03/12/2012 17:52 CEST - WTA 2012

Serena, Vika, Masha e le altre: è stato un bel 2012

TENNIS - Serena Williams, Azarenka e Sharapova hanno segnato i momenti più importanti del 2012 per il circuito WTA. Riviviamo la stagione femminile appena conclusa, più interessante delle ultime che l'hanno preceduta. Luca Pasta

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Wta Championships, Serena Williams e Maria Sharapova (Getty Images Europe Matthew Stockman )
Wta Championships, Serena Williams e Maria Sharapova (Getty Images Europe Matthew Stockman )

La stagione 2012 del grande tennis femminile si è ormai conclusa da qualche settimana, ed è stata piacevole ed interessante, probabilmente più delle ultime che l’hanno preceduta. Numerosi infatti, sono i temi rilevanti che ha saputo proporre, dal ritorno prepotente di Serena Williams sulla scena, all’ascesa al vertice della classifica mondiale di Victoria Azarenka, al “career Grand Slam” ottenuto a Parigi da Maria Sharapova, fino alle sorprendenti performance di Sara Errani ed Angelique Kerber. Prendendo spunto da un bell'articolo di Bleacher Report, analizziamo l’andamento nell’anno delle prime dieci giocatrici del mondo, spaziando poi anche su altre protagoniste del circuito femminile.

1.Azarenka
E’ stato un grande anno per Vika, ovviamente il migliore della sua carriera, quello che l’ha vista raggiungere due grandi traguardi: vincere un torneo del Grande Slam e diventare numero uno del mondo. Sono così arrivati l’Australian Open, 26 vittorie consecutive all’inizio dell’anno, ben 6 titoli del circuito, il bronzo olimpico e la prima posizione mondiale, ranking con cui ha chiuso la stagione. Al di là dei numeri, è importante capire cosa li ha determinati: ebbene, il vero cambiamento rispetto agli anni scorsi, è avvenuto nella testa di Azarenka: evidentemente, grazie all’aiuto del coach Sam Sumyk, si è prodotto in lei lo scatto mentale decisivo: al posto dei lamenti, dei capricci, dell’insicurezza che la caratterizzavano, la capacità di soffrire, la fiducia in sé stessa, nessun complesso di inferiorità. Certo per lei il problema Serena Williams rimane, ma è pur vero che dopo le due sconfitte sull’erba di Wimbledon, la finale di Flushing Meadows nella quale è stata ad un passo dal batterla, dovrebbe averle tolto in parte il complesso Williams: in quella occasione ha potuto constatare che se dà tutto e sta bene, ha una chance. Le premesse per il 2013, sono buone, a patto che continui a lavorare duramente (il servizio in particolare, non è ancora all’altezza della posizione che occupa) e cerchi un rapporto più positivo con la terra rossa, che richiede una pazienza ed un’umiltà particolari, che Vika ancora non ha dimostrato di conoscere.

2. Sharapova
Anno molto importante il 2012, anche per Maria Sharapova, che ha centrato il “Career Grand Slam” con la vittoria a Roland Garros. Chi la voleva precocemente tagliata fuori dalla scena ha dovuto ricredersi. Già in Australia era arrivata in finale uscendo da una bagarre in semifinale con la Kvitova; sembrava però esser nato per lei il complesso Azarenka, con le due “bastonate” prese a Melbourne e ad Indian Wells, ma la spallata data a Vika al cambio di campo sulla terra indoor di Stoccarda e la sua vittoria ci dicevano che la Sharapova aveva tirato fuori le unghie: Stoccarda appunto, Roma, Roland Garros la sequenza trionfale ottenuta sul quel rosso che in passato non le era mai stato troppo gradito. Sull’erba pagava in parte lo sforzo, senza però farsi mancare l’argento olimpico, poi si ripresentava tonica a Flushing Meadows, dove cedeva solo nella stretta finale all’Azarenka in un match intensissimo. Chiudeva con le finali a Pechino (questa volta perdeva netto da Vika) e ad Istanbul (Vika battuta, ma stop di fronte all’ostacolo insormontabile Serena).

Per il 2013, la certezza è che mentalmente, caratterialmente, Maria non tradirà, come sempre; la sensazione è però anche che i suoi 26 anni (che compirà appunto l’anno prossimo) non siano i 26 anni di una Vinci o di una Schiavone, tanto per fare esempi di giocatrici che a quell’età dovevano ancora dare il meglio, ma siano quelli di un’atleta che ha già dato molto e potrebbe cominciare ad essere logora. I suoi due grandi e forse non risolvibili problemi si chiamano Serena e Victoria, in particolare la finale di Istanbul ha mostrato la sua inpotenza cronica di fronte alla Williams. Ma con Sharapova in ogni caso, finchè sarà in campo, occorrerà sempre fare i conti.

3. Serena Williams
Non è strano dire di una giocatrice che non è mai stata così forte, brillante, fisicamente eccellente come a 31 anni dopo infortuni, soste prolungate che parevano ritiri, traversie di vario genere? E’ strano, ma è esattamente quanto occorre dire di Serena Williams. Primi 5 mesi incerti, con l’uscita negli ottavi in Australia, le vittorie di Charleston e Madrid, il crollo al primo turno con la Razzano a Parigi. Poi è entrata in un’altra dimensione, che sia stato per la partnership con Mouratoglu o per altri motivi, di certo vi è che nella rimanente parte dell’anno ha perso 1 solo match, nei quarti di Cincinnati con la Kerber; per il resto Wimbledon, Stanford, le Olimpiadi, gli Us Open ed il masters di Istanbul sono finiti nelle sue mani: stiamo parlando di due Slam, un oro olipico, un Masters, non c’è molto da aggiungere.

Il fatto è che una Serena così in forma fisicamente, così distesa dal punto di vista nervoso non si era mai vista, e sono questi i fattori che le hanno permesso di sfruttare al 100% il suo immenso bagaglio tecnico, come mai aveva fatto in passato; il suo rendimento al servizio è l’emblema di tutto questo: un gesto perfetto, fluido, potente ma non forzato, frutto del suo talento ma anche della sua nuova stabilità mentale e fisica, un piacere per gli occhi, una benedizione per lei nei momenti importanti di un match.

Adesso si tratta semplicemente di vedere se questo incantesimo durerà o si spezzerà: se la condizione psico-fisica rimarrà eccellente, il resto continuerà a venir da solo, e per tutte le altre saranno guai. In caso contrario, Serena potrebbe tornare ad essere vulnerabile. Sarà interessante vedere cosa riuscirà a fare a Roland Garros, una sua nuova vittoria a Parigi rappresenterebbe il coronamento di questa sua seconda giovinezza e la configurerebbe ancor di più come giocatrice universale, tra le prime 3 o 4 di ogni tempo.

4. Agnieszka Radwanska
Anche per Agnieszka, il 2012 è stato l’anno migliore della carriera. Primo ingresso nelle prime quattro nel mondo, 3 titoli a Dubai, Miami, e Bruxelles, finale a Tokyo e, soprattutto, finale a Wimbledon, una partita che non l’ha vista dominata da Serena Williams, ma anzi è stata teatro di uno dei pochi momenti di paura e di incertezza per la dominatrice della seconda parte dell’anno. Un leggero calo negli ultimo mesi, ma la semifinale al Masters di Istanbul ha concluso degnamente la stagione.

La classe, il senso tattico e geometrico di “Aga”, il suo tocco, hanno prodotto quest’anno un livello che la ha permesso di avvicinare e talvolta superare giocatrici molto più dotate fisicamente e ben più potenti, e qursto è un bel segnale per il tennis. Difficile dire se nel 2012 sarà ripetersi, la sensazione è che comunque debba cercare per quanto può di lavorare sulla potenza e su un dritto che troppo spesso è davvero poco incisivo. Se riuscirà ad apportare questi miglioramenti senza snaturare il suo gioco ma integrando un po’ più di forza nei sui schemi raffinati, potrà dare a sé stessa e a tutto noi altre soddisfazioni.

5. Angelique Kerber
Insieme a Sarita Errani, la sorpresa più grande della stagione. Sembrava nel 2011 fosse giunta in semifinale a Flushing Meadows per caso, ed invece quest’anno si è capito che quel risultato non era affatto casuale, era l’inizio di una marcia difficilmente allora immaginabile. Al di là dei due titoli, Parigi indoor (vittorie su Sharapova e Bartoli) e Copenaghen (battuta la Wozniacki in casa sua), quello che più stupisce scorrendo il suo 2012 è la regolarità ad alto livello: parecchie semifinali, tra le quali spicca quella di Wimbledon, le finali di Eastbourne e Cincinnati oltre ai due tornei vinti già citati.

Certo, le sconfitte nei quarti a Roland Garros e negli ottavi a New York contro Errani bruciano, ma potrebbero esserle utili se le saprà guardare con intelligenza: di fronte ad una giocatrice non potente, sui cui colpi Angelique non riesce ad appoggiarsi, e che sa invece variare molto bene come Sara, la Kerber ha mostrato tutti i limiti del suo pur straordinario tennis “corri e tira” ed è su tali difetti che la tedesca dovrà lavorare costruendosi un gioco più completo, se vorrà riuscire nell’ardua impresa di confermare nel 2013 il rendimento di quest’anno.

6. Sara Errani
Sara Errani è stata protagonista di una stagione che, in rapporto a quelle che parevano essere le sue possibilità ad inizio anno, può essere considerata straordinaria. Se si ponesse l’attenzione soltanto sui quattro titoli vinti, Acapulco, Barcelona, Budapest, Palermo, tutti sulla terra, si potrebbe parlare una buonissima stagione e di un deciso progresso rispetto alle precedenti. Ma è quando si va a vedere il cammino di Sara nello Slam che ci si rende conto dell’eccezionalità della sua stagione: quarti- finale-terzo turno-semifinale, questa la sequenza dei piazzamenti nei majors, una successione che parla da sola. Difficile dimenticare le emozioni di Roland Garros flushing Meadows, momenti che sono il frutto di un lavoro duro e sistematico di anni, guarda caso svolto in casa dei maestri spagnoli, che condividono com Sara i meriti di cui forse altri vorrebbero appropriarsi.

Il 2013? Si presenta durissimo, per la semplice ragione che confermare i risultati del 2012 sarà difficilissimo, anche in considerazione del fatto che la Errani dovrà giocare meno nei tornei di fascia medio bassa international che sono stati per lei quest’anno notevole fonte di punti, e di più nei premier frequentati dalle top players. Sarà fondamentale affiancare alle doti di solidità fisica e psicologica di lucida visione tattica che catterizzano Sara, seri tentativi di progresso tecnico nei settori tradizionalmente deboli: senza pretendere cose che date le sue catteristiche fisiche non si possono ottenere, costruire una prima palla di servizio un po’ più rapida e soprattutto una seconda con maggiore rotazione e dii conseguenza meno attaccabile è possibile. In definitiva: avrà da lavorare duro, ma l’impressione è che per lei questo sia naturale come per David Ferrer.

7. Na Li
Eccoci a Na Li, numero 6 al termine del 2011, una posizione più indietro nel 2012; una anno con luci ed ombre, che era cominciato con l’estromissione negli ottavi a Melbourne dopo una lotta durissima con la Clijsters e quindi con la mancata conferma della finale del 2011 persa dalla stessa Kim. Poi una finale a Roma quasi vinta ma poi persa con Sharapova, ed il fallimento da detentrice del titolo a Parigi, eliminata dalla Shvedova. L’influenza del nuovo coach Rodriguez dava durante l'estate americani suoi risultati, con la finale di Montreal e la vittoria di Cincinnati, ma nuovamente usciva precocemente New York, giocava perdendola la semifinale in patria a Pechino contro Maria Sharapova e si limitava ad una vittoria nel Round Robin a Istanbul. Dopo l'eccezionale stagione scorsa con la due finali Slam delle quali una vinta, ripetersi non era facile, ed infatti Li non lo ha fatto. E' stata a tratti quella favolosa giocatrice capace di colpire la palla piena e fare del male, soprattutto con il rovescio ed i piedi ben piantati per terra, ma anche quella ragazza fragile, discontinua che perde per lunghi periodi del match la voglia di lottare e la lucidità. Spetta a Rodriguez estrarre da una donna non più tennisticamente giovane quanto di buono può certamente ancora dare.

8. Petra Kvitova

Su Petra mi sono più volte espresso in altri articoli. La sua vicenda è ben nota: nel 2011 l'irresistibile ascesa, con le vittorie a Wimbledon e nel Masters di Istanbul, nel 2012 invece la delusione e la mancata conferma di quei risultati. Se lo si è detto per Na Li, si può a maggior ragione dire che non era facile ripetersi per lei, ragazza in fondo ancora immatura e non dotata dell'esperienza necessaria per caricarsi sulle spalle il peso dei trionfi dello scorso anno. Ma i mali di Petra quest'anno, che l'hanno condotta a chiudere in ottava posizione dopo il secondo posto del 2011, nonostante due titoli a Montreal e New Haven hanno identità precise: sono problemi di natura fisica, tattica, mentale e di programmazione.

Per tutta la stagione è apparsa in condizioni atletiche non degne della sua posizione e delle sue ambizioni, non aiutata da una serie di piccoli malesseri che l'hanno spesso accompagnata; tatticamente ha dimostrato di essere spesso confusa e di dissipare le grandi chance che il suo notevole talento le regala: durante lo scambio in lei dominano ormai la fretta, l'impulsività, l'incapacità sia di aspettare la palla giusta per rischiare sia quella di sfruttare il vantaggio che un rischio preso nel penultimo colpo le ha procurato. Conseguenza di tutto questo sono poi forse i black out mentali che le sono costati più di un match. Per concludere, e questo non va certo ad onore del suo staff, la programmazione si è dimostrata spesso imprudente e non lungimirante: su tutti, l'errore madornale è stato quello di non volersi mai fermare dalle Olimpiadi a Flushing Meadows dove ha regolarmente pagato con la Bartoli negli ottavi. E nonostante tutto questo parliamo di una ragazza capace di due semifinali ed un quarto negli Slam. Questo penso renda l'idea di quello che potrebbe sprigionare concretamente il suo potenziale se fosse ben guidata. Il problema è che vi è da dubitare che sia in gradi di comprendere tutto ciò da sola o con le sue attuali compagnie.

9. Sam Stosur
Dopo il trionfo negli Us Open del 2011, quest'anno è stato interlocutorio per Samantha Stosur. Subito fuori in Australia, ha proseguito la stagione tra luci e ombre. Il momento migliore è forse stato la semifinale di Roland Garros, persa contro la Errani. A New York ha poi tirato fuori l'orgoglio ed ha cercato di difendere il titolo, cedendo solo nel tiebreak decisivo dei quarti di finale a Vika Azarenka. I suoi problemi tecnici e psicologici rimangono gli stessi di sempre: il drittoed il servizio sono notevoli, la potenza nel suo gioco no manca, ma, salvo giornate di stato di grazia particolare, la parte del rovescio è troppo difettosa ed al volo la mano è veramente grezza. Ma soprattutto non mancano quasi mai porzioni di match nelle quali la tensione si impadronisce di lei irrigidendo il suo braccio e riducendone la sensibilità nel toccare la palla. A Parigi, solo per fare un esempio, dopo aver perso il primo aveva dominato Errani nel secondo, poteva essere l'abbrivio per un set in discesa, ma puntualmente la pressione ha avuto su di lei l'effetto di paralizzarla, e di fronte a quella piccola ma coraggiosa e solidissima donna che è Sarita non ha avuto scampo. Difficile dire come potrà essere il suo 2013, forse la cosa più facile è prevedere che le sue oscillazioni mentali e di rendimento continueranno. Chiude l'anno senza titoli.

10. Caroline Wozniacki
Chiudeva il 2010 ed il 2011 al primo post del ranking mondiale, adesso è numero 10, un disastro vero? Sì, ma in fondo un disastro annunciato. Era troppo evidente che la sua prima posizione mondiale era dovuta certamente alla sua ottima costanza ad alto livello, ma anche ad un vuoto temporaneo nella concorrenza. Nel momento in cui ha cominciato ad essere meno costante e giocatrici como Azarenka, Sharapova e Serena Williams hanno ingranato la marcia giusta, per lei non vi è stato più nulla da fare.

E' lentamente scivolata sempre più indietro, dopo i quarti in Australia ed il terzo turno a Roland Garros sono arrivati nei rimanenti Slam due primi turni. I problemi di Caroline sono stati ripetuti fino alla noia: un servizio inconsistente, una seconda palla attaccabile, un dritto che non penetra, l'incapacità di essere aggressiva qunado la situazione lo richiederebbe. A tutto questo va ad aggiungersi la gestione della giocatrice, sempre piuttosto confusa. Quest'anno lei e suo padre hanno chiamato e poi fatto fuggire due coach, tanto per dirne una. Eppure la wozniacki ha anche doti notevoli, che vanno da un bellissimo rovescio, ad una eccelsa mobilità, ad un'atteggiamento sul cmapo che è sempre improntato alla volontà di lottare. E grazie a tutto questo ha risalito leggermente la china nella parte finale della stagione, con i titoli di Seul e Mosca. Il punto, riguardo a lei, è a mio parere sempre lo stesso: occorre una persona di esperienza che esalti le sue qualità e corregga i suoi difetti, perchè, nonostante tutto, le potenzialità ci sono e la mentalità da campionessa anche. Il 2013 ci dirà probabilmente quale strada imboccherà la sua carriera.

Le altre giocatrici

Passiamo ora in rassegna brevemente alcune altre protagoniste del 2012. Marion Bartoli ha avuto un 2012 più che dignitoso, in particolare agli Us Open è stata fantastica nel battere la Kvitova prima e nel lottare fino allo spasimo con Sharapova poi; dovrà curare come sempre al meglio la ocndizione fisica, perchè per lei è fondamentale. Nadia Petrova chiude l'anno più in alto di quanto si pensasse, grazie la trionfo di Tokyo ed ad una discreta regolarità, certo una ragazzina non lo è più...

Segnali di ripresa da Ana Ivanovic, ma anche di grande irregolarità ed insipienza tattica, dovrà comprendere che cercare il vincente quasi sempre non paga.

Kirilenko e Cibulkova sono collocate più o meno nella loro posizione naturale, anche se la prima ha i mezzi per fare di più. Encomiabile la nostra Vinci, alla miglior stagione della sua carriera, ottenuta con un tennis d'altri tempi che purtroppo sta scomaprendo. Anche per lei ripetersi appare difficile, molto importante sarà dosare le energie ed avere una programmazione oculata.

Safarova e Goerges chiudono nelle prime venti, anche se in particolare da Julia si poteva sperare in qualcosa di meglio, ma lo stupendo diritto non è supportato dalla tenuta fisica e talvolta mentale necessarie.

Anche la Kanepi avrebbe un potenziale per andare oltre il suo 19-esimo posto, ma la sua testa ballerina non glielo permette.

Chiude 20-esima la Makarova, vincitrice di Serena Williams in Australia, ma non del tutto convincente in seguito.

Per non dilungarci ulteriormente, ci limitiamo poi a spendere qualche parola per Jankovic, e Hantuchova che appaiono in un declino temiamo definitivo e per Venus Willliams, che proprio alla fine della stagione è tornata a vincere un torneo a Lussemburgo: Venus ha ancora nelle sue corde quei 30 minuti nei quali può giocare alla pari con la numero uno del mondo, ma fisicamente appare, anche a causa della sua malattia, sempre più fragile e senza autonomia. Chiudiamo con tanti sentiti auguri: alla Petkovic, affichè torni dopo il suo 2012 sfortunatissimo, a Pennetta e Schiavone, affinchè ci mostrino quanto ancora hanno da dare, alla Lisicki, affichè non sprechi le sue enormi possibilità, alle figlie d'Albione Robson e Watson, perchè portino una ventata di freschezza nel circuito. E per finire un grazie sincero ad una grande campionessa che ha lasciato il tennis, probabilmente nel momento giusto, Kim Clijsters.

Luca Pasta

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