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24/11/2010 20:24 CEST - IL PERSONAGGIO

Esther fa 400 e posa nuda

TENNIS – Regina del tennis in carrozzina da oltre 10 anni, l’olandese Esther Vergeer vince il Masters supera il muro delle 400 vittorie consecutive. Il suo dominio è paragonabile a quelli di Michael Phelps, Tiger Woods e Usain Bolt. Dopo la vittoria allo Us Open ha posato nuda per ESPN Magazine. Una scelta che ha fatto discutere ma che rispecchia una personalità forte e coraggiosa. Riccardo Bisti

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Sembrebbe una bassezza, un atto immorale. Far posare nuda una persona disabile: i bacchettoni avrebbero terreno fertile per dirne di tutti i colori. Evidentemente non conoscono Esther Vergeer, immensa giocatrice di Wheelchair Tennis, la più grande di sempre, non solo nella sua disciplina. Vincendo il Masters di Amsterdam, la Vergeer ha sfondato il muro delle 400 vittorie consecutive. Un primato storico, irraggiungibile, ennesimo tassello di un palmares da brivido. Nella sua carriera ha vinto 16 prove del Grande Slam (sette Australian Open, quattro Roland Garros e cinque Wimbledon), proprio come Roger Federer, e ha perso la sua ultima partita nel 2003. I suoi primati sono talmente impressionanti da obbligare, di tanto in tanto, anche la stampa “mainstream” ad occuparsi del tennis in carrozzina. Ma non è questa la ragione che l’ha spinta a posare nuda per Body Issue, tradizionale omaggio al corpo degli sportivi di ESPN Magazine. Non è famoso quanto la Swimsuit Edition di Sports Illustrated, ma poco ci manca. Esther ha deciso di farlo perché è una ragazza che non si pone limiti. Non ha paura di niente, vuole condurre una vita normale e non si fa pregare per mostrarlo a tutti. “Quando mi hanno proposto di fare questo foto non ero sicura di accettare” ha detto “Ma poi mi hanno assicurato che avrei avuto l’ultima parola sulle foto, dunque mi sono sentita a mio agio”. In effetti la foto è un po’ imbarazzante. Esther è molto carina, il make up dei truccatori l’ha fatta assomigliare a Elena Dementieva. Ma la sedia a rotelle e la racchetta stridono, trasmettono un immagine triste, un po’ forzata. Gary Belsky, caporedattore del Magazine, ha spiegato che la Vergeer è l’emblema di come la disabilità non sia un ostacolo per diventare una grande atleta. E’ vero, ma ci sono altri modi per dimostrarlo. La pensa così Linda Mastrandrea, altro mito dello sport per disabili, che non riteneva necessaria la nudità per esprimere un concetto del genere.

Una storia affascinante
Al di là di questo, la storia di Esther Vergeer può essere un ottimo insegnamento per tanti giovani che si avvicinano allo sport. Lo stesso Sven Groeneveld, coach del team Adidas (sponsor tecnico di Esther) la segue appena può perché è affascinato dalle sue qualità. “Lavoro con lei anche perché vorrei trasmettere la sua mentalità agli altri miei giocatori. Voglio comprendere come scattano i suoi click, posso imparare molto dalla sua forza mentale”. In effetti è una storia particolare, meriterebbe un libro. Quando era una bimba come tante, si sentì male mentre nuotava. Le diagnosticarono un versamento di sangue al cervello, operandola immediatamente. L’anno dopo successe di nuovo: problemi alla spina dorsale, ancora un operazione. Le tolsero anche le vene sane, obbligandola alla paralisi. Esther aveva otto anni, la sua vita era segnata per sempre. Ma lei si è ribellata. Amava lo sport, e ha deciso di coltivare questo amore. Si è specializzata nelle discipline paralimpiche: è stata un’ottima giocatrice di basket, sport in cui divenne campionessa europea con la sua Olanda. Ma il tennis era più adatto al suo spirito agonistico, tipico di chi vuole fare tutto da solo. Così è iniziata una fiaba agonistica sublimata dal recente successo di Amsterdam, dove ha firmato la vittoria numero 400 contro Jiske Griffioen e confermato il titolo (il 13esimo consecutivo) contro l’avversaria di sempre, l’australiana Daniela Di Toro, sconfitta con il punteggio di 6-2 6-1. Fu proprio la Di Toro l’ultima a batterla, ma da allora ha preso solo scoppole. C’è stato un solo momento in cui la striscia vincente della Vergeer ha rischiato di cadere: alle Olimpiadi di Pechino 2008, quando si è trovata ad un passo dalla sconfitta contro la connazionale Korie Homan. Ma ha saputo restare a galla e conquistare l’ennesima medaglia d’oro di una carriera paralimpica che non si ferma qui. Nel 2012 proverà a incrementare i suoi successi a Londra, poi c’è il progetto di dedicarsi allo sci e competere a Sochi 2014.

Mantenuta la promessa di bambina
Ma qual è il segreto di Esther Vergeer? Nessun segreto, soltanto il duro lavoro. “La sua determinazione è incredibile. Sin da piccola aveva una forza mentale degna di un adulto” racconta Marc Kalkman, allenatore della nazionale olandese di Wheelchair Tennis “Esther ha una convinzione interiore senza precedenti, non ho mai visto nulla di simile in altre persone. Il suo record è già inciso nella pietra, resterà tale per molti anni, forse per sempre, eppure lei non perde la motivazione”. Esther non ha ancora deciso cosa farà dopo l’avventura tennistica. Forse resterà nell’ambiente, o forse no. Di sicuro si dedicherà alla sua fondazione, che si occupa di sviluppare e diffondere lo sport per disabili. Qualsiasi cosa farà, potrà essere orgogliosa. E’ riuscita a mantenere la promessa che aveva fatto con se stessa quando era rimasta paralizzata: “Il mio unico desiderio era dimostrare al mondo che ero ancora Esther. Allora ho cercato qualcosa in cui eccellere, qualcosa per cui la gente mi avrebbe ricordato”. Ci è riuscita, e non certo per uno scatto senza veli su ESPN Magazine. , Brad Parks e Jeff Minnenbraker, i due pionieri che negli anni 70 hanno inventato il tennis in carrozzina, sarebbero fieri di lei.
 

Riccardo Bisti

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker