28/11/2012 14:17 CEST - Interviste

Serena Williams: come trasformare il disastro in trionfo

TENNIS - A maggio Serena Williams perde da Virginie Razzano al Roland Garros e non esce di casa per due giorni. Da quel momento ha vinto tutti i titoli più importanti dell'anno. Chris Murphy, CNN, Traduzione di Bianca Mundo

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Wta Championships: Serena Williams (Getty Images Europe Julian Finney)
Wta Championships: Serena Williams (Getty Images Europe Julian Finney)

Solo 38 giorni separano il momento peggiore del 2012 di Serena Williams da quello migliore.
Dopo una bruciante sconfitta al primo turno del ROland Garros contro la No. 111 Virginie Razzano a maggio la trentunenne era così abbattuta da non esser uscita di casa per due giorni.

Ma solo un mese dopo Serena festeggiava il suo quinto titolo a Wimbledon - il 14 torneo dello Slam in singolare - un trionfo che non avrebbe mai creduto possibile dopo che un’ embolia polmonare le aveva quasi stroncato la carriera.

Si è dimostrato il punto focale per un finale di stagione piglia-tutto, dato che Serena ha successivamente vinto tutti i titoli più prestigiosi da vincere, in particolare due ori olimpici, sia in singolare che in doppio con la sorella Venus, gli US open ed i Masters di fine anno.

Molti hanno reputato quella sconfitta così cocente a Parigi come la spinta di cui Serena aveva bisogno, ma lei ai microfoni della CNN, all’ Open Court show, ha dato una spiegazione differente. “Il turning point è stato ad aprile credo” dice. “Avevo deciso di voler giocare meglio e ho detto a mio padre ‘Voglio giocare, per il resto della mia carriera, voglio giocare meglio, voglio essere concentrata, che facciamo?’. La sconfitta a Parigi è stato molto deludente. Ero distrutta, tristissima, e non ho messo piede fuori di casa per due giorni”.

Quei dubbi su se stessa sono riaffiorati durante la finale di Wimbledon, su un Centre Court gremito. Dopo aver passeggiato nel set iniziale contro Agnieszka Radwanska, alla sua prima finale in uno slam, la polacca ha riportato le cose in parità vincendo il secondo set 7-5, e causando un piccolo crollo nella Williams.
Ho perso il secondo set, mi è venuto il panico e subito dopo ho pensato ‘non vincerò mai più uno slam, resterò ferma a quota 13 per il resto della mia vita".

“Avrei dovuto essere felice l’ ultima volta in cui avevo vinto Wimbledon, e dopo mentre ero in ospedale ho pensato che probabilmente non avrei mai più giocato a tennis in vita mia, quindi avere la possibilità di risalire dopo essere scesa così in basso, ecco, quello è stato il miglior momento dell’ anno”. Li Na l’ ha recentemente paragonata ad un muro, dato che ogni colpo torna indietro. Ma Serena ammette che il suo comportamento in apparenza --osservare il campo in quel modo così intimidatorio - è in alcuni casi uno scudo per nascondere quello che veramente sente.

“Non penso a me stessa come fantastica o come brava” spiega. “sono solo una tennista e so di saper giocare. Mi innervosisco, divento apprensiva, ho tutti questi sentimenti. Li nascondo. Sono una brava attrice. Ma li ho, e penso che sia perfettamente normale. Poi però la cosa che mi aiuta è il sapere di essere forte mentalmente”.

Se questo è stato il momento clou per Serena non ci sono dubbi su quali sia stato quello in comune. Dopo una lunga assenza dal tour per un infortunio al piede prima e per un’ embolia polmonare dopo, Serena è tornata in campo dopo quasi un anno di assenza nel giugno 2011 ad Eastbourne. Ma dopo soli tre mesi dal suo ritorno, le brutte notizie in casa Williams non sono finite dato che a Venus è stata diagnosticata la sindrome di Sjogren, una malattia del sistema immunitario che provoca dolori articolari e può privare di energia.

Si è dovuto aspettare febbraio per vedere Serena in campo full time ma per vederla al 100%, Wimbledon. Si sicuro i campi di Church Road danno sia a lei che alla sorella una marcia in più. Nello stesso giorno in cui Serena ha vinto il titolo in singolare, le sorelle si sono prese anche il quinto sigillo in doppio - un segno che il loro strapotere nel tennis femminile non è ancora terminato. Ma è stato il loro successo di sole poche settimane dopo alle Olimpiadi quello che ha significato di più per Serena. “Io e Venus ne abbiamo passate così tante, dalla sua malattia alla mia esperienza quasi fatale in ospedale, e dividere quel momento sul podio stringendo quell’ oro è stato semplicemente stupendo”.

Il duo ha talmente amato l’ esperienza olimpica da aver quasi confermato alla CNN che ci saranno anche a Rio nel 2016 per difendere il titolo. E quando entrambe dichiarano di esser felici per i successi dell’ altra come lo sono dei propri c’è da crederci, specialmente quando Serena parla della prima vittoria di Venus nel Tour dopo due anni, al Luxembourg Open ad ottobre.

“La vittoria di Venus è stata importante, lei ne ha passate anche più di me, sta lavorando tantissimo e lo vedo, la vedo allenarsi e superare cose che non dovrebbero capitare a nessun atleta, e lei continua a giocare a livello agonistico. Non posso che essere ammirata e rispettarla, davvero”.

Così come sono felici per le vittorie, così le sorelle dividono la delusione dopo una sconfitta. “Posso vederla giocare dal vivo, ma non in tv. Quando ha giocato la semi (in Lussemburgo) ero così nervosa, ha perso il primo set ma mi sono sentita che avrebbe dovuto vincere. Ero arrabbiata con tutti, non potevo far finta di nulla. quindi si, quando lei vince, io vinco, mi sento allo stesso modo, e quando perde, perdo anche io, la sconfitta la sento anche io”.

Nonostante ci siano 15 mesi di differenza tra di loro, non c’ è dubbio che l’ essere così legate le abbia aiutate come giocatrici durante la loro carriera. Serena considera il loro legame pari a quello dei gemelli. “Ha fatto così tanto per me, penso che fare la sorella maggiore sia una delle cose più difficili del mondo. Venus è una sorella maggiore meravigliosa, è sempre stata un esempio da seguire e ci capiamo al volo, con le posso parlare di tutto. Sa esattamente cosa provo e cosa pensi in tantissime situazioni, e lo adoro”.

Traduzione di Bianca Mundo

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