuori dal singolo per un posto solo. Sia io che Francesca ci siamo parlate - aggiunge ancora - e ci siamo dette: sì, questo Masters possiamo anche vincerlo».

Int. Alla Pennetta: «Masters e Coppa, voglio tutto»

Federica Cocchi, la gazzetta dello sport del 13.10.2010


Arriva da due settimane tra Cina e Giappone, pronta per volare nuovamente a Mosca. Flavia Pennetta corre in campo e fuori. Intorno al mondo senza sosta. Tanto da chiedere disperatamente «un letto, voglio dormire». Invece c'è da partire subito per Mosca e poi il Masters a Doha e poi la Fed Cup a San Diego. «E' un fine stagione di fuoco. La fatica comincia a farsi sentire ma bisogna restare concentrate soprattutto per un obiettivo importante come la Fed Cup. Dobbiamo assolutamente riportare la Coppa a casa». Senza le sorelle Williams, l'impresa sembra alla portata. «In un certo senso se loro avessero giocato ci sarebbe stato più gusto a vincere. Ma ci sono atleti che in singolare non sono eccezionali e poi quando vanno in nazionale diventano fortissimi. Comunque sì, quest'anno possiamo proprio vincere». L'assenza di Serena Williams per alcuni è un mistero. «Per come conosco Serena, se sta fuori significa che sta veramente male. Una con quella voglia di vincere non si fermerebbe». Per Francesca Schiavone, è un momento eccezionale. La vittoria al Roland Garros, e ora anche la qualificazione al Masters. «Sono contenta per lei e per il tennis italiano che sta vivendo un grande momento. Speriamo che continui così, il suo livello di forma ci sarà utile quando giocheremo a San Diego». Lei, invece, è entrata tra le prime dieci al mondo ma ora sta vivendo un momento di flessione. «E' difficile mantenere un livello sempre altissimo. Quest' anno per me è stato comunque straordinario. Certo, forse avrei voluto fare un po' di più nel singolo ma sono comunque contenta per come sono andate le cose: io e la mia compagna di doppio, Gisela Dulko abbiamo buone possibilità di conquistare il Masters. Se tutti gli anni fossero così sarei felice. E non è ancora finito. Anzi». Ultimamente ai vertici mondiali del tennis c'è stato molto ricambio, e le giocatrici che di recente hanno raggiunto il numero uno non hanno ancora vinto un torneo dello Slam. Ritiene che il livello si sia abbassato? «Non lo penso, anzi. Questo è un tennis che premia molto la costanza ad alto livello. Le numero uno magari non hanno vinto uno Slam ma hanno comunque sempre aggiunto le fasi finali e conquistato diversi altri tornei. Questo ricambio è positivo, è uno stimolo perché ti fa-pensare che questi grandi risultati siano a portata di mano». La Clijsters va, diventa mamma, torna, vince. A lei questo pensierino non passa per la mente? «No grazie. Per ora mi concentro soltanto sul tennis, anche perché non sono più giovanissima per fare la mamma c'è tempo. E quando arriverà il momento, mi ci vedo già, credo che sarò abbastanza severa: a sedici anni si torna a casa a mezzanotte, i giovani hanno bisogno di regole, io le ho avute». ha detto LA FED CUP Se non gioca, Serena sta davvero male. Attenti alle altre americane, però sì, possiamo proprio vincere LA SUA STAGIONE In singolare potevo fare di più, ma se tutte le annate fossero così firmerei subito. E non è ancora finita. Anzi IL FUTURO Adesso non ci penso a diventare mamma come Cliisters, ma sarò severa: per i giovani servono regole.
 


 

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker