08/08/2012 06:03 CEST - Personaggi

L'immaginazione al potere

TENNIS - Due giocatori diversi eppure in un certo senso simili. Alexandr Dolgopolov e Tommy Haas, il caos e l'ordine. Analisi tecnica di due giocatori che a Washington hanno riaffermato la forza della creatività. Diego Barbiani

 

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Tommy Haas e Alexandr Dolgopolov (Matthew Stockman, Getty Images)
Tommy Haas e Alexandr Dolgopolov (Matthew Stockman, Getty Images)

"L'elemento importante della filosofia di un supereroe, è che abbiamo il suo alterego" Questo è un estratto del discorso che pronuncia Bill a Beatrix Kiddow, nella parte finale di "Kill Bill vol.2".

E' bene avvalersi di questa piccola introduzione per poter introdurre due personaggi totalmente diversi: Dolgopolov e Haas, che si sono trovati l'uno contro l'altro per la prima volta nella finale di Washington. Verrà svolta un'analisi circa la qualità del gioco espresso dai due. Confrontandoli, vengono fuori due personaggi tennisticamente distanti, come un supereroe ed il suo alterego. Allo stesso modo, però, risultano essere simili sotto l'aspetto qualitativo.

Si crea uno splendido ossimoro tra di loro: il caos di Dolgopolov e l'ordine di Haas. Il primo, coetaneo dei vari Del Potro, Cilic e Gulbis, è giocoliere per passione e tennista per professione. Capace di accendere la partita con un colpo fuori dagli schemi, con la stessa forza di un potente raggio di luce che abbaglia; ma al tempo stesso di spegnersi all'errore più banale. Il secondo, dotato di un talento al di sopra delle righe e bersagliato da sempre da ogni genere di infortunio, continua a dimostrare che i campioni (perchè Haas è da considerarsi come tale) non hanno età e pure a 34 anni possono ancora dimostrare tutta la loro classe.

Diversi, si diceva, eppure sempre belli da vedere. Nei loro universi hanno alcuni punti di contatto. Esistono degli elmenti di Dolgopolov presenti anche in Haas: per entrambi si parla di gioco vario e sempre portato all'attacco, inoltre utilizzano con estrema precisione gli angoli tracciando con i propri colpi delle traiettorie che lasciano basiti gli spettatori.

Entrando più nel dettaglio, partiamo dal servizio: Dolgopolov ha un movimento continuo, un mulinello che sfrutta il notevole piegamento delle ginocchia per esercitare una spinta verso l'alto. Colpisce la pallina quando ha appena raggiunto il suo picco massimo di altezza, per imprimere una spinta ancora più elevata. Quello che esce è un colpo difficile da decifrare. Spesso inoltre, come è nelle sue caratteristiche, varia il colpo: prima un servizio piatto, poi più lavorato, poi ancora con differenti tipi di effetto. In particolare da destra, ottiene angoli strettissimi. La pecca di questo colpo, per l'ucraino, è spesso la mancanza di un'alta percentuale di prime palle in campo.

Haas invece utilizza un movimento più "standard", con una piccola pausa quando avviene il lancio di palla. Il risultato comunque è, anche qui, di un colpo con ottimi risultati, preciso e potente. Passiamo ad esaminare invece quelli che sono i colpi migliori di entrambi. Particolarmente spettacolare, per l'ucraino, è il dritto. Un colpo tutto suo, che non è possibile insegnare a nessuno che si avvicini al tennis la prima volta. Una apertura decisamente ampia sopra la spalla, leggero piegamento di ginocchia e poi, grazie alla sua agilità, spinta sulla palla. Capita alle volte che si "accartocci" su sé stesso, riuscendo ugualmente a dare grande precisione alla pallina, quasi da far passare inosservato il suo errore di coordinazione. Se da un lato si preferisce il dritto, dall'altro si predilige il rovescio. Quello di Haas è qualcosa di splendido. Vederlo all'opera sembra di osservare il movimento di un maestro di tennis. Grazie all'ottima sensabilità e fluidità che possiede, riesce a giocarlo ad una mano con traiettorie insidiosissime: colpi lungolinea a 10 cm da fondo campo alternati a pregevoli tocchi più stretti che riescono ad esaltare tutte le sue doti. Non possono certo mancare piacevoli varianti come colpi in back o smorzate.

Il rovescio di Dolgopolov è invece meno attraente alla vista: apertura corta e colpo piatto, tale da conseguire alla pallina una traiettoria tesa e molto penetrante. Durante lo scambio interlocutorio è spesso il colpo più ballerino. Certamente, da quel lato, ha molta più dimestichezza quando deve tagliare la pallina: back lunghi o corti sono usati quasi all'esasperazione con un movimento particolare del braccio. Il movimento del braccio proseguire quasi a creare un arco. La smorzata di rovescio è uno dei suoi marchi di fabbrica. Capace di giocarne a decine durante il singolo match, sicuramente aiuta il match a salire di livello e nonostante possa capitare di sbagliare, risulta comunque essere divertente per il pubblico.

Per contro, Haas ha nel dritto un colpo comunque solido e ben eseguito, ma la bellezza del suo rovescio costringe a relegarlo in una posizione secondaria. Fino a questo momento sembra di avere a che fare con due giocatori quasi simili, diversi solo in poche sottigliezze. Il discorso assume però una piega diversa quando si analizzano aspetti come il body language o la tattica.

Sicuramente l'atteggiamento che tiene Dolgopolov in campo è tra i più sconsigliati. Ad iniziare dallo sguardo, totalmente assente e disorientato rispetto alla partita. Attende l'inizio del punto quasi costretto a farlo. Poi all'improvviso si accende e mette in moto il suo corpo, quasi a comando. Lascia abbastanza di sasso poi la sua capacità di colpire la pallina in quel modo tutto suo e di far partire dal piatto corde delle fucilate con la stessa indifferenza di chi attende l'autobus. Non sembra provare la benchè minima reazione, se non quando si arrabbia e lancia la racchetta in aria o per terra.

Haas, al contrario, è un esempio per tutti: tiene il corpo sempre in movimento e raramente lo si vede in segnali di insofferenza. Al contrario dell'uraino mantiene alta la reattività in risposta grazie ad alcuni saltelli sul posto. Insomma, trasmette un segnale positivo, come a dire "ehi! io sono pronto, forza!".

Tatticamente, poi, sono 2 giocatori agli antipodi. Nel caso di Dolgopolov abbiamo di fronte, come detto, ad un genio/folle. A lui non interessa molto la fase di costruzione del punto, cerca piuttosto di chiuderlo nella maniera più spettacolare possibile. E' abbastanza frequente vedergli risolvere una situazione prima aprendosi il campo con il servizio e poi chiudendo al colpo successivo (o, al limite, quello dopo ancora).

Accetta pure scambi prolungati, cercando di ingarbugliare l'avversario offrendogli palline sempre diverse. Come quando ha mandato in tilt Djokovic allo scorso US Open, scialacquando poi da miserabile un tie-break al cardiopalma. Il suo problema, in queste circostanze, è la tenuta mentale. Purtroppo succede che in un baleno perda la sicurezza che lo ha accompagnato fino a quel momento, entrando in un vortice di errori inspiegabili e oltremodo banali (come nel suo match in Australia contro Murray, quando aveva palla break a favore e ha gettato tutto al vento con un improbo smash di rovescio ad una mano a rete).

Haas, invece, è molto solido. Ragiona sui punti e sulla maniera migliore per giocarli. Sebbene, come detto, possegga armi tecniche elevate, non è alla costante ricerca dello spettacolo. Tommy è concreto, utilizza i propri colpi con un'idea ben precisa dietro. Esattamente ciò in cui ancora Dolgopolov, nel suo personale universo tennistico, pecca.

Diego Barbiani

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