23/09/2012 19:27 CEST - L'opinione

Sport live con banda larga

TENNIS - Nella maggiore lega professionistica USA, la NFL del football americano, si punta alla connettività internet per continuare a riempire gli stadi. I tornei di tennis possono prendere esempio? Vanni Gibertini

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Miami Dolphins SunLife Stadium
Miami Dolphins SunLife Stadium

La lega professionistica del football americano, la NFL, è la lega sportiva di maggior successo negli Stati Uniti: secondo la rivista economica Forbes, ognuna delle sue franchigie vale in media 1 miliardo di dollari, genera un volume d’affari annuo di circa 261 milioni di dollari per un profitto netto intorno ai 30 milioni. Nonostante il coefficiente di riempimento globale degli stadi NFL sia un invidiabile 96%, gli ingenti profitti generati dalle varie squadre incoraggiano le società ad investire in arene sempre più nuove e sempre più confortevoli per gli spettatori. L’ultimo stadio inaugurato, in ordine di tempo, è quello dei Dallas Cowboys ad Arlington, poco fuori dalla città texana: costato 1,15 miliardi di dollari, può contenere più di 80.000 spettatori, che possono aumentare fino a 110.000 con i posti in piedi sulle varie terrazze, dispone di 10 Club oltre 15.000 sedili in pelle vicino al campo corredati di bar e ristoranti riservati, contiene oltre 300 suite di varie dimensioni, ha un tetto apribile che lascia entrare il sole nelle poche giornate in cui non fa troppo caldo per giocare all’aperto e, come tocco di “grandeur” finale, può sfoggiare il secondo schermo ad alta definizione più grande del mondo (il primo è quello del Charlotte Motor Speedway in North Carolina) largo più di 48 metri (foto sotto), che si va ad aggiungersi agli oltre 3000 televisori presenti in tutto l’impianto.

Il Cowboys Stadium non ha però ancora seguito quella che sembra essere l’ultima moda in fatto di servizi agli spettatori di football americano: una rete WiFi gratuita. Solo nell’ultimo anno sono già otto gli impianti NFL che si sono dotati di rete wireless per venire incontro alle richieste di un pubblico sempre più esigente e sempre più “social”. La tendenza è venuta in risposta a vari sondaggi che hanno determinato come ormai l’esperienza televisiva delle partite NFL sia diventata preferibile dalla maggior parte dei tifosi: infatti se in un sondaggio condotto dalla ESPN nel 1998 il 54% dei tifosi aveva dichiarato che preferiva seguire la partita dal vivo piuttosto che alla televisione, nello stesso sondaggio ripetuto nel 2011 questa percentuale era scesa al 29%. Uno dei motivi principali citati dagli intervistati era l’impossibilità di seguire aggiornamenti su quello che accade in contemporanea sugli altri campi (la maggior parte delle partite del campionato NFL si gioca la domenica pomeriggio, con alcuni sfasamenti dovuti al fuso orario, tranne un anticipo al giovedì ed il posticipo del Monday Night Football il lunedì), oltre alla impossibilità di seguire le statistiche dettagliate in tempo reale e verificare la propria situazione del “fantasy football” (la versione NFL del fantacalcio). E quindi le varie società si stanno precipitando ad installare le reti wireless nei propri stadi, nonostante l’operazione sia tutt’altro che economica (il costo medio è intorno ai 6 milioni di dollari) ed i dati di utilizzo per gli impianti già esistenti mostrano come al massimo 1 spettatore su 4 si avvalga della possibilità di connettersi ad internet attraverso la connessione fornita gratuitamente.

Viene dunque spontaneo chiedersi se anche il tennis corra lo stesso rischio: è possibile che si preferisca assistere ad un torneo davanti alla TV piuttosto che dal vivo? E se davvero fosse così, quali misure possono adottare i tornei per far cambiare idea al pubblico?

Innanzitutto bisogna dire che per quanto tennis e football americano siano fondamentalmente diversi, ci sono alcuni aspetti tra quelli rivelati dal sondaggio della ESPN che sono facilmente applicabili al tennis, e che solo recentemente hanno trovato soluzione con la diffusione degli smartphone e delle reti cellulari di terza e quarta generazione. Parliamo della difficoltà di rimanere aggiornati sui risultati dei vari campi di un torneo, così come poter seguire le statistiche dell’incontro in tempo reale per poter leggere meglio la partita. Nella mia ormai ultra-ventennale carriera di spettatore di tennis, quella della mancanza di aggiornamenti dei risultati sui vari campi era sempre stato il mio più grande cruccio: solo in alcuni tornei, e spesso solamente sui campi principali, venivano fornite informazioni sui match in corso sui campi periferici, rendendo gli spostamenti da un incontro all’altro in funzione dei risultati un’operazione molto difficile, se non impossibile. Ed anche quando si seguono i tornei come reporter, e si è da soli con tanti match da coprire, è fondamentale riuscire a sapere quando le partite iniziano, si complicano o finiscono in modo tale da poter andare ad intervistare i protagonisti quando si rendono disponibili alla stampa. Come già accennato, negli ultimi anni il problema è stato in gran parte risolto dall’introduzione delle applicazioni per smartphone o per tablet che consentono di ricevere aggiornamenti in tempo “quasi” reale utilizzando i collegamenti internet attraverso la rete cellulare. Anche se questa soluzione non sempre funziona al 100%: con decine di migliaia di persone concentrate in uno spazio molto limitato, e tutte connesse agli stessi ripetitori, le prestazioni dei collegamenti internet deteriorano rapidamente, ed con le nuove applicazioni sempre più sofisticate dal punto di vista grafico e dunque sempre più voraci in termini di “larghezza di banda” necessaria, gli aggiornamenti di punteggio a volte non sono così tempestivi come si vorrebbe. E in certi casi estremi, se ci sono più incontri in contemporanea da seguire, la soluzione di gran lunga più efficiente per chi deve scriverne è quella di rimanere in sala stampa dove, oltre a vari schermi con le immagini di servizio a disposizione, il collegamento internet ad alta velocità riesce a far tenere sottomano le statistiche complete in tempo reale, cui si aggiunge il commento della televisione locale ed eventualmente anche i commenti via Twitter e Facebook dei presenti a bordo campo.

Lo stesso ragionamento si può fare anche per lo spettatore comune, che quando si trova ad assistere ai grandi tornei dal vivo deve affrontare una serie di problemi che sicuramente pregiudicano la fruizione dello spettacolo sportivo: sedili scomodi, magari lontani dal campo, vicini molesti, pubblico che va e viene, file interminabili per andare al bagno, per comprare da bere, per rifocillarsi. Naturalmente più si è disposti a spendere per il biglietto, più questi problemi vengono attutiti da lounge e ristoranti riservati, aree esclusive con servizi dedicati e, qualche volta, anche il sopra citato collegamento internet gratuito. Ma per la maggior parte dei comuni mortali, che non possono permettersi di spendere l’equivalente di un mese di stipendio per una giornata al tennis, rimane il dilemma se valga la pena separarsi da cifre che di anno in anno diventano sempre più significative per sentire da pochi passi il rumore della pallina sulla racchetta di Federer o per provare a toccare la maglietta sudata di Nadal, piuttosto che rimanere nel comfort del proprio salotto, con schermi sempre più giganti, immagini a definizione sempre più elevata, birra ghiacciata a portata di mano e dati che fluiscono copiosi sui numerosi dispositivi multimediali di cui ormai la maggioranza dei tifosi dispone.

La scelta è indubbiamente soggettiva e difficilmente generalizzabile, ma è indiscutibile che gli organizzatori di eventi sportivi debbano prestare sempre più attenzione al tipo di “esperienza” che si va ad offrire agli spettatori perché valga la pena andare ad assistere dal vivo agli eventi piuttosto che cedere alla tentazione di tv, vestaglia e pantofole. E’ opinione comune infatti che dietro al preoccupante calo di presenze negli stadi di calcio italiani vi sia il fatto che i nostri impianti non sono rimasti al passo con i tempi e con l’evolversi dei gusti degli spettatori, fornendo un’esperienza che può essere ritenuta tutt’altro che piacevole.

Per quel che riguarda il tennis, l’idea della rete WiFi aperta a tutti gli spettatori lanciata dall’NFL sarebbe sicuramente interessante e di grande successo tra gli appassionati, ma si scontra con difficoltà di natura logistica e di economie di scala che la rendono di difficile realizzazione. Innanzitutto, i grandi tornei coprono superfici che sono molto più estese di uno stadio di football, e di conseguenza è estremamente probabile che la spesa per coprire l’intero impianto sia più elevata di quella già improba affrontata dalle squadre NFL. In secondo luogo, gli stadi di football vengono utilizzati per diverse tipologie di eventi, a volte arrivando anche ad essere occupati per quasi 200 giorni l’anno, consentendo in questo modo di distribuire la spesa su un numero maggiore di eventi, quando invece il tasso di utilizzazione dei grandi “venue” tennistici ben raramente arriva a quei livelli.

In generale, fino ad oggi nel tennis si è assistito a costanti e copiosi investimenti nelle infrastrutture dei tornei che si sono migliorate di anno in anno, anche grazie ai consistenti profitti macinati con regolarità dai grandi eventi del calendario tennistico. Per mantenere i ritmi di crescita cui ormai ci siamo abituati sarà necessario proseguire questi ritmi di innovazione, prestando particolare attenzione alle esigenze del pubblico giovane, sempre più attento alle nuove tecnologie e sempre più “socialmente integrato”. La sfida sarà quella di riuscire a mantenere questo trend anche nel caso in cui, nel prossimo futuro, una parte più consistente dei profitti dovrà essere versata ai giocatori che chiedono sempre più a gran voce una fetta più consistente del business di cui sono attori protagonisti.
 

Vanni Gibertini

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