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08/03/2012 08:40 CEST - Indian Wells

Indian Wells: il quinto Slam

TENNIS - In California, nella splendida cornice dell’Indian Wells Tennis Garden, si gioca un torneo che negli anni ha saputo imporsi per tradizione e capacità di innovarsi. In questi giorni ha parlato Raymond Moore, presidente della PM Sport, che si occupa dell’organizzazione. Quest’anno il vincitore del torneo maschile porterà a casa un milione di dollari. Teo Gallo

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I tornei del Grande Slam sono 4, da che mondo è mondo. E sempre 4 saranno: Roland Garros, Wimbledon, Us Open e Australian Open. Alle loro spalle peró ci sono tornei che fanno a gara per avvicinarsi almeno un po’ a quell’alone di grandezza. Dal punto di vista del fascino è un’impresa impossibile da realizzare. La pista centrale di Wimbledon, per dire, è come l’Everest. Lì è e lì rimane, irraggiungibile, la vetta piú alta per un tennista. Lo stesso vale per il centrale di Parigi o la Rod Laver Arena. Ma se si dovesse fare un’inchiesta tra i giocatori chiedendo loro qual è il torneo più importante dopo i magnifici 4, la maggior parte vi risponderà: Indian Wells, California.

Per quale motivo? Un insieme di fattori probabilmente. Si gioca in un clima difficile da migliorare, in un paese tennisticamente all’avanguardia, in uno stato (la California) di grande tradizione sportiva. A questo aggiungeteci pure le motagne che fanno da romantico sfondo, le decine di campi perfettamente mantenuti, le palme, le ragazze di Baywatch e il montepremi totale di 11 milioni di dollari. Da quest’anno il vincitore del torneo, sia maschile che femminile, ne intascherà 1, al netto di tasse e contributi.

Indian Wells è anche il primo Master 1000 dell’anno. Ma torniamo alle palme e alle ragazze. “California Dreaming” è un’espressione che non passa di moda: nell’America del dopo-Bush, del dopo-Schwartzeneger e in piena era Obama, questo stato magico e potentissimo (di fatto la sesta economia mondiale se fosse uno stato indipendente) mantiene intatto il suo fascino e puó contare su un’organizzazione impeccabile, fondamentale per dare ai giocatori serenità, istallazioni per allenarsi in pace, svaghi extra sportivi. Se il giocatore è contento, il torneo cresce.

Nessuno dell’organizzazione del torneo ha mai sventolato ai quattro venti l’ambizione di voler diventare il torneo più importante dopo gli Slam, come ha fatto invece in più occasioni Ion Tiriac (parlando del “suo” torneo di Madrid) o come dichiararono i dirigenti della FIT alla vigilia degli ultimi Internazionali d’Italia. In California ci sono arrivati per inerzia, sospinti da una dirigenza efficiente e cercando di portare ogni anno delle novità. Sicuramente aiuta il fatto di avere come proprietario del torneo (ma solo da tre anni a questa parte) Larry Ellison, fondatore di Oracle e il quinto uomo piú ricco del mondo, secondo Forbes.

I soldi non mancano. E da queste parti li investono bene. Amano il tennis e si nota. In questi giorni ha parlato Raymond Moore, presidente della PM Sport, che si occupa dell’organizzazione. Racconta di come il torneo abbia attraversato diverse fasi negli ultimi anni, anche complicate, come quando nel 2006 si pensò di venderne la licenza alla cittá di Shangai. L’arrivo di Ellison ha risolto gran parte dei problemi; lo scopriamo anche leggendo un interessante articolo su Mydesert.com.

Da quel momento infatti hanno potuto concentrarsi sulle questioni da migliorare, senza per forza guardare al bilancio. “È fantastico che un uomo d’affari come Mr. Ellison abbia deciso di investire e supportare il tennis. Questo la dice lunga sul momento d’oro che sta attraversando questo sport”.

Ai soldi hanno fatto seguito i fatti, non pugnette. Indian Wells è l’unico torneo che dispone dell’Occhio di Falco su tutti i campi in cui si compete. In questo senso è il primo in assoluto, un modo per spingere i Majors a fare altrettanto e per offrire un trattamento “democratico” a tutti i tennisti in gara. Ogni anno si introducono eventi collaterali e novità. L’anno scorso ci fu il match per finanziare la ricostruzione di Haiti con Federer, Nadal, Sampras e Steffi Graf. Quest’anno, oltre all’ aumento del montepremi, sono riusciti a convincere quasi tutti i big (Nadal, Murray, Djokovic tra gli altri) a partecipare al torneo di doppio, altrimenti relegato a un evento ignorato dalle TV e dai tifosi. Il pubblico è trattato con i guanti e le istallazioni migliorano anno dopo anno, con schermi sparsi qua e là che offrono risultati e informazioni sul torneo.

Con Mr.Ellison come proprietario possiamo diventare davvero un rivale per gli Slam” dice senza ar rumore Charlie Pasarell, CEO di PM Sports, agenzia che porta avanti il torneo dal 1980. “Potrebbe volerci del tempo, visto che loro hanno alle spalle una storia centenaria, ma non ci preoccupa il lavoro che abbiamo davanti”.

Teo Gallo

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