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20/03/2012 22:41 CEST - Indian Wells

Ciao Roddick. Rimonta Wozniacki

TENNIS - Un generoso Roddick lotta tre set con Berdych, ma alla fine cede 63 46 62. Maratona della Wozniacki che rimonta un set alla svedese Arvidsson, 36 75 62: ora ha l'Ivanovic. Da Indian Wells, Vanni Gibertini

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L’affetto del pubblico americano non è riuscito a sovvertire il pronostico nel match di cartello sul centrale di Indian Wells, dove il ceco Tomas Berdych ha avuto la meglio in tre set di Andy Roddick: 6-3, 4-6, 6-2 in 2 ore e 6 minuti il punteggio di un match nel quale non si ha mai avuto la sensazione che Roddick potesse fare il colpaccio.

Break in apertura per Berdych, che prende il comando all’inizio del primo set e non lo molla fino alla fine. I suoi colpi da fondo sono più pesanti, più penetranti di quelli di Andy, anche perché l’americano è sempre costretto a pedalare ben fuori dalla linea di fondo. Anche sul suo servizio fatica a prendere in mano il pallino del gioco, nonostante un discreto 69% di prime palle, ma con un desolante 3 su 12 (25%) di punti sulla seconda. Emblematico l’ultimo punto del set, siglato da un doppio fallo di Andy che frantuma la racchetta a terra per la frustrazione.

E’ come vedere due pugili di due categorie differenti, per quanto assurdo possa sembrare: il palleggio di Roddick non riesce a fare che il solletico a Tomas, ragion per cui l’americano decide di cambiare tattica. Invece di insistere con il “corri e tira”, Roddick inizia a sgonfiare la palla nel palleggio usando il suo rovescio tagliato, in modo da togliere ritmo a Berdych; e per evitare di essere sempre costretto sulla difensiva, decide di forzare di più con i colpi di inizio gioco, prima e seconda di servizio, diritto o rovescio di risposta. E come per magia, la tattica paga: i colpi di Berdych cominciano a trovare la rete più sovente, e sul 3-3 arriva il break che fa infiammare l’Indian Wells Tennis Garden, o almeno quei pochi spettatori della sessione diurna che sono rimasti fino a quella tarda ora per vedere l’ex n.1 americano. Il match, infatti, programmato come ultimo della sessione pomeridiana, a causa delle quasi tre ore dello psicodramma femminile tra Petrova e Stosur, si è disputato quando solitamente va in scena il vernissage serale, creando non pochi grattacapi agli organizzatori, che hanno dovuto tenere fuori dallo stadio gli spettatori con il biglietto per la sera, a tutto vantaggio degli introiti dei punti di ristoro.

Il set decisivo prende ben presto la strada del ceco, che senza scomporsi troppo accetta lo scambio più leggero di Roddick ed aspetta l’occasione opportuna per affondare i suoi fendenti da fondocampo. Il break arriva al quarto game, ed a quel punto tutti, incluso Roddick, capiscono che il vincitore del match non sarà lui.

Subito dopo la partita Roddick si presenta al consueto incontro con i media, e ci ricorda ancora il motivo per cui quando si ritirerà l’ATP dovrebbe istituire il premio “Andy Roddick” per il miglior tennista nelle conferenze stampa: si rifiuta di accampare scuse a proposito dello stato di salute della sua caviglia (“Sono andato in campo e mi ha battuto, conta solo questo”), ci regala un “bignami” dell’analisi tecnica pre-match di Federer-Raonic ("Roger è favorito, Raonic se serve bene può fare una buona partita, giocare di sera favorisce Federer perché la palla probabilmente è più lenta”), si divincola in maniera magistrale da una domanda allusiva ad un suo possibile ritiro e offre la sua spiegazione del motivo per cui non è possibile confrontare diverse generazioni di giocatori (“il concetto stesso di generazione è vago e difficile da definire, per cui è improponibile discutere su quale generazione sia meglio, anche se fornisce un buon argomento su cui discutere con tuo padre”). Il tutto ad un ritmo misurato dalle stenodattilografe della ASAP intorno alle 400 parole al minuto.

Dal canto suo Berdych ha confermato la soddisfazione espressa in campo per la vittoria odierna ed ha dichiarato che l’incidente di Melbourne con il suo prossimo avversario Almagro (non si erano stretti la mano alla fine del match per una pallata tirata al bersaglio grosso dallo spagnolo durante uno scambio) è del tutto dimenticato.

Nel frattempo sullo Stadium 2 (il secondo campo in ordine di importanza), Ana Ivanovic aveva dovuto sudare quasi tre ore per aver ragione della kazaka Pervak per 67, 64, 62.

La bella serba affronterà negli ottavi Caroline Wozniacki, vincitrice della svedese Sofia Anderson nel match serale d’apertura sul campo centrale, un match per lunghi tratti inguardabile ed inguardato (ci saranno stati si e no 2000 spettatori sugli spalti) che forse può fornire una spiegazione del momento di popolarità non straordinario del tennis femminile: quando partite come Vinci-Cibulkova vengono nascoste sui campi senza telecamere, mentre questo solfeggio con racchetta viene propinato al grande pubblico in prima serata, può darsi che la gente si faccia un’impressione sbagliata. Faceva veramente riflettere sentire in lontananza i boati provenienti dallo Stadium 2 dove Nadal-Lopez stavano battendo i campioni uscenti Dolgopolov-Malisse, mentre sul centrale regnava un inquietante silenzio.

La graziosa Carolina ha avuto una serata non proprio tranquilla: si è trovata sotto 6-3, 5-4 prima di alzare il livello ed attivare la “modalità Wall-zniacki” e mettere a segno sei giochi consecutivi per ridimensionare le ambizioni dell’irregolarista da fondo Arvidsson. Due ore e 37 minuti per in 3-6, 7-5, 6-2 che ha costretto l’ultimo match del programma (Harrison-Garcia Lopez) ad iniziare alle 23.32 locali ed a finire quasi all'1.30 del mattino. E' stato Harrison a prevalere per 6-4, 7-5 e troverà Gilles Simon negli ottavi.


 

Vanni Gibertini

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