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07/12/2011 13:14 CEST - POLITICA

Sport da riformare
gestione, elezioni

TENNIS - Proposta anti-Casta: un presidente che resti in carica solo quattro anni come tale più altri quattro da vicepresidente. Poltrone non più blindate. Abolizione di "paletti" che rendano di fatto quasi impossibili candidature alternative. Meglio dirigenti davvero professionisti o finti dilettanti di professione? Il problema degli organi di giustizia e delle nomine di chi ne fa parte. Costituire l'ordine professionale dei maestri e una "pensione" per loro? L'opinione di Ubaldo Scanagatta

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Lo sport e la sua gestione "politico-economica" non è argomento così minore come può sembrare...anche se Il Paese sta vivendo situazioni difficilissime al di là dello sport. Lo sport merita però attenzione, e non solo per via dei milioni di italiani che in qualche modo se ne interessano, partecipandovi attivamente o da seduti in poltrona. Lo sport muove miliardi di euro, anche in Italia, molto al di là dei 470 milioni di euro che il Governo passa al CONI annualmente e che il Coni in buona parte trasferisce poi alle singole federazioni sportive.

Anch'esso, lo sport, è gestito da una "casta". Quasi tutti i presidenti delle federazioni sportive hanno un potere, anche economico, enorme e sono praticamente inamovibili. La figura del dirigente dilettante, che amministra bilanci di 30/40/50 milioni di euro per gli sport minori, e di molto ma molto di più per il calcio, è incompatibile con l'epoca moderna. Nella stragrande maggioranza delle federazioni sportive i cosiddetti dirigenti dilettanti mantengono la loro poltrona da oltre 20 anni, non hanno idea di che cosa sia un computer, credono che la banda larga sia un'orchestra di musicanti grassottelli, e riescono periodicamente ad introdurre regole statutarie che consentono loro di spazzare via qualunque candidatura alternativa, cioè di autoblindarsi. Un sistema perverso. Recentemente è stato approvato da una federazione sportiva, e ratificato poi dal Coni, uno statuto che prevede che per candidarsi in alternativa al presidente in carica l'aspirante candidato debba procurarsi la firma di 300 società sportive distribuite geograficamente in più di 5 regioni, e la firma di un numero spropositato di atleti, tecnici etcetera.

Roba che un dirigente davvero dilettante dovrebbe avere i mezzi finanziari di Obama e tempo smisurato per condurre in tutt'Italia una campagna di almeno un paio d'anni per raccogliere adesioni che, nel timore di ritorsioni spesso messe in atto e tradottesi in contributi economici e prebende varie negate, le varie società sportive saranno inevitabilmente restie a concedere a cuor leggero. Difatti i presidenti delle federazioni sportive vengono regolarmente rieletti con percentuali bulgare, sebbene quando poi si vada in giro a chiedere alle società se sono soddisfatte queste si dichiarino quasi tutte scontente.
Un meccanismo diabolico. Se qualcuno si azzarda a ribellarvisi si studiano tutti i modi possibili per tappargli la bocca, utilizzando strumentalmente anche gli organi della giustizia sportiva nei quali vengono catapultati dall'alto i parenti del presidente e/o dei consiglieri federali stessi...e anch'essi vi restano a vita. Immaginatevi l'obiettività dei giudizi. Se un comitato regionale si ribella... dopo poco viene commissariato.
Vengono create poi ormai, e con grande disinvoltura amministrativa su cui nessuno apre bocca, tutta una serie di società parallele esterne che gestiscono montagne di denaro dei contribuenti con assoluta discrezionalità.

Un esempio: c'è una federazione sportiva il cui presidente ha varato il progetto di una televisione "federale" da 3 anni garantendo inizialmente il break even in 3 anni. Beh, costa invece dai 3 a i 4 milioni di euro l'anno senza arrivare a recuperarne neppure uno, su un bilancio federale di 13/14 milioni di euro (quindi il 30 per cento dello stesso), e l'amministratore delegato della società televisiva è il fratello della madre del presidente, cioè lo zio del presidente. Inutile dire che quella tv federale è uno spot promozionale continuo, incessante, per l'attività politica del presidente e del suo consiglio.
E che dire poi di quel presidente di federazione che, in tempi di crisi conclamata e fra mille lamentationes sull'impossibilità di sostenere finanziariamente i giovani anche più promettenti che vogliano fare attività agonistica, decide dalla sera alla mattina di dare un premio di 400.000 euro ad un'atleta che ha vinto una gara importante ma che ha di soli guadagni ufficiali (senza sponsor e contratti vari cioè) già incamerato 6 milioni di dollari?
Qui non si vuole soltanto denunciare cose note e sclerotizzate, quali casta dei dirigenti sportivi (a proposito dei quali ovviamente non va fatto di tutto un'erba e un fascio, perchè ce ne sono moltissimi anche bravi, onesti e capaci...sebbene oggi la professionalità retribuita dovrebbe essere un requisito indispensabile anche per una dirigenza capace di indirizzare e guidare il volontariato), ma proporre quanto segue:
a) Un presidente di federazione deve restare in carica per un solo mandato di 4 anni, con due vicepresidenti e un consiglio di non più di 6 consiglieri oltre i tre massimi dirigenti.
b) Dopo 4 anni uno dei due vicepresidenti diventerà presidente _ salvo che prevalga alle elezioni una cordata alternativa a quella in carica che non dovrà più avere gli assurdi paletti statutari appena approvati dal CONI _ e il vecchio presidente potrà tutt'al più restare in consiglio come vicepresidente. Al termine degli otto anni il presidente del primo mandato dovrà lasciare spazio a nuovi consiglieri. E così via.
Attraverso il continuo ricambio generazionale, lo sport si manterrà al passo con i tempi. e non permetterà più ad esempio, a certe società di godere di posizioni di rendita privilegiata, affitti irrisori rispetto ai benefici concessi ai soci, che sono magari in gran parte giocatori di scopone e burraco perchè così si aumenta surrettiziamente il numeor dei soci tesserati e si possono chiedere maggior contributi al Coni, quindi allo Stato, quindi ai contribuenti.

E qualcuno di voi che ha fatto una lezione con un maestro di tennis, di sci, di golf, di ginnastica, può dire di avere sempre ottenuto una ricevuta fiscale per i pagamenti effettuati? Tutti sanno che il problema di quest'evasone fiscale esiste, ma qualcuno ha fatto qualcosa? Non lo si fa, sebbene da più parti _ in aperta contraddizione con quanto sopra esposto _ ci sia poi chi invochi la costituzione di un albo professionale ben regolamentato che preveda anche l'istituto pensionistico per i suoi iscritti. Ricordo di nuovo che lo Stato oggi riconosce 470 milioni di euro annui al Coni. Ma in quei 470 milioni non sono comprese, ad esempio, i finanziamenti a quelle forze militari o paramilitari che finanziano le attività di molti atleti che poi ci rappresentano una volta ogni 4 anni alle Olimpiadi.
Insomma i campi di intervento politico nel mondo dello sport sono tanti, qualcuno per favore se ne occupi. Non è una questione marginale, anche se certo mi rendo ben conto che ci sono problemi molto più importantio da affrontare e risolvere per far uscire il Paese da questa drammatica situazione economica.

Ubaldo Scanagatta

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Quirino Cipolla, coach internazionale
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Paolo Nicodemo, avvocato
Massimo Rossi, avvocato e giornalista
Fabrizio Di Meo, imprenditore
Roberto Sordini, imprenditore
Ferdinando Enrico Pomarici, magistrato
Giancarlo Lombardi, avvocato
Franco Bonaiti, maestro e coach internazionale
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