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02/04/2011 20:55 CEST - SONY ERICSSON OPEN

Il cambio della guardia

TENNIS - La vittoria di Nadal non è la più netta nella storia infinita della sua rivalità con Roger Federer. Ma nonostante la finale del Roland Garros 2008 sia più severa nel punteggio, quella di Miami sembra più netta nella sostanza. E' presto per dire che abbia scritto la parola fine, ma ha aperto la strada al nuovo e più appassionante duello del nuovo decennio: quello con Novak Djokovic. Rino Tommasi

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E’ troppo presto per dire se la storia infinita della rivalità tra Rafael Nadal e Roger Federer sia pronta per offrire una risposta definitiva ma l’esito della semifinale di Miami nella quale il campione spagnolo ha lasciato al rivale la miseria di cinque games in un’ora e 18 minuti di una partita a senso unico impone alcune considerazioni. Il 6-3. 6-2 dell’altra notte non è stato il punteggio più severo subito da Federer nelle 23 sfide con Nadal anche se curiosamente il risultato è quasi identico a quello del primo duello celebrato sullo stesso campo sette anni fa. Era un incontro di terzo turno e la vittoria, con un doppio 6-3, di un ragazzino di 17 anni sul primo giocatore del mondo passò quasi inosservata.

E’ passato un anno perché, nella stessa sede ma questa volta in una finale giocata al meglio dei cinque set, gli stessi due protagonisti abbiano fatto intuire che la loro storia ci avrebbe riservato episodi ancora più importanti come, ad esempio, sette finali in altrettanti tornei del Grande Slam ed una del Masters.
Non è passata inosservata invece la seconda sfida perché Nadal, sempre a Miami dopo aver vinto i primi due set arrivò a condurre per 5 a 3 nel tie-break del terzo. Quella situazione mi consentì di indovinare uno dei più felici e fortunati pronostici della mia lunga carriera. Commentando per Sky quella finale con il compianto Robertino Lombardi (Clerici non si è mai avventurato fino a Key Biscayne), azzardai un 6-1 al quinto per Federer che allora mi sembrò la probabile conclusione di una vicenda che invece avrebbe meritato di essere gestita con maggiore prudenza.

Mi ero basato su un principio che lo stesso Nadal avrebbe poi smentito molte volte e cioè che un giocatore molto giovane ha qualche problema ad allungare i tempi in cui riesce a produrre il suo miglior tennis. I campioni sono tali anche perché riescono a cancellare tanti luoghi comuni e Nadal non ci avrebbe messo molto a confermare di essere eccezionale (produttore di eccezioni) quando gli è riuscita nella finale del Foro Italico del 2005 contro Guillermo Coria una delle più clamorose rimonte della sua carriera. Dicevo dunque che il risultato dell’altra notte non è stato il punteggio più severo subito da Federer contro Nadal perché quello della finale del Roland Garros del 2008 (6-1, 6-3, 6-0) fu ancora più umiliante ma aveva qualche giustificazione, non ultima la superficie in terra battuta. Insomma questa volta il verdetto e tutta la partita sono sembrati più netti. Non arrivo a dire definitivi perché Federer potrebbe ancora trovare, magari sull’erba di Wimbledon, giornate e condizioni più favorevoli e forse un Nadal meno ispirato perché quello dell’altra sera è apparso quasi ingiocabile.

Questa impressione contiene il motivo di curiosità della magnifica finale che il torneo di Miami ci promette per questa sera. Nella sfida tra Nadal e Djokovic (diretta Sky Sport 3, ore 19) non ci sono in palio solo un titolo Masters 1000 e l’imbattibilità stagionale del serbo. I precedenti sono 16 a 8 a favore di Nadal che ha vinto cinque delle ultime sei sfide ma la storia della loro rivalità promette di regalarci ancora molti capitoli interessanti.

Rino Tommasi

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