02/09/2012 12:02 CEST - US Open 2012

Super Vinci ed Errani: successo di gruppo

TENNIS - L’Italia seconda solo a Russia e Germania. Per Roberta la Radwanska, n.2: è battibile. Per Sara, 7ma nella Race, c'è la Kerber, battuta a Parigi. Lotta per 2 posti al Masters con Na Li e Stosur. Ubaldo Scanagatta

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Sara Errani (Getty Images North America Joe Scarnici)
Sara Errani (Getty Images North America Joe Scarnici)

NEW YORK - Sei anni fa Roberta Vinci era stata lì lì per smettere di giocare. Oggi è per la prima volta negli ottavi di finale all’US Open e se anche dovesse perdere per la quinta volta consecutiva dalla Radwanska, n.2 del mondo, alla fine di questo torneo avrà raggiunto il suo best ranking, n.17 Wta. E 3 milioni di dollari.

Per dirlo con le sue parole, “Oggi pensare di poter raggiungere anche un posto tra le top-ten non è un sogno ma una possibilità reale. Ovvio che quando ero n.70 l’asticella era il 30mo posto. Ora le cose sono cambiate. Sono stati certo di sprone i risultati ottenuti dalla Schiavone e da Sara (Errani) al Roland Garros e anche Flavia entrata tra le prime 10”.

L’appetito vien mangiando. E’ normale che sia così, e cioè che una ragazza intelligente come Roberta abbia cominciato a pensare che se ce l’hanno fatta le altre tre ragazze italiane a entrare tra le top-ten …certo che allora poteva riuscirci anche lei. Perché no? Nessuna delle tre ragazze che l’hanno preceduta nell’elite del tennis mondiale ha il fisico né il servizio di una Serena Williams, i centimetri della Sharapova, le risposte della Azarenka.

“Io non servirò mai a 400 all’ora, non tirerò mai tutte pallate come altre, però variando di continuo il gioco, venendo a rete _ e contro la Cibulokova lo ha fatto sia sul matchpoint trasformato da un bel drop-volley di dritto che sul 5 pari e palla game quando ha addirittura fatto serve&volley _ ora che ho la fiducia di poter fare anche cose difficili, posso giocarmela con tutte”.

Eppure sei anni fa… Da n.45 a fine anno 2005 Roberta, classe 1983, si era ritrovata a 22 anni e con già diversi anni di tennis alle spalle fuori dalle prime 100 a fine 2006. Le sue ambizioni, coltivate da quando insieme all’amica rivale e corregionale (ma di un anno più vecchia) Pennetta aveva vinto il doppio junior al Roland Garros, erano ben altre. E mentre la “Penna” da Brindisi in quel biennio si era affermata stabilmente tra le prime 30 del mondo, n.23 a fine 2005, n.28 a fine 2006, per lei, Robertina da Taranto, non riuscire nemmeno a mantenersi un posto tra le top-100, era stato come piombare in una crisi di sfiducia.

Fu il suo coach d’allora, Francesco Palpacelli, che era anche il suo ragazzo, a spronarla a non arrenndersi, a non impigrirsi, a non pensare che matrimonio e una vita in pantofole fossero un’opzione migliore a quella di una tennista di retroguardia con un potenziale ancora da esplorare compiutamente. Un anno dopo il rapporto fra Roberta e Francesco entrò in crisi.

Un altro momento difficile, complicato dal fatto che a Palermo Palpacelli aveva formato una piccola accademia tennistica insieme ad un altro Francesco, Cinà. Con il quale Roberta avrebbe voluto continuare a lavorare. Anche l’accademia Palpacelli-Cinà si scisse, la coppia Vinci-Cinà _ solo una coppia tecnica, nessun fatto di cuore _ cambiò circolo, ma sempre a Palermo. Robi, tarantina doc, aveva evidentemente ritrovato la determinazione per proseguire. N.63 a fine 2007, n.83 nel 2008, n.64 nel 2009. Non un’ascesa fulminante, come si vede.

Fino ai 26 anni, insomma, le migliori soddisfazioni erano venute dal doppio e dalla Fed Cup, gara nella quale viene sempre schierata in doppio accanto a partner diverse, Schiavone, Pennetta, Errani, e con tutte è ancora imbattuta. Poi il clic, tre tornei vinti nel 2011, l’irruzione tra le top.30 per la prima volta il 6 giugno 2011, e da lì un continuo crescendo fino al 18mo posto nel ranking del settembre di un anno fa.

Sembravano risultati difficili da difendere e quasi gli straordinari risultati dell’amica Sara parevano sottolinearlo: fino a Dallas una settimana fa Roberta quest’anno non aveva più vinto alcun torneo, anche se a Wimbledon aveva finalmente rotto il ghiaccio con il traguardo degli ottavi di finale sempre falliti in una trentina di Slam. Adesso, per il secondo Slam di fila Roberta gli ottavi li ha raggiunti. Brava, perchè ha superato due avversarie toste come la Shvedova e la Cibulkova, e anche un tantino fortunata perchè quando, come contro la Shvedova, si annullano due matchpoint basta poco per trovarsi fuori dal torneo al secondo turno.

Qui all’Us open Roberta aveva perso 7 volte al primo turno, 1 al secondo e solo un anno fa era arrivata al terzo. Ovviamente il fatto che adesso abbia una classifica che le garantisce un posto fra le teste di serie le consente di evitare le più forti nei primi turni, è più protetta. Ma teste di serie non si diventa per caso e senza merito.

A proposito di teste di serie se ci fosse stata Flavia _ gli auguri per l’operazione al polso glieli ho già fatti via Twitter _ qui l’Italia ne avrebbe avuto quattro. Meglio di noi solo Russia con Sharapova n.3, Kirilenko n.14, Pavlyuchenkova n.17, Petrova n.19 (senza contare l’infortunta Zvonareva che ha una posizione simil-Pennetta) edi misura anche la Germania, con Kerber n.6, Lisicki n.16, Goerges n.18, ma senza la Petkovic ex top-ten fermata solo per un infortunio. Sara Errani è scesa in campo da superfavorita con l’ennesima russa in lizza, la “qualificata” Olga Puchkova, n.143 Wta.

Ha vinto agevolmente alla fine, dopo che nei primi games la russa era sembrata pericolosa, e così avremo quindi due italiane negli ottavi. In teoria se la Vinci sorprendesse la Radwanska (“E’ molto solida, non ti regala nulla, dovrò cercare di venirle avanti il più possibile, ma è meglio giocare con lei che con la Azarenka”) e la Errani dopo la Puchkova anche la Kerber, le due inseparabili amiche potrebbero trovarsi contro nei quarti, assicurando una italiana in semifinale. La Errani in questo momento è settima nella race, avendo superato la Li Na. Per il Masters,il suo obiettivo primario di questa stagione, le concorrenti sono la Stosur e la Na Li, tre nomi per due posti, se non si inserisse la Bartoli, che però è indietro di 200 punti rispetto alla Stosur. 

“Sara ha più chances contro la Kerber che contro Venus Williams “ ha profetizzato la Vinci. Un parere assolutamente condivisibile, a prescindere dal ricordo della vittoria di Sara sulla tedesca al Roland Garros. Magari non avverrà, incrociamo le dita, però in fondo queste ragazze _ una o l’altra - se lo meriterebbero dopo che lo scorso anno tutti eravamo convinti che Flavia Pennetta sarebbe stata la prima semifinalista a New York dopo la Maud Levi Rosenbaum. Tutti sottovalutavamo il potenziale della Kerber che allora era ancora n.96 del mondo. Ma Flavia non ne indovinò una. Vabbè, non precorriamo troppo i tempi.

Rallegriamoci però con Roberta e Sara, e le ragazze in generale, perché anche se Fognini non ha torto quando dice che non si possono paragonare i due circuiti, maschile e femminile (“Quello maschile è troppo più duro”), è vero che le ragazze hanno mostrato una determinazione e una disponibilità al sacrificio che i loro colleghi maschi non hanno invece avuto. La Vinci che da Taranto va ad allenarsi a Palermo, la Errani che a 12 va in Florida e a 15 in Spagna, la Pennetta che va in Spagna anche lei, la Schiavone che ha peregrinato da un posto all’altro _ e continuerà a farlo da quel che si è capito _senza fermarsi mai, sempre alla ricerca di nuove soluzioni tecniche. Prima la Farina, poi la Schiavone hanno dato l’esempio. Ma chi l’ha saputo seguire non è stato da meno.

Hanno saputo far squadra quando era necessario ed essere anche avversarie corrette, reciprocamente rispettose, quando si sono trovate di fronte. Hanno lavorato costantemente, con una buona dose di umiltà in genere, per migliorare i propri limiti. E ci sono riusciti giorno dopo giorno, anno dopo anno. Anche nell’affrontare l’ordinaria rivalità di chiunque pratichi uno sport le ragazze italiane sono state intelligenti, umili, in gamba. Anche nella scelta degli allenatori, la Farina con Elia, la Pennetta con Urpi, la Errani con Lozano, la Vinci con Cinà. Tutti ragazzi seri, tranquilli, posati, lavoratori, senza grilli per la testa. Ispiratori di buoni consigli, di buoni comportamenti, di buona educazione, sportiva e civile. Chapeau a tutti quanti.
 

Ubaldo Scanagatta

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