06/11/2012 16:45 CEST - ATP WORLD TOUR FINALS

Djokovic sornione batte uno Tsonga sprecone

TENNIS - Tsonga regge per un set. Ma dopo aver sprecato tre palle break cede al tiebreak per 7-5. Il neo numero 1 del mondo chiude 76 63 il suo match d'esordio al Masters 2012. Da Londra, Alessandro Mastroluca

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Novak Djokovic (Photo by Julian Finney/Getty Images)
Novak Djokovic (Photo by Julian Finney/Getty Images)

 Djokovic b. Tsonga 76 63

Debutto abbastanza soft per Il neo numero 1 del mondo. Fa di più Tsonga nel primo set, che dura il doppio del secondo (66' a fronte di 33), ma non riesce a trasformare nemmeno una delle tre palle break avute a disposizione. E Djokovic gioca meglio quando serve di più. Firma il primo minibreak alla prima occasione e chiude al secondo set point. "Onestamente, devo dire che Tsonga ha giocato meglio di me nel primo set" ha detto Djokovic in conferenza stampa. La partita si chiude con il primo break, in avvio di secondo set, in cui il serbo mette il match in discesa. Ho giocato più sciolto, sono entrato più in campo, sono venuto anche a rete più del solito" ha proseguito Nole che ha terminato con 24 vincenti, a 21, e 17 errori, contro 26.

Prima della sfida, tra il pubblico spunta qualcuno che si chiede "Almagro, dove sei?" mentre i Killers accompagnano l'inizio della sfida. E Tsonga dimostra da subito i miglioramenti in termini di tenuta sul lato sinistro: variazioni di ritmo, back a una mano e Nole, che non riesce a spingere col dritto anomalo, da 40-0 si ritrova ad annullare, con l'aiuto determinante del nastro, una palla break nel game d'apertura. Variazioni che rappresentano un capitale che il nuovo coach, Roger Rasheed, dovrà far fruttare. Perchè è vero che Tsonga sta lavorando per limare le asimmetrie nel livello dei suoi due fondamentali a rimbalzo, è vero che con il rovescio non ha commesso errori gratuiti, ma è anche vero che non ha mai tirato un vincente. A JWT, ma non è certo una novità, manca qualcosa per restare al livello dei migliori, quel quid che un bravo coach come Rasheed può colmare, se riuscirà a guidare Tsonga più addentro a certe sottigliezze del gioco di quanto il francese non sia riuscito a fare da solo. E dovrà partire dalla testa, dalla convinzione di potersela giocare che nell'ultimo anno sembra aver perso. E' apparso un po' sfiduciato anche in conferenza stampa, nonostante abbia cercato di mantenere una vena di ottimismo. "Sono più coinvolto nel mio gioco, nelle scelte che faccio in campo. La mia passione per il tennis cresce sempre di più. Sono sicuro che troverò una soluzione per diventare un giocatore migliore. Ogni volta che gioco con i top player ho qualche chance di vincere. Perciò continuerò a lottare e sono sicuro che giocherò un tennis migliore nei prossimi mesi".

C'è più azione nei primi game che in tutto il match del pomeriggio, e anche il pubblico sembra partecipare di più, anche se in campo non c'è Murray. E si carica quando Tsonga chiude un gran punto, smorzata in cross e volée a campo aperto sulla contro-palla corta, per chiudere il quarto game. La partita sale di tono: alle accelerazioni di dritto del francese, Djokovic risponde con il passante lungolinea di rovescio che apre il quinto gioco, il primo in cui uno dei due riesce a tenere il servizio a zero.

Nole, che nei primi game perde spesso gli scambi medio-lunghi, ha bisogno del servizio, anche perché nei primiquattro turni di risposta il francese risponde in campo a tutte le seconde e a più di metà delle prime del serbo. Ed è proprio una fulminante risposta di dritto a regalargli la seconda palla break, nel settimo game. Ma il successivo passante di dritto è appena largo e JWT non cancella lo zero alla voce "tasso di conversione".

Il match si stabilizza. Djokovic corre di più, deve coprire più campo, va sotto in quattro dei suoi sei turni di battuta ma trova l'ace vincente, con una prima piatta a uscire, per cancellare la terza palla break sul 5-5 30-40. Di Tsonga quasi tutti i punnti degni di figurare negli highlights del primo set (niente a che vedere, però, col doppio tuffo consecutivo della semifinale di Wimbledon 2011) ma anche gli errori che gli impediscono di trarre del tutto vantaggio dalle punte di rendimento più alte. Il tiebreak è dunque una conclusione del tutto logica.

E il primo minibreak, con un contrappasso non proprio infrequente rispetto all'andamento del set, è di Djokovic. Tsonga si fa mettere in difesa e chiude uno scambio troppo subìto con un rovescio lungo: 2-0 Djokovic. Il serbo si fa snodabile sotto rete e conferma il vantaggio, 4-1 prima e 6-3 poi. Il primo set point, sul servizio di Tsonga, sfuma con un rovescio lungo. Ma sul secondo Djokovic ritrova uno dei suoi marchi di fabbrica, la risposta che pur senza essere vincente diventa un'arma offensiva. Costringe JWT ad arrivare in avanzamento su una palla bassa e il francese chiude il set con il settimo gratuito di dritto: 7-5.

Il dritto tradisce Tsonga anche in avvio di secondo set e consegna a Djokovic un break che, benché arrivi al primo game, sa un po' di match point. Perché nel blu dominante della O2 Arena, Tsonga inizia ad annaspare. Nole si limita a servire prime in serie, che gli fanno perdere appena 2 punti nei suoi turni di battuta. Tsonga sente che la partita gli sta scivolando via, nonostante qualche tifoso provi ancora ad incitarlo. Gli "Allez, Jo-Wilfried", però, non bastano. E l'ultima volé bassa finisce larga e suggella la vittoria di un Nole sornione, cui è bastato spingere un po' di più nei momenti chiave per iniziare al meglio il suo Masters. "E' stata una vittoria importante" ha detto Djokovic, "per rompere il ghiaccio, tornare a fare il mio gioco e ritrovare buone sensazioni in campo".

E mercoledì co sarà la sfida forse più attesa alla O2 Arena, contro l'amico Andy Murray. "Sarà una grande partita. Ha avuto tanti successi a Londra quest'anno, certamente ci sarà un gran tifo. Mi devo preparare a una partita molto stancante, con tanti scambi lunghi". Andy e Nole si sono allenati insieme sabato scorso. "Non abbiamo pensato troppo che avremmo potuto ritrovarci nello stesso gruppo. Ci alleniamo spesso insieme. Siamo grandi rivali, ma siamo anche grandi amici. E non c'è ragione per non allenarci insieme visto che ci conosciamo da così tanto tempo".

Alessandro Mastroluca

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