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10/12/2010 17:20 CEST - APPROFONDIMENTI

Sampras derubato dei ricordi

TENNIS - A cuore aperto, il sette volte vincitore di Wimbledon, racconta con enorme rammarico del furto subìto. I ladri gli hanno sottratto un mare di trofei, tra cui la coppa degli Australian Open, vinti nel '94, su Todd Martin, il premio che l'ATP gli diede quando chiuse per la sesta volta consecutiva al numero 1 del mondo e due coppe Davis. "Vorrei che i miei figli fossero in grado di vedere ciò che loro padre è riuscito a fare". Alessio Morra

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La notizia ha fatto il giro del mondo rapidamente. Pete Sampras è stato derubato di una marea trofei, il più prezioso è quello degli Australian Open vinti nel ’94.

Un paio di giorni fa il sette volte vincitore di Wimbledon ha parlato della sua vicenda al Los Angeles Times spiegando che, durante un trasloco, aveva posto in un deposito di sicurezza buona parte dei suoi numerosissimi trofei. Ma da quel deposito i suoi trofei, i suoi ricordi, sono scomparsi. Oltre alla coppa di Melbourne, è scomparso anche il trofeo che l’Atp gli consegnò quando chiuse per il sesto anno consecutivo al numero uno del mondo, record tutt’ora imbattuto (perché Federer si è fermato a cinque). Si sono volatilizzati anche due Coppe Davis (vinte nel ’92 e nel ’95 quando Pete compì un’autentica impresa in Russia), un anello olimpico, le foto che Sampras aveva con i presidenti americani, Bush e Clinton, una lettera che il Presidente Bush gli inviò dopo la morte di Tim Gullikson.
Ed è scomparso anche un album di fotografie creato dal fratello Gus e dal suo ex coach Paul Annacone, con ritagli di giornali e riviste con Sampras in copertina. Inoltre sono stati rubati anche i ventiquattro trofei conquistati da finalista.

Sampras, che ha avuto tanti messaggi di sostegno da parte di tanti tennisti, e che potrebbe riavere sia il trofeo di Melbourne che quello per i sei anni consecutivi da numero uno ricevuto nel 1998 grazie all’amico Justin Gimelstob che sta già lavorando per lui, non si dà pace.
Qualcuno forse non riesce a capire la sua amarezza. Perché in fondo le sette coppe di Wimbledon e le cinque di New York sono salve, anche perché esse sono divise tra casa sua ed il Nike Town a Portland, ma Sampras tiene a tutti i titoli come fossero tutti figli suoi. E proprio i suoi bimbi (Christian Charles, di otto anni e Ryan Nikolaos, di cinque) sono l’oggetto principale dei suoi pensieri: “All’inizio mi sono sentito arrabbiato, soprattutto per i miei bimbi, perché non avrebbero potuto vedere la storia della mia vita tennistica. Volevo che fossero in grado di vedere ciò che il loro papà è riuscito a fare”.

Sampras, che non è stato un personaggio come Agassi, è, però, sempre riuscito a mostrare i suoi sentimenti, ricordiamo il quarto di finale con Courier, proprio a Melbourne, quando seppe della malattia di Tim Gullikson, e ricordiamo anche il giorno dell’addio dai campi a Flushing Meadows, nel 2003, esattamente un anno dopo la sua ultima vittoria in un torneo dello Slam.
Non deve sorprendere che abbia parlato del sacco subìto: “Spero solo che la coppa non sia stata distrutta, per questo parlo pubblicamente. So che è un tentativo disperato, ma devo comunque provarci: forse qualcuno sa qualcosa, posso solo sperare”.
Uno che ha vinto 14 tornei dello Slam, che è stato numero 1 per 286 settimane, che ha chiuso al comando per sei anni consecutivi non ha mollato mai, e non lo fa nemmeno adesso quando gli hanno rubato i suoi ricordi.


 

Alessio Morra

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker