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27/12/2010 17:19 CEST - Un tuffo nel passato

Natale a Melbourne

TENNIS - L'Australian Open attualmente, sul piano organizzativo, è probabilmente il migliore dei quattro tornei del Grande Slam, ma non è sempre stato così. Dal 1977 al 1981, per una scelta sciagurata della federazione locale, si disputava addirittura a cavallo tra il Natale ed il capodanno, oltre che nella obsoleta e scomodissima sede del Kooyong stadium, con l'inevitabile diserzione di quasi tutti i migliori. Per non parlare dell'albo d'oro...ravvivato solo dal 1983. Cesare Boccio

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Anche se sembrerà anomalo un inizio di questo genere, mi corre subito l'obbligo di tranquillizzare i nostri lettori. “Natale a Melbourne” non è uno degli ormai ripetitivi “cine-panettoni” che caratterizzano da decenni le festività natalizie sul grande schermo. Non corriamo il rischio di vedere Christian de Sica, Massimo Ghini o Belen Rodriguez spuntare fuori all'improvviso nel bel mezzo di un campo da tennis. Questa, al contrario, è la storia di un'epoca che costituì l'ipogeo dell'Australian Open, il suo punto più basso sia in termini organizzativi che di partecipazione. Siamo nel 1977; la Federazione Australiana (Lawn Tennis Association of Australia) prende una decisione che è eufemistico definire sciagurata, ovvero spostare l'evento dal mese di gennaio a quello di Dicembre. Il motivo? Forse si ritenne che, ponendolo come ultimo torneo dell'anno, sarebbe divenuto più appetibile per chi si fosse apprestato a conquistare il Grande Slam (un po' come accade oggi per il Mondiale di Formula 1, dove l'ultima data della stagione è oggetto di un'aspra contesa tra diverse sedi). Una valutazione che si dimostrò completamente infondata e che per giunta determinerà l'effetto di un boomerang. Infatti, sin dalla prima edizione di dicembre si potè assistere al curioso fenomeno della sparizione dei migliori. Nemmeno David Copperfield al massimo della forma avrebbe potuto fare di meglio!

Dicembre 1977
Rileggendo queste date viene da sorridere...eppure è tutto vero! Nel 1977 (seconda edizione, dopo quella di gennaio) il torneo si disputò dal 19 al 30 dicembre. Per comprendere la portata del disastro è sufficiente dare un'occhiata all'entry list.
1. Gerulaitis (USA), 2. Tanner (USA), 3. Roche (AUS), 4. Rosewall (AUS), 5. Dent (AUS), 6. Alexander (AUS), 7. Smith (USA), 8. Tim Gullikson (USA).
Intendiamoci, c'erano anche degli ottimi atleti (di cui taluni un po' arrugginiti come il mitico Ken Rosewall, Tony Roche e Stan Smith) ma all'occhio degli appassionati non può sfuggire l'assenza dal torneo dei vari Borg, Connors, Mcenroe, Nastase, Vilas, Panatta; solo per citare i più famosi. Per la cronaca il titolo fu conquistato da Vitas Gerulaitis che, in assenza dell'amico rivale Borg e degli altri campioni ricordati, trovò finalmente il suo momento di gloria nonché l'unico titolo dello Slam della carriera, al termine di un incontro tiratissimo vinto al quinto set contro John Lloyd, passato alla storia più come il fortunatissimo marito della deliziosa Evert che per le sue prodezze tennistiche. In campo femminile invece si confermò il dominio di Evonne Cawley Goolagong seppur nel deserto agonistico, vista la mancanza della Evert, della King e di quasi tutte le migliori.

1978
Assecondando la massima in base alla quale non c'è limite al peggio, l'edizione 1978 fu, se possibile, ancora più avara di emozioni. Beh, ci si chiede come avrebbe potuto essere altrimenti se si considera che l'evento (se così vogliamo chiamarlo) prese avvio il 26 dicembre e terminò il 3 gennaio (sic!?!). Tra gli uomini ricompare miracolosamente Guillermo Vilas mentre, riguardo agli altri, tolgono volentieri il disturbo e si godono le vacanze quasi tutti i più forti, con le uniche eccezioni costituite dai vari Clerc, Ashe, Rosewall, e da un giovane di belle speranze, Yannick Noah (testa di serie n.10). Non è difficile intuire che in quella penuria tecnica fu proprio l'argentino Vilas a vincere il trofeo. La finale vide di fronte il grande Guillermo contro un “carneade” australiano di nome John Marks, che nel corso della sua vita agonistica non riuscì nemmeno ad entrare tra i primi 50 del mondo (best ranking n. 63). L'argentino prevalse in 4 set davanti ad uno stadio stracolmo di tifosi del beniamino di casa. Va detto inoltre che Marks fu bravo a sconfiggere in semifinale Arthur Ashe al quinto anche se, onestamente, l'americano era in fase di progressivo calo tecnico-agonistico. Grande assente, ancora una volta, Bjorn Borg. La sconfitta piuttosto netta in finale agli US Open contro Connors gli impedì di continuare a sognare il Grande Slam e per tale ragione rinunciò alla trasferta a Melbourne. E le donne? Vinse l'australiana O'Neil contro la statunitense Nagelsen....avete bisogno di altre informazioni???

1979
Signore e signori, ecco a voi l'edizione del 1979 (24 dicembre – 2 gennaio)! Testa di serie numero uno è ancora Vilas, seguito da avversari non trascendentali quali l'australiano Alexander (molto bravo soprattutto nella finale di Davis 1977 contro Panatta) e l'americano Victor Amaya, il lungagnone dotato di un ottimo servizio ma complessivamente mediocre sul piano tecnico. La finale è solo una passerella per l'argentino, che aggiunge alla personale collezione di prove del Grande Slam il suo secondo Australian Open grazie ad una vittoria secca per tre set a zero sull'altro tennista USA John Sadri, atleta discreto che raggiunse la migliore posizione in classifica al numero 14 nel settembre del 1980. Anche questa volta sono obbligato a rammentare le finaliste in gonnella. Il titolo fu conteso in una finale asperrima tra due statunitensi....Barbara Jordan (vincitrice) e Sharon Walsh. Unica testa di serie di buon livello fu la giovane cecoslovacca Hana Mandlikova, che perse proprio contro la Jordan nei quarti di finale.

1980
Chi di voi ricorda quel personaggio comico denominato Tafazzi? Entrò nelle nostre case grazie al piccolo Giacomino del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, e fu l'emblema di chi fa di tutto per farsi del male da solo. Probabilmente il tafazzismo doveva essere una patologia diffusa, all'epoca, anche in terra australiana visto che gli organizzatori, nonostante il loro torneo fosse diventato stabilmente la pecora nera delle prove dello Slam, non fecero nulla per risolvere il problema. Infatti nel 1980 (26 dicembre – 4 gennaio) si potè assistere a una delle finali più mediocri dell'intera storia dell'Australian Open in cui l'americano Brian Teacher superò l'australiano Kim Warwick in tre set. L' unica nota positiva fu la comparsa tra le teste di serie del promettente e potentissimo cecoslovacco Ivan Lendl, che si fermò al secondo turno venendo battuto da quel Pat Dupre che aveva il vizio di rovinare la festa ai grandi (ricordate i quarti di Wimbledon 1979 contro Panatta?). Neanche questo fu l'anno buono per Borg; arrivò vicinissimo a vincere a Flushing Meadows ma la sua corsa si interruppe in finale al quinto set contro John Mcenroe in una delle partite più spettacolari della storia del tennis. Invece arriva finalmente qualche buona notizia dal settore femminile. Hana Mandlikova vince il titolo in finale sulla australiana Turnbull, e soprattutto è protagonista anche Martina Navratilova che raggiunge le semifinali ma perde dalla stessa padrona di casa.

1981
Dal lotto dei partecipanti del 1981 (24 dicembre – 3 gennaio) emerge il nome del sudafricano Johan Kriek vittorioso in finale in quattro set su Steve Denton (USA). Kriek era tutto sommato un buon giocatore, ma ancora una volta è lecito chiedersi che turno avrebbe raggiunto in presenza di tutti i campioni che caratterizzavano il fantastico tennis di quegli anni. La sua vittoria comunque, viste le lacune dell'entry list, non fu sorprendente poiché un anno prima ebbe il merito notevole di raggiungere le semifinali agli US Open, e di mettere in grosse difficoltà nientemeno che il grande Borg costringendolo al quinto set dopo essere stato avanti per due set a zero. Il fuoriclasse svedese, suo malgrado, non riuscì nemmeno durante questa stagione a coronare il sogno di vincere a New York subendo un'ulteriore battuta d'arresto da Mcenroe, perciò diede l'addio definitivo anche all'Australian Open. Al contrario, il torneo femminile fu bellissimo. C'erano praticamente tutte le migliori, e il titolo venne conquistato da Martina Navratilova su Chris Evert per 6-7, 6-4, 7-5.

1982
Finalmente la federazione australiana prende un primo provvedimento che, pur non rappresentando la panacea di tutti i mali, avrebbe permesso di conseguire negli anni successivi un graduale miglioramento della qualità del torneo. Si decise di anticiparne leggermente le date di svolgimento, spostando la sua collocazione alle prime settimane di dicembre (dal 2 al 13). Gli uomini non metabolizzarono subito l'innovazione, tenendo anche presente che il montepremi dell'Australian Open ($ 450.000 ) era ancora inferiore sia a quello di New York ($ 600.000 ) che a quello di Wimbledon ($ 500.000). Nel 1982 si disputerà la riedizione della finale (ahinoi non esaltante) dell'anno precedente. Stavolta Kriek prevalse nettamente in tre set. Tra le donne si consuma la rivincita della Evert con la sua vittoria su Martina Navratilova al terzo.

Comincia l'inversione di tendenza.
Negli anni seguenti, si verificano due fatti molto importanti. Il primo è la presa d'atto della necessità di riportare il torneo al mese di gennaio, circostanza che avverrà nel 1987. Inoltre, si può constatare come i migliori ricominciarono ad affacciarsi sui campi di Kooyong, sinceramente non più all'altezza di ospitare degnamente un torneo di questo livello (fondi sconnessi, rimbalzi irregolari, struttura inadeguata e fatiscente). Nel 1983 prevalse Wilander in finale su Ivan Lendl, e si rivide John Mcenroe, sconfitto sorprendentemente dal ragazzino svedese in semifinale in quattro set. Nel 1984 ancora Mats Wilander non ebbe alcun problema nel battere Kevin Curren. Invece l'edizione 1985 verrà ricordata come la consacrazione di Stefan Edberg, che a 19 anni vinse la sua prima prova dello Slam dopo una serie di partite memorabili, culminate nella semifinale vinta contro Lendl in cinque set (6-7, 7-5, 6-1, 4-6, 9-7) e nell'assoluto dominio nella finale disputata contro Wilander.

Niente più panettone a Melbourne
Con il 1985, si chiude l'avventura spesso poco entusiasmante dell'Australian Open a dicembre. Nel 1987, per l'ultima volta, il Kooyong Stadium ospitò la competizione che dal 1988 fino ai giorni nostri è stata definitivamente collocata nello splendido impianto posizionato nel Flinders' Park (oggi Melbourne Park), a cui si aggiunse la costruzione del primo stadio tennistico con tetto retrattile. Oggi, il torneo di Melbourne è un autentico fiore all'occhiello del tennis mondiale, che può vantare ben due campi muniti di tetto (Rod Laver Arena e Hisense Arena, in attesa che venga coperto anche lo stadio dedicato a Margaret Court) e strutture ricettive all'avanguardia e accoglienti sia per gli atleti che per gli appassionati. Un successo confermato dai numeri che suggeriscono un costante incremento dell'affluenza di pubblico (il record è del 2010 con un totale di 653.860 spettatori). La logica conseguenza è che da molti anni nessuno dei tennisti d'elite si sognerebbe mai di rinunciare a questo appuntamento se non per infortunio. Invece abbiamo visto come ciò fosse possibile in un'epoca che, osservata con gli occhi dell'appassionato contemporaneo, appare lontana da noi molti anni luce. Ah, dimenticavo! Che fine ha fatto il Kooyong Stadium? La risposta è facile! E' stato ristrutturato e dal 1988 ospita l'AAMI Classic sul sintetico outdoor, un torneo esibizione che nel 2011 si disputerà dal 12 al 15 gennaio con un campo di partecipanti molto interessante: Verdasco, Tsonga, Davydenko, Berdych, Youzhny, Monfils, Hewitt e Melzer.

Buon Natale e felice anno nuovo a tutti i lettori di Ubitennis!

Cesare Boccio

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    26 Dicembre 1972

Il numero uno del mondo Ken Rosewall perde al primo turno dell'Australian Open, cedendo a Karl Meyer della Germania dell'Ovest 6-2 6-3 6-2. Dice Rosewall dopo il match: “Non ho mai sentito parlare di Meiler. Non sono nemmeno certo di quale sia il suo nome”.

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker