19/11/2012 15:28 CEST - Rassegna nazionale

Stepanek, impresa eroica: un miracolo senza tempo (Martucci)

19-11-2012

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Stepanek, impresa eroica: un miracolo senza tempo (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport)

Giusto così: giusto che Radek Stepanek chiuda alla grande la sua carriera controcorrente — ultimo degli attaccanti classici — con un acuto indimenticabile, non uno Slam di doppio (Australian Open 2012) o cinque titoli Atp di singolare, o i quarti a Wimbledon 2006, ma addirittura la coppa Davis numero 100. Giusto che ci riesca da protagonista assoluto, trascinando Berdych nel 2-1 del doppio, e poi firmando il 3-2 sulla Spagna, piegando Almagro dal rovescio a una mano al bacio e dal servizio a 210 e più all'ora nell'ultimo singolare. E dopo un'appassionante match di quasi 4 ore, mille emozioni e tanti colpi spettacolari. Giusto che fissi anche il record di più anziano a decidere la Coppa al singolare decisivo, a 34 anni da compiere il 27 novembre, stracciando il 31enne James Parke, che vinse per le Isole Britanniche nella finale 1912 a Melbourne con l'Australasia. Giusto che entri nella storia per la prima doppietta, Fed Cup-Davis, di una nazione nella stessa città e sullo stesso campo, quello veloce indoor della O2 Arena di Praga, la prima della giovane Repubblica ceca. Giusto che sbandieri uno stile così elegante e insolito contro i picchiatori moderni, in nome di un tennis che non c'è più. Nella scia di Navratilova, Mandlikova e Novotna.

La leggenda di casa, Ivan Lendl, lo esalta: «E' un giocatore speciale». L'ex re degli Australian Open, Petr Korda, ha accettato di allenare lui e soltanto lui. L'ex numero 1 Martina Hingis aveva perso la testa per lui che un Adone proprio non è, e Nicole Vaidisova l'ha sposato (lasciando il tennis), e gli regala continuamente sguardi d'amore e baci appassionati a bordo pista. Anche David Ferrer, che a Praga porta due punti dominando in tre set i singolaristi cechi, in qualche mood lo ama, chiamandolo «un genio». Ferru, senza colpi decisivi, condannato a correre per tre, a tirare sempre al massimo e a succhiare il sangue all'avversario come il pipistrello — simbolo di Valencia — che sfoggia sui pantaloncini, apprezza troppo Stepanek. «Steps», che spesso irride gli avversari, vuoi con qualche «faccina», vuoi con qualche ricamo a rete, vuoi scimmiottandoli, ma che sa soprattutto addormentare lo scambio con la varietà di tocco e risolvere qualsiasi situazione alla volée, come ormai non fa più nessuno. E «il genio» restituisce eleggendolo a «pitbull».

Radek elogia la squadra e finge modestia, ma è un artista alternativo, unico nell'interpretazione assolutamente personale del gioco, e dei colpi, tutti i colpi, nello sforzo immane che solo un attaccante classico — come Cash o Edberg — può capire, - per come scatta come una molla a rete di continuo. E questo a quasi 34 anni. Partendo, comunque, dall'ottima risposta, come dice il 42% contro Almagro. E dall'esperienza. Perché, nella bolgia di Praga, con 14mila cuori che battono fortissimo, vince l'esperienza dei più forti, Stepanek, che si prende la Davis, e Ferrer, che si prende la leadership di Spagna, con in salto di qualità nel servizio, nel rovescio e, soprattutto, nel saper prendere in fretta la rete.

Così David schianta il cigno Berdych in tre set senza storia (38 vincenti/16 errori) che valgono il 2-2. «Sta giocando come Djokovic, la stanchezza non c'entra, David è stato troppo forte», mormora Tomas. «Ha giocato una delle partite più belle che abbia mai visto», gli fa eco capitan Corretja. E Stepanek vince perché ha più soluzioni, con lo slice di dritto, il servizio preciso e le accelerazioni di rovescio, ha già giocato 33 match di Davis — e 5 volte il singolare decisivo sul 2-2 — ed è stato numero 8 del mondo (...) 

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