ITALIANO ENGLISH
HOMEPAGE > > Gulbis, è durata troppo poco...

15/04/2011 17:43 CEST - Crisi

Gulbis, è durata troppo poco...

TENNIS - In questo periodo, lo scorso anno il lettone scalava la classifica fino a raggiungere le semifinali a Roma. Oggi, invece, non riesce più a vincere due partite di fila da gennaio. Anche l'assenza del suo coach Hernan Gumy sembra averlo destabilizzato. E il distacco tra aspettative e risultati potrebbe rispedirlo nell'inferno dal quale sembrava essere uscito. Mauro Cappiello

| | condividi
Ernests Gulbis - foto di Monique Filippella
Ernests Gulbis - foto di Monique Filippella

Tre mesi da protagonista e nulla più. La “primavera” di Ernests Gulbis è già finita e non da ora. Dopo un 2010 che sembrava, almeno fino a metà stagione, dover sancire il salto di qualità di quella che fino ad allora era ritenuta da tutti una promessa incompiuta del tennis mondiale, il lettone è tornato nel limbo di incostanza e svogliatezza che lo contraddistingue sin dalle prime manifestazioni del suo talento. Semifinali a Memphis, primo titolo in carriera a Delray Beach, quarti a Barcellona, semifinali al Foro italico, ancora quarti a Madrid ed ecco che il numero 90 in classifica si trasforma in 28 (diventato poi 21, suo “best ranking”, quasi solo di inerzia nel febbraio di quest’anno). Questo era Gulbis esattamente un anno fa, un giocatore a cui John Wertheim su Sports Illustrated assegnava la palma di “most improved” per il 2010. Sì, perché se nello stesso torneo batti Roger Federer e strappi al Rafael Nadal pigliatutto della stagione passata uno dei soli due set persi dallo spagnolo sulla terra battuta, non può essere proprio un caso.

Ma ora occorre che Ernests si svegli, se non vuole che anche la classifica si accorga di ciò che è ormai sotto gli occhi di tutti: il suo rendimento attuale non è certo quello di un top-30, ma rispecchia molto più quello di un giocatore che fatica a ritrovare se stesso e si barcamena come meglio può tra un torneo e l’altro. Il finale di partita della sua ultima sconfitta con Milos Raonic a Monte Carlo ne è stato un esempio: un servizio perso malamente, poi recuperato dando una lezione di tennis al suo avversario, poi perso di nuovo un game dopo senza lottare, dando l’impressione che il tennis sia l’ultima preoccupazione di questo ragazzo che dalla vita ha già avuto tutto. In una partita contro l’uomo del momento, è vero, ma anche contro un giocatore le cui capacità di adattamento alla terra battuta sono ancora da collaudare. Un incontro, insomma, che Gulbis avrebbe dovuto vincere.

Invece il 22enne di Riga continua a perdere. Nel Principato, superando Dolgopolov al primo turno, aveva battuto per la prima volta quest’anno un tennista classificato tra i primi 40 del mondo, ma poi non è riuscito a confermarsi nel match successivo, come ormai gli capita da tre mesi. È, infatti, da Sydney a gennaio che Gulbis non vince più due partite di fila. In quel torneo aveva raggiunto le semifinali, cedendo di schianto a Gilles Simon, con appena tre punti vinti in un secondo set a senso unico. Il lettone era stato anche accusato dal supervisor di metterci scarso impegno, di non far nulla per evitare di perdere. Ma lui aveva risposto semplicemente che non ne aveva più. E, in conferenza stampa, con un’alzata di spalle: «Ok, ho fatto solo tre punti. Peccato. La prossima volta ne farò quattro».

La stagione è andata avanti tra sconfitte inopinate con Becker (Benjamin, anche se forse anche il vecchio Boris avrebbe qualche chance contro Gulbis di questi tempi…), Petzschner, Stakhovsky, Berlocq. A Indian Wells si è arreso a Djokovic, ma, se la battuta d’arresto ci sta sicuramente, fanno impressione le dimensioni, perché uno con le sue doti dovrebbe essere capace di rimediare più di un game, anche contro il Super-Nole di quest’anno.

Eppure le sue aspettative per il 2011 erano alte. Per quest’anno Gulbis ha rinunciato anche alla Coppa Davis, pur di concentrarsi meglio sulla sua attività in singolare. La sua Nazionale, impegnata nel gruppo 2 euro-africano, ha dovuto fare a meno di lui nella trasferta vittoriosa in Grecia e lo stesso dovrà fare anche nella sfida contro la Danimarca a luglio.

In un’intervista a Neil Harman del Times a fine dicembre aveva dichiarato: «Non mi interessa essere numero 20 del mondo e nemmeno numero 15. Se sono intorno al quindicesimo posto, non mi tornano indietro nemmeno tutti i soldi che la mia famiglia spende per il tennis. Da un punto di vista economico, diventa un’attività conveniente solo se sei un top-5. Solo allora arrivano i soldi e il successo».

Gulbis è conscio della sua fortuna. Avendo alle spalle una famiglia benestante, può permettersi di avere al seguito un coach e un fisioterapista full-time, vantaggio non di certo concesso a tutti quelli che hanno la sua classifica. Le sue ambizioni possono essere un grande stimolo a fare meglio, se la mente è focalizzata solo sul tennis. Altrimenti la discrasia tra i risultati attesi e quelli ottenuti genera solo frustrazione.

E quello che vediamo oggi è un Gulbis frustrato. Perché non è vero che Ernests gioca a tennis solo per impiegare in qualche modo il tempo, visto che è supportato da un padre uomo d’affari miliardario. Quello è certamente un aiuto, ma Ernests dal tennis vuole il massimo, sa che ha i mezzi per ottenerlo. «La spinta dentro di me è dimostrare a me stesso che posso farcela, che posso raggiungere i vertici», disse al Telegraph poco meno di un anno fa. Ciò che mette in campo, però, non è al momento sufficiente. Nel tennis di oggi l’inclinazione naturale non basta, se non è accompagnata da un mix di qualità ulteriori. E se il lettone non è in grado di confermarsi all’altezza di una stagione, quella passata, in cui, pur con dei buoni risultati, è uscito al primo turno nei tre Slam ai quali ha preso parte, allora è evidente che quel mix ulteriore di qualità gli manca o che non riesce a sfruttarlo a fondo.

È inutile indugiare in analisi sofisticate. Il problema del lettone è mentale e certo non deve averlo aiutato in questo periodo di difficoltà l’assenza del suo coach Hernan Gumy, l’uomo che, dal settembre 2009, lo ha portato fino alla soglia dei primi 20 raggiunta, come detto, a febbraio di quest’anno. Si parla di problemi familiari per l’ex giocatore argentino, in passato allenatore anche di Marat Safin, che lo avrebbero spinto a separarsi dal lettone. A Monte Carlo Gulbis, come postato da Brad Gilbert su Twitter, si è allenato con Sargis Sargsian, l’armeno ex numero 38 del mondo. A Madrid dovrebbe raggiungerlo Darren Cahill, che, secondo quanto riferisce il sito lettone Sportacentrs.com, dovrebbe rimanere il suo coach per la restante parte di questo 2011. Ciò sancirebbe l’assorbimento di Gulbis nel supporto tecnico del team Adidas, come è avvenuto per Andy Murray.

Le crisi dello scozzese e del lettone non sono certo paragonabili. Forse non si può parlare nemmeno di “crisi” per un giocatore come l’attuale numero 30 del mondo, la cui vera dimensione è ancora in fondo da verificare. Nessuno può ancora dire se il vero Gulbis sia quello che perde una partita sì e una no visto in questo inizio 2011 (non a caso ha un record di 8 vinte e 8 perse) o quello capace di giocarsela con i migliori e di acquisire una certa continuità di risultati ammirato in questo periodo la scorsa stagione. Come Murray, però, anche Gulbis ha dimostrato di aver bisogno al suo fianco di una persona ferrea, capace di incanalare il suo talento nella direzione giusta. Per larga parte del 2009 ha provato a fare tutto da sé e sappiamo com’è andata a finire: un’annata nera, coronata dall’uscita dai primi 100.

«Un giorno mi sono svegliato nauseato, ho schioccato le dita e ho detto: “Bene, adesso ce la metto tutta”». Così ha descritto Gulbis la sua svolta del 2010. L’impressione è che adesso, per venir fuori da questo momentaccio, serva ben più che uno “schiocco di dita” da prestigiatore. Il tempo è ancora dalla sua parte, ma il genio sregolato dovrà scendere con i piedi a terra, fare un bagno d’umiltà e mettersi a pedalare, se non vuole passare alla storia come la brutta copia di Marat Safin. Il russo, almeno, pur nel suo spreco di talento, due Slam è riuscito comunque a portarli a casa.

Mauro Cappiello

comments powered by Disqus
Partnership

 

Sito segnalato da Freeonline.it - La guida alle risorse gratuite

Virtual Tour / Fanta Tennis virtual tour logo 2

Il fanta gioco di Ubitennis

Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti
La vittoria di Francesca Schiavone a Parigi

Fotogallery a cura di Giacomo Fazio

Ubi TV

Wozniacki e Compeed

Quote del giorno

"La mia superficie preferita? L'erba. Mi diverto da matti: batto, scendo a rete...e mi passano tutti!"

Thomas Muster