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18/03/2011 15:04 CEST - LA RIFLESSIONE

Doppio, crisi senza fine?

TENNIS - Ad Indian Wells i grandi specialisti del doppio sono stati abbattuti inesorabilmente dai singolaristi che, per una volta, hanno partecipato in massa. Il che riporta all'annosa questione: nel doppio c'è qualità o è semplicemente una terra di nessuno dove vincono i "meno peggio"? I fatti sembrano appoggiare la seconda opzione. Riccardo Nuziale

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Two is megl che one, suggeriva un celebre spot di qualche anno fa. Rino Tommasi non è d'accordo da anni e tuttora, nelle ormai rare occasioni in cui possiamo sentirlo in telecronaca, sottolinea la sua denigrazione verso il doppio. Non la disciplina in sé, chiaro, bensì l'attendibilità che essa dà nei risultati e nei nomi che i vertici offrono. La grande accusa (tommasiana e non) è semplice: in doppio, da diverso tempo a questa parte, vince chi in singolare non ha (o non ha più) le capacità di farsi valere ad altissimi livelli.

Il tabellone di Indian Wells è sembrato da subito molto stuzzicante, con otto dei primi dieci singolaristi del mondo iscritti al torneo di doppio, assenti solo Soderling e Roddick. Dei top 5 assente quindi solo lo svedese che, infortunato, ha poi perso quasi subito in singolare. C'era per questo grande curiosità sul confronto tra i campioni del singolo e quelli del doppio.

L'esito è stato decisamente tommasiano. I gemelli Bryan, la coppia più forte del decennio (nonché vincitori di 10 Slam), sono stati buttati fuori senza troppi complimenti al secondo turno dalle code più belle del mondo (tennisticamente parlando, si capisce), Dolgopolov e Malisse; le teste di serie numero 2, i veterani Mirnyi e Nestor, sono stati triturati dalla coppia rossocrociata Federer-Wawrinka, riuscendo a vincere solo tre giochi; la coppia numero 4 Fyrstenberg/Matkowski ha trovato la propria eliminazione al primo turno con un doppio tie-break per mano di Nadal e il connazionale Marc Lopez (28 anni, best ranking in singolo n.104 nel 2004, ora 723; in doppio è 14 perché ha lo spiccato buon senso di giocare i tornei con tutti gli spagnoli di livello); Llodra e Zimonjic, teste di serie n.6, sconfitti dai grattacieli USA Querrey ed Isner; Kubot e Marach, i numeri 7, battuti al secondo turno da Djokovic e Troicki.

In attesa di vedere se Knowles e Mertinak riusciranno ad evitare la sfida Federer-Nadal in doppio, i soli Bopanna e Qureshi sono, tra i semifinalisti, specialisti del doppio (sono 19 e 20 del mondo). Ad affrontarli Dolgo e Malisse, che nei quarti hanno sconfitto i Murray, mentre in basso rimangono appunto Nadal-Lopez e la coppia vincente tra Federer-Wawrinka e Knowles-Mertinak.

Il problema non è nuovo, da anni singolare e doppio sono quasi due rette parallele: ritmi e fisicisità sempre più pressanti spingono i grandi singolaristi a non giocatore il doppio, facendo sì che, attualmente, l'unico giocatore ad essere tra i primi 10 in entrambe le discipline sia Melzer (la cui permanenza nella classifica del doppio lascia dei dubbi, in quanto sembra più frutto di un exploit temporaneo che di un cammino a lunga durata). L'introduzione del punto decisivo sul 40-40 e del terzo set sotto forma di tie-break lungo non ha apportato grandi benefici, in quanto i grandi giocatori continuano a snobbare la disciplina.

Tra i top 10 di doppio attuali, oltre a Melzer, solo Mirnyi è stato un ottimo giocatore anche in singolare, avendo raggiunto la diciottesima posizione mondiale (parliamo del Doubles Ranking; nel Doubles Team ranking sono presenti anche Llodra e Youzhny). Bob Bryan negli ultimi 7 anni ha giocato 8 partite (e in pratica solo per la sua nazione, a parte Memphis 2004) e il suo best ranking (n.116) risale al 2000. Ancora peggio Mike che, dopo Washington 2003, ha disputato due partite (e best ranking n.246). I grandi dominatori degli anni '90, i Woodies, hanno avuto in singolare tutt'altro curriculum: Woodbridge n.19, due tornei vinti, semifinale a Wimbledon 1997 e almeno terzo turno negli altri Slam, mentre Woodforde n.19, quattro tornei in bacheca, semifinale a Melbourne 2006 e ottavi negli altri Major. C'era specializzazione, certo, ma anche qualità, e non è un caso che l'ultimo grande giocatore sia in singolo che in doppio appartenga a quella generazione e periodo; Yevgeny Kafelnikov ha infatti vinto in carriera due Slam in singolo e quattro in doppio, raggiungendo rispettivamente la prima e quarta posizione mondiale.

I sostenitori del doppio potrebbero sostenere che comunque a vincere gli Slam sono ancora quasi sempre gli specialisti. Vero, com'è vero che più volte anche i vari Federer e Nadal sono usciti sconfitti nei match contro i grandi specialisti (il maiorchino, ad esempio, non ha mai battuto i Bryan in quattro incontri), ma la difesa è piuttosto faziosa. Tutto sta nel vedere con quale voglia e intensità i grandi singolaristi giocano il doppio; molto probabilmente il più delle volte è prossima allo zero, allenamenti o davvero poco più, se pensiamo ad esempio come l'unica volta in cui Federer, disinteressato alla disciplina in pratica da quando è diventato Federer, abbia giocato con qualcosa in palio che lo interessasse davvero (Olimpiadi 2008): dominio totale del torneo, con tanto di vittorie su Bhupathi/Paes e i Bryan senza cedere un set.

La qualità del doppio sembra essere in definitiva sempre meno attendibile, mondo di "specialisti" che approfittano dell'assenza di giocatori di valore assoluto per guadagnare prestigio, fama e soldi. Che non fanno mai male.

Riccardo Nuziale

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