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08/07/2012 14:31 CEST - Wimbledon

Murray per la patria
Roger per la storia

TENNIS - Andy Murray per il suo primo Slam e l'apoteosi di una nazione, Roger Federer per raggiungere Pete Sampras e diventare il numero uno dei numeri uno: a Wimbledon va in scena la finale più suggestiva, la più desiderata nel Regno Unito e non solo. Luca Pasta

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Il regista nascosto dei tornei del Grande Slam questa volta è stato davvero ispirato: probabilmente stanco della solita recita finale intensa ma forse non eccezionalmente appassionante tra i due altrettanto usuali protagonisti (non facciamo nomi), andata in scena nelle ultime 4 occasioni, ha pensato bene di organizzare sul sacro Centre Court di Wimbledon l'atto finale più bello, più significativo e potenzialmente più emozionante che si potesse immaginare.

Roger Federer ha quasi 31 anni, ha vinto 16 titoli del Grande Slam, è stato a lungo numero uno, ma da due anni e mezzo non riesce a conquistare uno dei 4 grandi tornei. Ebbene domenica pomeriggio, giocando la sua ottava finale ai Championships (record assoluto da quando il challenge round è stato abolito), ha la possibilità, qualora la vincesse, di spezzare il lungo digiuno nei Majors, di vincere il suo diciassettesimo grande titolo, di raggiungere con 7 affermazioni il pioniere William Renshaw e soprattutto Pete Sampras, alla testa della classifica dei vincitori di Wimbledon, di tornare ad essere il numero uno del mondo, di occupare la prima posizione della classifica ATP per la 286-esima settimana, per affiancare e poi superare ancora Pistol Pete nella graduatoria delle settimane trascorse al vertice del ranking mondiale. Diventerebbe, Roger, anche il secondo più anziano numero uno ad aver riconquistato la prima posizione mondiale dopo Agassi e l'undicesimo giocatore a vincere uno slam da ultra-trentenne.

Di fronte a Federer ci sarà Andy Murray, 25 anni, che avrà la possibilità di spezzare la maledizione che gli ha finora impedito di vincere un torneo del Grande Slam e di porre fine alla serie di tre consecutive disfatte in altrettante grandi finali nel corso delle quali non ha fatto suo un solo set . Di fronte a Roger Federer però, ci sarà anche un'intera nazione, la Gran Bretagna, che ha aspettato dal 1938 sino alla sera di venerdì che un suo figlio raggiungesse la finale di Wimbledon dopo quella raggiunta allora da Benny Austin, e che ancora sta attendendo che un suo figlio quella finale la vinca anche, come accadde per l'ultima volta tra gli uomini nel 1936 con Fred Perry (ed in assoluto con Virginia Wade nel più vicino ma pur sempre abbastanza remoto 1977) o semplicemente che vinca uno Slam, come avvenne per l'ultima volta sempre con Perry sempre nel 1936 nei Campionati degli Stati Uniti, prima di ben 7 consecutive grandi finali perse da britannici in campo maschile. E' soltanto il terzo britannico da quando la formula del Challenge Round è stata abbandonata, dopo appunto Perry e Austin, a giocare la finale a Londra, avendo "Timbledon" Henman fallito per 4 volte questo obbiettivo.

Queste semplici note storico-statistiche permettono di comprendere i motivi per i quali la finale di questa edizione dei Championships ha un significato ed una importanza superiore a quanta non ne abbiano avute le ultime finali di Wimbledon.

Andy Murray è l'unico giocatore insieme a Rafael Nadal ad avere un bilancio positivo contro Roger Federer, conduce infatti per 8 vittorie a 7. Si tratta di incontri giocati tutti sul cemento all'aperto oppure su cemento o tappeti indoor. Siamo quindi di fronte al primo scontro sull'erba tra lo scozzese e lo svizzero. Le uniche due volte che si sono incontrati in un "major", si è trattato di due finali, agli Us Open ed in Australia, e Murray non ha raccolto un solo set. Per raggiungere la finale, Federer ha giocato per 12 ore e 12 minuti, Murray, che ha avuto un tabellone più impegnativo, per 16 ore e 50 minuti. E' stato Roger però ha correre i rischi maggiori con il francese Benneteau, anche se non sono mancati i momenti difficili per Murray, basti pensare ai match con Ferrer e Tsonga.

Dopo aver visitato i numeri di questa finale, non dimentichiamo infine che, per entrambi, vincere il titolo domenica pomeriggio significa anche dimostrare qualcosa a se stessi ed agli altri.  Federer può dimostrare prima a se stesso e poi al mondo del tennis che è ancora in grado di vincere un torneo del Grande Slam, il che significa l'essere ancora capaci, alla soglia dei 31 anni, nell'occasione più importante, di mettere direttamente o indirettamente in fila quei rivali che negli ultimi anni avevano instillato in lui il dubbio di non esserne più capace. Roger vincendo consegnerebbe a tutti un altro importante messaggio: che si può ancora vincere uno dei quattro appuntamenti fondamentali giocando un rovescio ad una mano, a volte in slice, un diritto senza troppa rotazione, affidandosi a schemi offensivi, interpretando il tennis in definitiva in modo "modernamente" classico. Molti non lo credevano e forse ancora non lo credono possibile.

Murray può dimostrare, anche in questo caso, certamente a tutti, ma in primo luogo a sè, che è in grado di vincere un torneo del Grande Slam, cioè di compiere quel salto decisivo che lo porterebbe ad entrare veramente nella storia del tennis e lo distinguerebbe da coloro che non sono stati capaci di lasciare nella storia di questo sport un segno indelebile, proprio come lo dimostrò a se stesso in un pomeriggio di sole del 1984 a Parigi il suo coach, Ivan Lendl. Può dimostrare infine a tutto il Regno Unito che un suddito di sua Maestà (non inglese ma pur sempre britannico) dopo 76 anni ce l'ha fatta, ha vinto Wimbledon.

Difficile esprimere pronostici: non vi è paragone tra l'esperienza che Federer possiede di situazioni come queste e quella che ha invece Murray, che certamente non avrà dimenticato le sue prime tre grandi finali perse "a zero", due proprio per mano di Roger. Ciò nonostante l'incertezza permane: se Federer è apparso con Djokovic in grado di giocare un tennis offensivo che dovrebbe teoricamente mettere nella stessa difficoltà lo scozzese, Murray è apparso per tutto il corso del torneo pervaso da un "sacro fuoco", da una volontà di vittoria che era finora a noi e forse a lui stesso sconosciuta, ed il cui risvolto emozionale è emerso al termine della bella semifinale con Tsonga. Certa è invece sicuramente l'attesa spasmodica per una finale che, comunque terminerà, segnerà la storia del tennis, per la sua importanza storica, e, noi ce lo auguriamo, anche per la sua bellezza.

Head-to-head: Murray leads 8-7
2005 Bangkok Hard (I) FR Federer 63 75
2006 AMS Cincinnati Hard (O) R32 Murray 75 64
2008 Dubai Hard (O) R32 Murray 67(6) 63 64
2008 US Open Hard (O) FR Federer 62 75 62
2008 AMS Madrid Hard (I) SF Murray 36 63 75
2008 Tennis Masters Cup Hard (I) RR Murray 46 76(3) 75
2009 Doha Hard (O) SF Murray 67(6) 62 62
2009 Indian Wells-1000 Hard (O) SF Murray 63 46 61
2009 Cincinnati-1000 Hard (O) SF Federer 62 76(8)
2009 ATP World Tour Finals Hard (I) RR Federer 36 63 61
2010 Australian Open Hard (O) FR Federer 63 64 76(11)
2010 Toronto-1000 Hard (O) FR Murray 75 75
2010 Shanghai-1000 Hard (O) FR Murray 63 62
2010 ATP World Tour Finals Hard (I) RR Federer 64 62
2012 Dubai Hard (O) FR Federer 75 64
 

Luca Pasta

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