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13/08/2011 13:41 CEST - Masters 1000 Montreal

Fish e Tipsarevic in semifinale

TENNIS - Mardy Fish centra la sua terza semifinale consecutiva superando Wawrinka che crolla nel terzo set di una partita molto spezzettata. Un Tipsarevic opportunista porta a casa un risultato di prestigio contro Berdych che ancora una volta viene a meno nei momenti importanti. Ancora record di presenze per Montreal che si appresta alla passerella del weekend finale. Da Montreal, Vanni Gibertini

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Se si vive a Montreal e ci si occupa di tennis è difficile in questi giorni girare per la città senza che amici e conoscenti chiedano cosa stia succedendo alla Rogers Cup: i giornali riportano titoli roboanti in prima pagina (“L’hecatombe” era l’apertura de “La Presse” venerdì mattina) sottolineando come quasi tutte le maggiori teste di serie siano uscite prematuramente, rendendo il line-up ai quarti di finale più simile a quello di un ATP 500 che non di uno dei maggiori 9 tornei dell’anno. D’altro canto qui si erano abituati piuttosto bene: due anni fa al venerdì conclusivo erano arrivati tutti i primi 8 della classifica mondiale.
Il successo di pubblico del torneo non è però messo in discussione dalla presenza di nomi relativamente sconosciuti al grande pubblico: tutti i biglietti per il weekend finale sono esauriti da tempo, accedere ai posti vicino al campo è possibile solamente se si ha un abbonamento per il quale esiste una lista d’attesa lunga diversi anni (oppure se si paga profumatamente un bagarino o un’agenzia di rivendita) ed il torneo si appresta a battere il record mondiale di spettatori per eventi di una settimana che già detiene. Anche perché hanno aggiunto la giornata del sorteggio ai numeri ufficiali, ma anche senza questo escamotage hanno comunque battuto l’edizione 2009 in tutte le sessioni finora giocate. Si sono persino inventati una nuova categoria di posti, la “Galerie de la Presse”, ovvero due file in cima al settore sud dello stadio (per intenderci quello circolare), proprio di fianco alla tribuna stampa e davanti alle cabine per i commentatori televisivi: hanno come pregio quello di poter godere di cibo e bevande a volontà nel bar al coperto con tavolini immediatamente dietro. Quindi vedono la partita esattamente come la vediamo noi, solo che loro sono all’ombra quasi tutto il tempo, mentre noi della stampa abbiamo il sole che invade la postazione (ivi compreso lo schermo del computer) per almeno 4 ore al giorno. Ma come diceva quel tale, è sempre meglio che lavorare.

Il primo quarto di finale in programma all’Uniprix Stadium, quello tra il neo n.1 americano Mardy Fish e l’eterno n.2 svizzero Stanislav Wawrinka, tenta di dare un nuovo significato al concetto di “ciapa-no” applicato al tennis, dopo l’altrettanto egregia dissertazione sull’argomento fornita la sera precedente da Monfils e Troicki. Il primo set scorre via abbastanza liscio con Fish che manovra bene il campo e tiene saldamente in mano il pallino del gioco: 6-3, con l’elvetico che sembra più assopito del suo allenatore Lundgren in tribuna. Poi, quando Fish dovrebbe dare il colpo del K.O. improvvisamente la partita cambia: Stas inizia a rallentare lo scambio alternando morbidi slice ai suoi plastici rovesci in top, e l’americano sembra perdere il bandolo della matassa. Wawrinka sale 4-1, ma non riesce a dare continuità al suo momento, e si fa riprendere sul 4-4. Poi la follia si impossessa del centrale: con un poderoso rovescio condito da un urlo barbarico, Stas va a servire per il set sul 5-4, ma inutilmente. “Non riuscivamo a tenere la battuta neanche a spararci, ma almeno rispondevamo molto bene” ha scherzato l’americano dopo il match. Fish gli concede una seconda chance sul 6-5, ma è il tie-break che deve decidere il secondo parziale. Diciotto punti conditi da sette minibreak, oltre che (ma questo è un dettaglio) due match point non sfruttati da Fish, uno dei quali sul proprio servizio e dopo quasi 2 ore un rovescio in rete di Mardy sancisce che c’è bisogno di un terzo set per decidere il vincitore.
Il terzo set è una pura formalità, perché Wawrinka probabilmente paga la stretta nervosa necessaria per chiudere il secondo parziale, e di fatto non oppone più resistenza, tornando in quel torpore che lo aveva caratterizzato all’inizio del match. E, com’è noto, chi dorme non piglia pesci. Il 6-0 finale regala a Fish la seconda semifinale stagionale in un Masters 1000 (dopo Miami) e la terza semifinale consecutiva di questo scorcio di stagione (dopo Atlanta e Los Angeles, dove ha raccolto una vittoria ed una finale), particolare questo che gli consente di consolidare la leadership nella classifica dell’US Open series (che regala potenzialmente un bonus di 1 milione di dollari in caso di vittoria a Flushing Meadows) e di scavare un solco quasi incolmabile tra lui ed il secondo classificato Ernst Gulbis.
***
E’ curioso vedere come man mano che un torneo si avvicina alle fasi decisive la fauna presente sugli spalti progressivamente diventi sempre più “aristocratica”. Durante i primi turni si vedono gli appassionati sfegatati, quelli che sanno tutte le statistiche a memoria dei primi cento del mondo, che si assiepano sul campo 8 per vedere gli allenamenti di Petzschner. Poi, a partire dal weekend, si iniziano a vedere quelli che conoscono di nome Federer, Nadal e Djokovic, ma fanno fatica a distinguere Andujar da Almagro (tutti spagnoli sono!) e sono più preoccupati del cocktail party nel nuovo lounge bar sul tetto dei campi di Tennis Canada che non del tie-break in corso sul centrare. Qui alla Rogers Cup virtualmente integrata, la copertura televisiva dai quarti di finale è passata dal canale sportivo Sportsnet alla TV di stato CBC. O meglio dalle due TV di stato, perchè come tutto in Canada, ce n'è una inglese ed una francese. Ed il commento tecnico da Jimmy Arias e Milos Raonic all’ex doppista Martin Laurendeau. Non esattamente un gran cambio. Per fortuna che il broadcaster degli americani è ESPN2, che si è portata in dote la sempre più incantevole Mary Jo Fernandez, avvistata all’arrivo qui a Montreal accompagnata dalla prole.
I presenzialisti a tutti gli eventi che contano, costretti nell’estate montrealese ad un tour de force dal fittissimo calendario mondano (i soli concerti rock dell’ultimo mese hanno visto esibirsi, tra gli altri, gli U2, Eminem, Paul McCartney, Janet Jackson e, proprio ieri sera, Britney Spears) erano abbastanza spaesati di fronte ai due nomi ignoti in campo durante il secondo quarto di finale, nonostante uno dei due, il ceco Berdych, sia presenza fissa nei top ten da almeno un paio d’anni. E spaesato lo è apparso anche il povero ceco, ormai stabilmente fidanzato con la collega Lucie Safarova, vincitrice della nostra Schiavone questa settimana a Toronto: il primo set lo ha quasi dominato, almeno fino al 4-4, quando dopo aver tenuto con grande agio i suoi turni di battuta ed aver mancato 4 palle break, si trovava in un amen sotto di un set ed un break. Il suo avversario, il serbo Tipsarevic, soprannominato “Ringhio” per la somiglianza con il calciatore Gattuso, badando molto al sodo e fornendo una prestazione senza fronzoli ma senza sbavature, è riuscito a conquistare la sua prima semifinale dell’anno nei tornei Masters 1000, siglata con un 6-4, 6-4. “Ho avuto quattro piccole chances – ha ribadito un laconico Berdych subito dopo il match – e non le ho sfruttate. Lui ne ha sfruttata una su due, e la differenza è stata tutta lì”.
 

Vanni Gibertini

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