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04/04/2012 12:14 CEST - ATP Tour

Qualche ombra su Miami

TENNIS - Il Sony Ericsson Open è da molti considerato il torneo combined più importante dopo gli Slam; alcune pecche organizzative ed il confronto con la concorrenza sembrano però smentire questo ipotetico primato. Jacopo Pastore

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Il torneo di Miami, che ha avuto ieri il suo epilogo con la vittoria di Nole Djokovic (che ha così bissato il successo dello scorso anno), è da sempre considerato da buona parte degli addetti ai lavori come il combined di maggior prestigio. Il torneo è infatti presente nel circuito da più di 25 anni, offre un ricco montepremi totale di circa 9 milioni di dollari equamente diviso tra uomini e donne e si svolge nell’ arco di 12 giorni: tutti aspetti che sembrano designarlo come il torneo tra quelli dei circuiti ATP e WTA che più si avvicina agli Slam. Ma è realmente così? Andando infatti ad analizzare più in dettaglio alcune delle sue caratteristiche logistico-organizzative sorgono diversi dubbi a riguardo. Infatti, per prima cosa, il torneo non assicura copertura televisiva per tutto il primo turno ed addirittura parte del secondo; inoltre diversi campi non sono dotati di telecamere e per questo può capitare che alcuni incontri non possano essere trasmessi per motivi “tecnici” (anche al secondo o terzo turno): l’ esempio più lampante è stato il match tra Venus Williams e Petra Kvitova.

Per quanto riguarda invece gli aspetti legati alla sua organizzazione in loco è doveroso sottolineare alcune mancanze piuttosto rilevanti per un torneo di tale importanza.

Innanzitutto, come riferitoci dettagliatamente dal nostro inviato a Miami Vanni Gibertini, lo spazio riservato ai media è piuttosto ridotto e mal strutturato; ad esempio, la sala stampa principale (che a sua volta è stata ridotta notevolmente rispetto al 2011) è fisicamente molto distante dalla sala interviste: questo comporta notevoli difficoltà e problemi di spostamento per i giornalisti presenti.

Per quanto riguarda la ristorazione invece, quest’ anno erano presenti una decina di stand che comprendevano per la maggior parte piccole paninerie, stand per pizze a taglio o hotdog, ecc…) di cui però solo un solo ristorante vero e proprio adeguatamente fornito di spazi per sedersi ed il tutto concentrato all’ interno di un’ unica area al centro del complesso: decisamente non abbastanza per un evento che registra una media di circa 20 – 25.000 presenze al giorno.

Le maggiori problematiche riscontrabili al Sony Ericsson Open però sono sicuramente legate alla logistica: Crandon Park, l’ area nella quale si svolge la manifestazione, si trova infatti sull’ isola di Key Biscayne, a circa 15 Kilometri da Miami; l’ isola è raggiungibile dalla città attraverso una sola strada (la FL 913) che spesso nei giorni della competizione è estremamente trafficata, al punto che nel week end è necessario più di un’ ora per raggiungere la sede del torneo dal centro della città. Inoltre, i parcheggi si trovano dall’ altra parte della strada rispetto all’ impianto, quindi tutti coloro che si recano al torneo (spettatori, staff, volontari, giornalisti) devono obbligatoriamente attraversarla, aumentando così a dismisura il traffico già di per sé consistente.

I principali vantaggi che invece il Sony Eriscson Open presenta rispetto ad altri tornei sono essenzialmente due: il fatto di trovarsi relativamente vicino ad un’ importante città come Miami ed il prestigio di cui gode a livello storico; il torneo infatti è stato un combined fin dalla sua prima edizione nel 1985 (allora veniva soprannominato “winter Wimbledon”). Inoltre è stato eletto miglior torneo ATP dai giocatori per ben 6 volte negli ultimi 10 anni, ma solo 1 volta miglior torneo WTA (2004).

Guardando però ai tornei “concorrenti”, quale altro combined, a livello di tornei maggiori, potrebbe sostituire Miami nel (molto) ipotetico ruolo di 5° Slam?

Escludento a priori Roma che, nonostante i proclami dei dirigenti federali, presenta notevoli mancanze sia a livello di strutture che di dimensioni della location (per non parlare poi delle più volte dibattute mancanze a livello organizzativo), Madrid (che può vantare un complesso più grande e moderno ma non ancora ai livelli dei combined americani, tanto è vero che diversi giocatori lo scorso anno hanno lamentato una enorme carenza nella disponibilità di campi d’ allenamento) e Tornoto- Montreal (che è solo un “virtual combined”), restano Cincinnati e Indian Wells.

Il torneo che si svolge nella capitale dell’ Ohio però è l’ unico a non aver cambiato le proprie strutture in seguito al passaggio a combined lo scorso anno (8 campi per i match più altri 8 riservati per l’ allenamento), si svolge in solo 8 giorni ed a differenza di Miami e Indian Wells il Prize Money è leggermente diverso tra uomini e donne (3.200.000 $ per gli uomini e 2.000.000 per le donne).

L’ unico torneo che invece può seriamente proporsi come principale antagonista di Miami sembra sicuramente essere Indian Wells. Il torneo californiano infatti, presenta una serie di vantaggi strategici ed organizzativi non di poco conto rispetto a Key Biscayne.

Innanzitutto, proprio per la sua particolare collocazione (di fatto in mezzo al deserto) permette un migliore assorbimento del traffico, mentre dal punto di vista dell’ accoglienza degli spettatori Indian Wells offre una più vasta scelta nella ristorazione, con punti di ristoro collocati in differenti aree del complesso, di cui alcuni suddivisi in base alle diverse tipologie di biglietto al fine di smaltire meglio il pubblico ed evitare lunghe code nelle ore dei pasti. Inoltre, nell’ edizione di quest’ anno poi è stata installata una gigantesca tensostruttura per permettere agli spettatori di refrigerarsi e riposarsi all’ ombra nelle giornate più calde (vedi il fotoreportage realizzato da Vanni Gibertini) , soluzione che sarebbe sicuramente tornata utile anche a Miami. Il torneo diretto da Larry Ellison offre infine il prize money più ricco tra i tornei combined: 5.500.000 $ sia per gli uomini che per le donne (mentre Miami ha un montepremi leggermente inferiore: 4.828.000).

In conclusione, è doveroso sottolineare che probabilmente la definizione di 5° slam sia eccessiva sia per Miami che per qualsiasi altro combined, ma se proprio si volesse eleggere il migliore tra questi, resterebbe più di un dubbio che a spuntarla sarebbe il Sony Ericson Open proprio alla luce degli enormi progressi fatti dal torneo californiano.

Jacopo Pastore

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