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16/11/2010 21:33 CEST - Tornei atp

Stagione indoor? Cambiamola

TENNIS - Con la vittoria di Soderling a Parigi-Bercy si è virtualmente conclusa la stagione tennistica. La kermesse parigina ha suscitato molti commenti positivi per vari aspetti, ma non tutti hanno espresso un parere positivo…il cronista statunitense Pete Bodo spiega in un discusso articolo perché non ama in generale i tornei indoor: pochi campi, condizioni di gioco diverse da un campo all'altro... cosa si può fare? Claudio Maglieri

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Ma quanto è piaciuto il recente torneo di Parigi Bercy? A giudicare da ciò che si è letto e sentito verrebbe da pensare “tanto”: i giocatori si sono dichiarati soddisfatti per la velocità della superficie (in controtendenza rispetto agli ultimi tempi, con i campi vittime di un costante rallentamento), mentre gli addetti ai lavori hanno espresso il loro gradimento per aver assistito ad una manifestazione coinvolgente, che ha visto lo svolgimento di molte partite spettacolari (basti pensare all’elettrizzante semifinale tra Federer e l’idolo di casa Monfils). Il tutto ha raggiunto il culmine il giorno della finale, in cui Robin Soderling ha sconfitto in due set il transalpino.
Tutti contenti quindi? A quanto pare no: dagli Stati Uniti giunge una voce fuori dal coro ed è quella del celebre giornalista Pete Bodo. Partendo proprio dalla finale del torneo parigino, il cronista riprende un discorso già sollevato in passato, ovvero quello dell’inutilità (o meglio l’inadeguatezza) dei tornei indoor di fine stagione. Secondo Bodo l’ultimo atto della kermesse transalpina non rappresenta nient’altro che l’ennesimo step di decadimento del tennis: già negli anni passati – scrive l’americano – i tornei di fine anno permettevano ai giocatori di seconda fascia di approfittare del calo psicofisico dei tennisti di vertice (e infatti i nomi di vincitori outsiders si sprecano), ma questa formula dei tornei all’interno dei palazzetti non fa altro che togliere ulteriore credibilità alla competizione.

<Come può un torneo di 64 giocatori essere adeguato se l’unico campo di gioco che possa definirsi tale è il solo campo centrale? Il tennis indoor – aggiungere Bodo - va bene per il Masters o per la Coppa Davis, dove si giocano pochi incontri e tutti si possono disputare su un unico campo>.
Ma non è finita qui: nella sua arringa lo statunitense aggiunge dell’altro: a Parigi-Bercy, in sintesi, abbiamo dovuto aspettare sabato per godere di partite valide ed interessanti. Quelle giocate sul campo centrale, per capirci: le partite disputate nel secondo palazzetto non hanno coinvolto il pubblico ed infatti sugli spalti la media era di otto-nove persone. <Eppure in campo c’erano giocatori come Davydenko e Ljubicic> continua il giornalista. In un contesto simile i tennisti non tirano certo fuori il meglio.
Il tennis è uno sport che va giocato all’aperto, <outdoor>, eppure nella storia di questa disciplina ci sono state molte partite entusiasmanti disputatesi all’interno dei palazzetti: basti pensare alla finale del World Championship Tennis fra Laver e Rosewall, solo per fare un esempio. E’ dunque il tennis indoor il problema? Assolutamente no, Bodo ce l’ha con i tornei indoor come Parigi-Bercy, che a quanto pare tolgono credibilità al tennis.

La soluzione? Diminuire il formato dei tabelloni e far disputare tornei simili con un numero ristretto di partecipanti. Le imminenti Atp World Tour Finals, che si giocano all’interno della O2 Arena di Londra, sono tutto fuorchè poco spettacolari: ricordate lo scorso anno la teatrale atmosfera che veniva a crearsi durante gli incontri? E’ anche vero che nei tornei indoor spesso il secondo campo di gioco non ha niente a che vedere con il <centre court> ed i tennisti che vengono programmati nel palazzetto secondario giocano in condizioni totalmente differenti: vuoi per la differente velocità della superficie, vuoi per la diversa posizione delle luci, vuoi per la scarsa presenza di pubblico. Il tema è comunque interessante, che si potrebbe approfondire in molteplici direzioni. E voi cosa ne pensate?

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Claudio Maglieri

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker