30/07/2011 12:55 CEST - L'EMERGENTE
Harrison, speranza di una nazione
TENNIS - Ryan Harrison ha raggiunto il tabellone principale del Roland Garros e di Wimbledon e nelle ultime settimane ha raggiunto per due volte consecutive la semifinale di un ATP 250, mostrando buone qualità e un grande spirito da lottatore. Riuscirà a confermare le aspettative del suo paese, in crisi dopo i fasti degli anni passati? Paolo Giua
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Nell’ultima edizione di Wimbledon si è tanto parlato del giovanissimo giocatore australiano Bernard Tomic, che a soli 19 anni è stato in grado di arrivare fino a quarti di finale, battendo Davydenko, Soderling, Malisse e strappando un set (quasi due) a Djokovic; ma, nello stesso torneo, un altro ragazzo classe 92 è riuscito a fare un buon risultato: si tratta di Ryan Harrison, che nel torneo londinese, entrato nel tabellone principale da lucky loser, è riuscito a superare il primo turno e per poco non eliminava la testa di serie n°7 David Ferrer.
Il giovane tennista americano, nato a Shreveport in Louisiana, fin da piccolissimo è stato allevato nel segno del tennis dal padre Pat, ex-giocatore professionista di mediocre livello (besta ranking 725 Atp) e nel 2008 è stato portato insieme al fratello Christian, nato nel 1994, attuale 1749 della classifica, da Bollettieri alla sua accademia di Bradenton, in Florida. Tecnicamente è molto dotato: oltre ad avere un dritto esplosivo che fa molto male da qualsiasi parte del campo, un rovescio molto solido, possiede un servizio molto veloce che gli produce tanti ace ed un gioco di volo molto efficace. Anche la mobilità è davvero notevole, come dimostrano alcuni recuperi in spaccata. La sua predisposizione principale è l’attacco da fondo campo con eventuale chiusura del punto a rete, ma con le proprie attitudini da attaccante non disdegna il serve-and-volley e il chip-and-charge, come ha più volte dimostrato anche nella partita contro Federer negli ottavi di Indian Wells.
Ma la qualità più importante di Harrison è quella di essere un vero lottatore: pur avendo solo 19 anni, il giovane americano riesce a mantere una grande lucidità nel corso di tutta la partita e più volte ha rimontato match in cui era in difficoltà senza mai cedere mentalmente; dimostrando una grande fermezza soprattutto nei punti importanti, che Ryan gioca senza mai subire il famoso “braccino”, ma giocando con grande sicurezza e, se possibile, maggiore aggressività. Naturalmente Harrison incarna le aspettative di tutta una nazione che aspetta ancora un nuovo numero uno (o almeno un vero top 10) dopo Roddick, e i paragoni con i giocatori più celebri, come Connors, Hewitt o lo stesso A-Rod e, sebbene il giovane preferisca mantenere un profilo basso, già altri giocatori come Federer lo hanno più volte elogiato per le sue potenzialità offensive e il gran servizio, prevedendo per lui un roseo futuro nelle posizioni alte della classifica.
In questo 2011 Harrison è riuscito a produrre dei buoni risultati, qualificandosi da lucky loser sia al Roland Garros che a Wimbledon, anche se ha collezionato un gran numero di uscite al primo turno contro giocatori non proprio di prima fascia come Amer Delic o Leonardo Mayer, rispettivamente n° 240 e 201 della classifica.
La settimana scorsa nell’Atp 250 di Atlanta, Ryan è riuscito ad arrivare in semifinale, dove si è arreso a Fish e grazie a questo risultato è riuscito per la prima volta a sfondare la barriera dei top100, piazzandosi alla posizione 94 della classifica, destinata a migliorare ulteriormente grazie alle buone prestazioni di questa settimana a Los Angeles (Atp 250), dove si è guadagnato la seconda semifinale consecutiva, in cui pescherà Mardy Fish.
Se i risultati continueranno ad arrivare Harrison continuerà a progredire, ma è forse troppo presto per delineare un futuro da n°1 mondiale per il giocatore del Lousiana perché, pur avendo moltissime qualità, manca di esperienza (i match-point sprecati allo Us Open contro Stakhovsky gridano ancora vendetta) e di un colpo da KO definitivo, anche se il servizio e il dritto sono già molto pericolosi. Vedremo se, supportato da una federazione che punta moltissimo su di lui, riuscirà a fare ancora progressi e ad imporsi nei prossimi anni.
Paolo Giua
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