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03/07/2011 21:59 CEST - L'analisi

Le anomalie del ranking ATP

TENNIS - Novak Djokovic diventerà ufficialmente il nuovo numero uno del ranking Atp, facendo retrocedere Rafael Nadal alla seconda posizione nonostante la possibilità dello spagnolo di conquistare il secondo titolo dello Slam nel 2011, e pur conservando anche i punti dell'Us Open 2010. Un sistema meritocratico o un'anomalia? Cesare Boccio

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La prima semifinale di Wimbledon ha visto Novak Djokovic sconfiggere piuttosto nettamente il francese Tsonga (molto più chiaramente di quanto non suggerisca il punteggio), consentendo al campione serbo di diventare da lunedì il nuovo numero uno della classifica ATP (il 25esimo dal 1973), e ciò indipendentemente dall'esito della prossima sfida contro Rafael Nadal. Tutti noi conosciamo l'impressionante record del 2011 di “Nole”, ossia 47 vittorie e una sola sconfitta (da Federer a Parigi), ma all'occhio dell'appassionato emerge una evidente distorsione nel criterio di calcolo dei punti validi per il ranking ossia, in caso di vittoria dello spagnolo (sarebbe il secondo titolo Slam della stagione), la classifica potrebbe considerarsi equa oppure il frutto di un'anomalia non pienamente meritocratica? In altri termini, l'Atp nello stilare la sua classifica tiene nel dovuto conto il rendimento nelle prove del Grande Slam?


L'importanza dei tornei del Grande Slam
Per affrontare correttamente la problematica è quantomeno doveroso rammentare un fattore tanto “lapalissiano” quanto concreto, ossia l'importanza dei tornei dello Slam nel panorama del tennis mondiale. Un valore che non si limita all'aspetto puramente storico-tradizionale, ma che viene costantemente suffragato da almeno altri due elementi, rispettivamente di carattere tecnico e finanziario. Sul piano tecnico si tratta degli unici tornei dove gli atleti si confrontano sulla distanza dei tre set su cinque, con le innumerevoli conseguenze in termini di dispendio di energie (un finalista può arrivare a giocare complessivamente anche oltre le 15 ore prima della finale). Dal lato finanziario eventi come l'Australian Open, il Roland Garros, Wimbledon e l'Open degli Stati Uniti costituiscono autentici colossi che garantiscono ai partecipanti del solo torneo maschile un prize money totale pari a: 11.414.950 dollari australiani per Melbourne, euro 6.032.000,00 nel caso di Parigi, 5.230.000 sterline per il torneo londinese (tutti dati riferiti al 2011) e 10.508.000 dollari Usa per New York (dati 2010). Nulla di paragonabile rispetto agli ATP Masters 1000 che pur potendo vantare un ottimo “fatturato” non si avvicinano neanche lontanamente a quei livelli. Basti pensare a titolo esemplificativo agli Internazionali d'Italia con un ammontare di premi pari ad euro 2.227.500,00 per passare ai più corposi di Indian Wells e Miami con 3,645,000 dollari. Senza dimenticare che la conquista di un titolo richiede uno sforzo sinceramente esiguo se paragonato agli Slam, con l'aggiunta delle partitine di finale sulla distanza dei due set su tre, che talvolta offrono agli spettarori uno spettacolo francamente deprimente oltre che breve. Perciò, la storia, la tecnica e la “finanza” sanciscono un divario pressochè incolmabile a vantaggio dei 4 tornei dello Slam, la vittoria dei quali consente ad un tennista di passare alla storia.


Il sistema di punteggio Atp

Nulla di tutto questo si rinviene nel sistema di punteggio dell'Atp poiché l'associazione riconosce ai vincitori degli Slam 2000 punti, mentre ai già citati Masters 1000, appunto, un totale di 1000 punti (la tabella dei punti per tipologia di torneo è reperibile HYPERLINK "http://www.atpworldtour.com/Rankings/Rankings-FAQ.aspx"sul sito Atp); pertanto, in base a questo semplice dato si può notare come la differenza strida nettamente rispetto al divario dianzi ricordato a livello di montepremi, in particolare per i Masters europei che non superano mai i tre milioni di euro. Non solo, non si riesce francamente a comprendere perchè, oltre ai punti derivanti dal raggiungimento delle varie fasi del torneo, non vengano assegnati anche “bonus” aggiuntivi a seconda del valore dell'avversario (come accadeva in passato). In sostanza, secondo l'Atp, battere Federer, Djokovic oppure Nadal è esattamente equivalente ad una vittoria su un tennista numero 200 o di gran lunga peggiore. Ciò detto, il totale dei punti del singolo giocatore appartenente ai top 30 viene determinato in base al noto sistema dei “Best 18” nel seguente modo:
- punti conseguiti nei 4 tornei dello Slam;
- punti conseguiti in 8 tornei Masters 1000 (e nelle Atp finals per i top 8);
- punti conseguiti in 4 tornei Atp 500;
- punti conseguiti in due tornei Atp 250 o challenger.
Non credo sia necessario interpellare un matematico di fama mondiale per evidenziare che, prendendo in considerazione ben 18 risultati nell'arco delle ultime 52 settimane, di cui solo 4 sono costituiti dai punti ottenuti negli Slam, la loro incidenza nella determinazione del ranking sia estremamente bassa. In particolar modo se i punti assegnati al vincitore di uno dei 4 Major sia del tutto sproporzionato verso il basso rispetto ai Masters 1000.


Il “curioso caso” Djokovic-Nadal
Passiamo al caso pratico che più ci interessa, ovvero il raggiungimento del primo posto da parte di Djokovic a prescindere dall'esito della finale di oggi. In caso di vittoria del serbo, nulla quaestio, il suo ranking sarebbe indiscusso, ma se fosse lo spagnolo a prevalere dovremmo riscontrare una paradossale distanza tra la classifica e i due titoli di Nadal, che meriterebbero una maggiore considerazione anche sul piano strettamente matematico oltre che del prestigio (non perchè si tratti di Nadal in quanto tale, il riferimento è a chiunque si possa trovare nella medesima situazione). Nello specifico i punti dei due rivali fino alla giornata di oggi sono i seguenti: Nadal 12.070, di cui 6.360 collezionati nelle prove dello Slam (Wimbledon e Us open 2010, Roland Garros 2011 e Quarti a Melbourne 2011) per un'incidenza del 52,69% sul totale. In caso di vittoria a Wimbledon, conserverebbe esattamente gli stessi punti visto che il sistema prevede l'eliminazione di quelli conquistati nel torneo dello scorso anno e la sostituzione con i medesimi del 2011. Dall'altro lato Djokovic oggi è a quota 12.005 e, con la sola finale, anche se persa, balzerebbe ai 12.485 (scaturenti dall'eliminazione dei 720 punti della semifinale del 2010 e l'aggiunta dei potenziali 1.200 della finale 2011). In termini percentuali, nel caso del serbo, l'incidenza delle prove dello Slam sulla sua classifica sarebbe pari al solo 41% (5.120 punti sul totale). Un 'ulteriore conferma di una palese anomalia aritmetica. Non solo, il caso in esame diventerebbe sinceramente imbarazzante, ragionando in prospettiva, se Nadal vincesse anche gli Us Open poiché da oggi fino a quel giorno perderà 2.540 punti di cui 2.000 per la vittoria a New York, 360 per la semifinale in Canada e 180 per i quarti a Cincinnati, mentre Djokovic 1740 (1.200 a New York per la finale, 360 in Canada e 180 a Cincinnati). In altri termini se il maiorchino dovesse vincere anche a Flushing Meadows e quindi collezionare ben tre delle quattro prove dello Slam, potrebbe subire l'incredibile beffa di non riuscire a tornare al numero uno del ranking; anzi..rischierebbe addirittura di vedere ulteriormente incrementato il divario rispetto al serbo che deve difendere un minor numero di punti.


Le possibili soluzioni

Si sta ragionando per ipotesi (comunque concretamente verificabili), ma le storture di questo sistema appaiono francamente evidenti e scarsamente meritocratiche. Una prima soluzione per evitarle sarebbe semplice e logica, ossia dilatare il rapporto tra i punti degli Slam rispetto ai Masters 1000, in un quantum non inferiore a 3 a 1 (3.000 punti rispetto ai 1.000 per i vincitori), ma difficilmente la dirigenza dell'Atp accetterà di “retrocedere” i propri tornei in termini di prestigio. In alternativa, si potrebbe valutare la reintroduzione delle finali al meglio dei 5 set negli stessi Atp 1.000, così da rendere maggiormente validi sul piano tecnico i titoli in questione. La via intermedia potrebbe consistere nell'intraprendere entrambe le strade, ovvero i cinque set nelle finali e un lieve incremento dei punti assegnati nei major. Ma i problemi non finiscono qui; a parere di chi scrive sarebbe interessante aprire una parentesi anche riguardo agli immutabili criteri di determinazione delle teste di serie nei tornei. Prendere in considerazione la classifica generale Atp e non tenere conto della superficie su cui si gioca è totalmente illogico. E' troppo complicato nell'era dell'informatica stilare classifiche separate, terra, sintetico outdoor, sintetico indoor, e erba per elaborare un seeding differenziato a seconda del tipo di torneo (solo per le teste di serie, conservando un ranking unico Atp)? Nel corso della stagione vediamo spesso la stessa composizione dei tabelloni e abbinamenti delle semifinali ripetitivi fino alla noia; eppure trovare un criterio per reinserire un po di brio nelle competizioni non sembra così arduo. Si attendono risposte e soprattutto proposte convincenti su tutte le questioni appena esaminate, in caso contrario la classifica dell'associazione dei professionisti perderebbe completamente di credibilità.

 

 


 

Cesare Boccio

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