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12/01/2011 10:02 CEST - Verso gli AO

Lo Slam dei grandi match

TENNIS - Un sito americano ha stilato una classifica classifica con i migliori match degli ultimi dieci anni agli Open d’Australia. Partite indimenticabili, che resteranno per sempre nella memoria grazie alla loro immensa qualità: il modo migliore per rivivere alcuni dei momenti più emozionanti di quello che viene definito <Happy Slam>. E voi cosa ne pensate? Qual è la vostra graduatoria? Claudio Maglieri

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Oramai ci siamo: una manciata di giorni ci separano dall’inizio degli Open d’Australia, i giocatori più attesi sono in rampa di lancio in vista dell’evento e su internet già sono partite le scaramucce tra le varie fazioni di tifosi. Insomma, il primo Slam dell’anno incombe e come da tradizione promette spettacolo e gran tennis: <happy slam>, lo chiamano, per via del suo clima festoso, il fascino dell’estate australiana, l’allegria e la spensieratezza che regnano sempre sugli spalti. Ma il torneo down under non è solo folklore: essendo il primo grande appuntamento della stagione, non è raro vedere sorprese in campo. Basti pensare ai tanti outsiders capaci di cogliere in Australia l’exploit di una carriera: vi dicono niente Clement, Schuettler, Korda, Thomas Johansson, Baghdatis, Gonzalez (giusto per fare qualche nome)? Soprattutto: a Melbourne si sono spesso disputate partite epiche, sia in campo maschile che femminile. Non c’è bisogno di riavvolgere troppo il nastro del tempo, basta chiudere gli occhi e guardare agli ultimi anni per rivivere incontri straordinari, che la <Rod Laver Arena> e gli altri campi hanno consegnato di diritto nella leggenda di questo sport.
Il giornalista David Replogle ha stilato su <Bleacher report> una classifica con i migliori match australiani degli ultimi dieci anni, inserendo nella graduatoria i dodici incontri più scintillanti, quelli che ci hanno fatto battere forte il cuore e che hanno regalato ai tifosi momenti di pura poesia tennistica. Rivedendo certe immagini è difficile non provare qualche emozione…allacciate le cinture!

LA CLASSIFICA

Undicesima posizione: Fernando Gonzalez b. Richard Gasquet 3-6 3-6 7-6(10) 6-2 12-10 terzo round (2009)

Partita incredibile, con una miriade di colpi di scena. Questo match, in certi passaggi, raggiunse picchi di genio inarrivabili, tanto da far sobbalzare i tifosi della <Margaret Court Arena> ed il nostro Ubaldo (che di partite ne ha viste giusto un paio, in carriera). Purtroppo Gasquet non ricorderà con piacere questo ko sul filo di lana, al termine di oltre quattro ore di lotta: il francese, tanto per cambiare, giocò a tratti un tennis pauroso, andò avanti di due set e un break ma finì per cedere 12-10 al quinto, dopo aver sciupato l’impossibile. Questo film lo abbiamo visto più volte nella carriera del transalpino (Wimbledon 2008 e Roland Garros 2010, entrambi contro Murray), tuttavia non bisogna levare meriti al cileno, che in questa sfida diede fondo a tutta la sua cattiveria agonistica per ribaltare il punteggio e volare agli ottavi di finale (dove fu piallato dal futuro vincitore Nadal in tre set). Replogle ricorda con affetto questa partita per <i due rovesci ad una mano, due colpi di cannone> e per le magie di Gonzalez sull’11-10, quando operò il break e chiuse l’incontro. <Mi piacciono le sfide dei Grand Slam che si allungano nel quinto set, ma una cosa del genere è più difficile vederla in Australia, dove il caldo soffocante è un fattore non da poco. 12-10 al quinto dunque? Dopo un 12-10 nel tie-break del terzo set? Difficile da battere> chiosa il giornalista.

Gli highlights del match

Undicesima posizione a pari merito: Jelena Dokic b. Alisa Kleybanova 7-5 5-7 8-6 ottavi di finale (2009)

Ancora un incontro dell’edizione 2009: questa volta si passa ad analizzare il tabellone femminile, che quell’anno ci regalò la favola di Jelena Dokic. Breve parentesi: dopo una precoce ascesa ai vertici del tennis, la giovane incontrò diversi problemi personali (legati soprattutto alle sfuriate di papà Damir), cambiò un paio di volte cittadinanza (scegliendo infine quella australiana) e si perse per strada ancora molto giovane. Poi, la rinascita: entrata in tabellone con una wild card, Jelena si arrampicò fino ai quarti di finale (dove perse da Dinara Safina, a sua volta distrutta da Serena Williams in finale) e lo fece confezionando alcune prestazioni straordinarie. Al terzo turno la Dokic si trovò di fronte Alisa Kleybanova (reduce da un bel successo su Ana Ivanovic): ne uscì un match molto intenso, in cui il pubblico non mancò mai di supportare la propria connazionale. Replogle lo ricorda cosi: <Dokic era la favorita del pubblico, ma la russa puntava al suo primo quarto di finale in un Major. Entrambe dettarono il gioco da fondocampo, la Kleybanova, con i suoi angoli, mise spesso in difficoltà la rivale. Ma quel giorno la voglia di lottare e la concentrazione della Dokic furono impressionanti, purtroppo non ne abbiamo più avuto traccia dopo quella volta. Il terzo set fu una maratona: sul 6-5 la Dokic rischiò di procurarsi un infortunio alla caviglia, ma per fortuna si rialzò e chiuse la sfida>.

Highlights

Decima posizione: Martina Hingis b. Serena Williams 6-2 3-6 8-6 quarti di finale (2001)

Salto all’indietro all’ormai lontano 2001, quando l’11 settembre ancora non esisteva e gli Open d’Australia si giocavano sul verde <Rebound Ace>. A soli 21 anni Martina Hingis era già saldamente numero uno al mondo e davanti a lei pareva esserci un futuro radioso: la svizzera era indicata da tutti come una vorace pigliatutto, nessuna giocatrice pareva in grado di fermarla, anche se dal 1999 non alzava la coppa di uno Slam. Inutile ricordare come sono andate poi realmente le cose. A noi basta solo ricordare che quell’edizione del torneo australiano se la aggiudicò, quasi si trattasse di una favola, Jennifer Capriati (anche lei dopo aver vissuto le pene dell’inferno negli anni precedenti). L’americana sconfisse in finale proprio la Hingis, che per arrivare all’ultimo atto della manifestazione dovette eliminare una dopo l’altra le sorelle Williams (non ancora dominatrici del circuito). Se per battere Venus in semifinale la svizzera non dovette fare numeri da circo, ben differente fu il discorso contro Serena nei quarti. <Martina vinse facilmente il primo set, ma la giovane Williams si rifece presto sotto: Serena colpiva forte, andava spesso a rete mettendo alle corde la rivale, che per difendersi usò spesso il back di rovescio ad una mano. Nel terzo set l’elvetica andò sotto 1-4 e nel sesto gioco le due giocarono il punto focale del match, con Serena che tirava forte da fondocampo e la Hingis che eseguì un drop shot, su cui la Williams si avventò chiudendo lo scambio. Martina recuperò il match quando ormai sembrava tardi e vinse> ricorda il cronista.

Highlights

Nona posizione: Marat Safin b. Andre Agassi 7-6(6) 7-6(6) 5-7 1-6 6-3 semifinale (2004)

<Che partita!> vien da dire, ripensando a quella magnifica sfida tra due generazioni tennistiche. Il vecchietto Agassi, ancora competitivo a quasi 34 anni, giocò quell’edizione del torneo da campione in carica, ma in semifinale alzò bandiera bianca contro un Safin in grande spolvero. A causa di un grave problema al polso accusato nel 2003, il russo si presentò al via di quell’Australian Open da numero 86 (e quindi senza i galloni di testa di serie): poco male, quel Safin era un giocatore da leccarsi i baffi e non ci mise molto a raggiungere le posizioni a lui più congeniali. Nei quarti di finale eliminò il numero uno al mondo Andy Roddick, al termine di una battaglia in cinque set, ed in semifinale concesse il bis contro Agassi: il russo, assolutamente determinato, si aggiudicò i primi due set al termine di due combattuti tie-break, ma Andre non si diede per vinto e rimandò il verdetto finale al quinto set. Qui Safin trovò le ultime energie per operare l’allungo decisivo e vincere, ma gli enormi sforzi gli costarono cari in finale, dove Roger Federer lo liquidò facilmente. Cosi Replogle: <Safin battè Agassi usando lo stesso gioco dell’americano: rispose benissimo per tutto il match, togliendo il tempo all’avversario. Nel set decisivo Agassi mancò una palla break: Safin mantenne la calma - per i suoi standard - e vinse la maratona>.

Highlights del secondo set

Ottava posizione: Lleyton Hewitt b. Marcos Baghdatis 4-6 7-5 7-5 6-7(4) 6-3 terzo round (2008)

Quando si gioca il torneo, noi europei dobbiamo spesso fare le ore piccolissime per seguire i match: per una volta la faticaccia toccò agli australiani. Hewitt e Baghdatis, programmati per la sessione serale dopo un match femminile, entrarono nella <Rod Laver Arena> quando l’orologio segnava le 23.30 passate ed uscirono stremati dopo quasi cinque ore di sportellate, alle 4.33 della notte. Una roba mai vista, con ogni probabilità irripetibile. La partita, a livello di intensità, raggiunse vette incredibili: <Rusty> Hewitt lottò come un leone davanti al suo pubblico, ma Baghdatis (che in Australia fece finale nel 2006) giocò alla grande, servendo benissimo fino alla fine. Il cipriota si issò sul 5-3 nel terzo parziale, ma l’australiano (in piena esaltazione agonistica) infilò una striscia di nove games e volò sul 5-1 nel quarto: qui però accadde qualcosa di assolutamente inaspettato. <Baghdatis salvò un matchpoint sul 2-5, riuscì a portarsi al tie-break e lo vinse con alcuni colpi spettacolari. Ma quel giorno l’atletismo di Hewitt fu troppo forte per Baghdatis e la sua capacità di tirare gran colpi: è grazie a partite come queste se l’open d’Australia è diventato lo Slam più divertente dei quattro>. Hewitt, esausto, crollò nel turno seguente contro Novak Djokovic (poi campione).

Highlights

Settima posizione: Serena Williams b. Venus Williams 7-6(4) 3-6 6-4 finale (2003)

Una delle tante finali Slam tra le due sorellone americane. In questo caso voliamo al 2003, quando Serena si aggiudicò il titolo negando a Venus la prima vittoria australiana (la maggiore delle sorelle, nonostante le numerose vittorie, non si è mai imposta a Melbourne). Le figlie di Richard e Oracene Williams si sfidarono in una finale Slam per la quarta volta di fila (dal Roland Garros 2002) e ancora una volta trionfò la più giovane delle due, al termine di un incontro molto divertente in cui non mancarono le belle giocate. Ovviamente in una sfida tra Williams il denominatore comune è sempre la potenza: grandi fucilate da fondocampo, sfiancanti braccio di ferro tra chi tira più forte e tra chi cede per prima. Le due sorelle esaltarono lo stadio con un’impressionante serie di scambi poderosi: <Una finale tra le sorelle Williams non è mai gradevole, ma quella partita fu piena di scambi mostruosi. Probabilmente non vedremo mai più uno scontro tra loro due cosi bello> dice il giornalista.

Highlights

Sesta posizione: Andy Roddick b. Younes El Aynaoui 4-6 7-6(5) 4-6 6-4 21-19 quarti di finale (2003)

Nella loro unica sfida in carriera, Roddick ed El Aynaoui misero insieme un incontro tiratissimo, fatto di grappoli di aces e di bordate terrificanti con il diritto. Prima dell’avvento di Mahut-Isner, pensavamo tutti che un match che termina 21-19 al quinto fosse merce più unica che rara. Il solo quinto set durò 2 ore 33 minuti: l’americano ed il marocchino tirarono missili uno dopo l’altro (per la gioia di arbitro e giudici di linea…e non esisteva ancora <Hawk eye>) ma alla fine il giovane Roddick fu bravo a piazzare la zampata decisiva e a vincere la partita. La fatica accumulata, tuttavia, gli si ritorse contro in semifinale, quando Rainer Schuettler ne raccolse i cocci e si qualificò alla finale (dove Agassi lo zimbellò a suo piacimento).
David Replogle racconta cosi la partita: <Questo match finirà nei libri come una delle più grandi lotte mai viste sulla Rod Laver Arena. Ricordo che il match fu un festival di servizi vincenti e di scambi vinti da dieci piedi dietro la linea di fondo campo. Quando i due si strinsero la mano dopo la fine ed uscirono dal campo, entrambi sorrisero, consapevoli di aver giocato un match epico>.

Highlights

Quinta posizione: Jennifer Capriati b. Martina Hingis 4-6 7-6(7) 6-2 finale (2002)

<Si tratta di uno dei recuperi più incredibili della storia del tennis, nonché di una delle sconfitte più inattese di sempre>. La frase di Replogle sintetizza perfettamente la finale femminile del 2002, che regalò alla Capriati il secondo Australian Open consecutivo. Come nel 2001, l’americana piegò la Hingis in finale ma questa volta rischiò più volte di precipitare nel burrone, prima di salvarsi e vincere al terzo set.
Martina volò in un battibaleno sul 5-1 nel primo parziale e se lo aggiudicò 6-4: <Anticipava i colpi con grande facilità, commettendo pochi errori. Dall’altra parte della rete la Capriati pareva nervosa, infatti ebbe da ridire su alcune chiamate arbitrali. Martina allungò sul 4-0 anche nel secondo set, quando il match girò: la Capriati, giocando un tennis di puro attacco, recuperò fino al 4-5, salvò un match point nel decimo gioco e uno sul 5-6 (con una voleè) e si aggiudicò il tie-break 9-7. Martina prese comunque un break di vantaggio anche nel terzo, ma lo perse subito con alcuni falli di piede e si arrese>. La statunitense chiuse la partita con una spaventosa risposta incrociata vincente.

Highlights

Quarta posizione: Andre Agassi b. Pete Sampras 6-4 3-6 6-7 7-6(5) 6-1 semifinale (2000)

Altra superpartita fra gli eterni rivali Sampras ed Agassi: come nel 1995, a spuntarla fu il <kid> di Las Vegas, al termine di una disputa poco indicata ai sofferenti di tachicardia. Melbourne ha sempre portato molta fortuna a mister Graf (ben quattro i titoli per Agassi all’open d’Australia): nel 2000, dopo la splendida vittoria sullo storico rivale, si aggiudicò per la seconda volta il <Norman Brookes Challenge Cup> demolendo in finale il <principe> Yevgeny Kafelnikov. Per Agassi tuttavia non fu una passeggiata, anzi: il Sampras del 2000 era ancora fortissimo (tant’è vero che quell’anno vinse il settimo Wimbledon) e i due se le diedero di santa ragione. Memorabile il tie-break del quarto set: Sampras prese un minibreak di vantaggio con un sublime diritto incrociato in corsa, ma Agassi seppe rimontare, vinse il tie-break al fotofinish e nel quinto dilagò. Impressionante la statistica degli errori non forzati: in cinque set Agassi sbagliò solo 19 volte. <Sampras fece 37 aces, mise a segno 86 vincenti e scese a rete 122 volte. Solo Agassi poteva resistere a 37 aces di Sampras e trovare il modo per vincere la partita> sottolinea il reporter.

Highlights

Terza posizione: Rafael Nadal b. Roger Federer 7-5 3-6 7-6(3) 3-6 6-2 finale (2009)

La partita delle lacrime di Federer durante la premiazione (<God, it’s killing me> disse), la partita dell’abbraccio di Nadal al rivale, la partita che Roger non avrebbe mai dovuto perdere e che invece si fece sfuggire in modo pazzesco. Descrivere in maniera logica questa memorabile sfida tra i due è impossibile: Nadal, reduce dalla centrifuga contro Verdasco in semifinale, trovò chissà dove le forze per giocare la finale, ma in più momenti dell’incontro con Federer diede l’impressione di essere alla frutta. Roger, che fino a quel momento aveva disputato un super torneo, probabilmente si fece ingolosire e non sferrò mai il colpo del ko. Nadal vinse il primo set da autentico guerriero, perse il secondo calando nettamente, si aggiudicò il terzo più per demeriti dell’elvetico (davvero sciagurato Federer, inoltre commise doppio fallo sul set point del rivale), ebbe un nuovo cedimento nel quarto ma nell’ultimo set, quando Federer pareva lanciato verso il titolo, ecco il crollo mentale dello svizzero. <Mi ha fatto male vedere il mio eroe collassare davanti al mondo – spiega Replogle – ma dobbiamo ringraziare questi due per la loro rivalità e per aver definito cos’è il tennis: sofferenza titanica, arte, lotta, desiderio, tenacia, forza mentale e debolezza>.

Highlights

Seconda posizione: Rafael Nadal b. Fernando Verdasco 6-7(4) 6-4 7-6(2) 6-7(1) 6-4 semifinale (2009)

Ok, per chi ancora non l’avesse capito, l’edizione 2009 degli Australian Open fu un qualcosa di stupefacente, che neanche il miglior regista avrebbe potuto partorire. In questa classifica ci sono ben quattro match di quell’anno, tutti di assoluta qualità: il pubblico pagante partecipò ad un evento frequente come la cometa di Halley. Questa semifinale tra Nadal e Verdasco doveva essere sulla carta un match scontato: il <vassallo> Verdasco avrebbe dovuto stendere il tappeto rosso al connazionale, ma quella volta <Nando> era semplicemente indemoniato: dopo aver stracciato il superfavorito Andy Murray negli ottavi, Verdasco per poco non fece lo sgambettone anche a Nadal. L’intensità di quella partita fu incredibile, in cinque ore di guerra Fernando tirò una miriade di vincenti, facendo ammattire lo spagnolo numero 1. Nadal, da magistrale combattente, indossò l’elmetto e diede vita ad una partita superlativa, dall’esito sempre imprevedibile. <Verdasco è sempre stato uno dei miei giocatori preferiti, ma quella volta perse contro un avversario più testardo e più fenomeno di lui. Sono comunque felice che prese parte ad un incontro cosi leggendario. Speriamo che la prossima volta che disputerà un match di 5 ore e 14 minuti, combinando 150 vincenti, riuscirà a vincere>. Per la cronaca: sul 4-5 del quinto, match point Nadal, Verdasco fece doppio fallo…

Highlights

Prima posizione: Marat Safin b. Roger Federer 5-7 6-4 5-7 7-6(6) 9-7 semifinale (2005)

Guardi gli highlights di questa partita e ti scende una lacrimuccia, pensando che a soli 30 anni Safin è un ex giocatore e a quanto potesse dare ancora (ma non ha dato) al tennis: il russo, soprattutto nei giorni migliori, era capace di prendere un razzo e di giocare su Saturno. Ad inizio 2005, a nemmeno 25 anni, Marat disinnescò Federer in semifinale al termine di una partita epica ed in finale seppellì Hewitt in quattro set, aggiudicandosi il suo primo Australian Open (dopo due finali perse). Nessuno avrebbe immaginato, mentre il russo alzava la coppa, che quel torneo potesse rappresentare per lui il canto del cigno: dopo quel trionfo Safin iniziò il suo lento declino, culminato con il prematuro ritiro. Ma quella semifinale…livello di gioco altissimo da ambo le parti, vincenti come se piovesse, emozioni e pathos interminabili, giocate d’autore da salvare su DVD e da far rivedere ai nipotini un giorno. Spettacolo puro, forse ancora migliore della finale di Wimbledon 2008. Quel Federer era pressoché invincibile, ma Safin fu eccezionale nel prendersi la rivincita dopo la finale persa nel 2004: il russo, trovatosi sotto 2 set a 1, seppe mantenere la concentrazione ed arginò Federer in modo spettacolare. <Il suo servizio ed il suo rovescio erano due dei colpi più belli dell’era Open> sottolinea il giornalista. Nel tie-break del quarto Federer volò sul 4-1 ma si fece rimontare, nel quinto parziale Safin allungò fino al 5-2 ma Roger (nonostante alcuni guai alla schiena che costrinsero l’elvetico a chiamare il trainer) non si diede per vinto e agganciò il russo sul 5-5. Sull’8-7 Safin si procurò un matchpoint, sul servizio dell’avversario: dopo aver aggredito la seconda di servizio, scoccò un rovescio lungo linea al fulmicotone, Federer provò un disperato recupero cadendo a terra e Safin, a campo vuoto, depositò al di là della rete il punto decisivo di una partita che noi tifosi non scorderemo mai.

Highlights

E voi cosa ne pensate di questa classifica?


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Claudio Maglieri

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