16/12/2012 16:59 CEST - Il caso

Tacchini, "La fine si avvi...Cina"

TENNIS - Sergio Tacchini ha chiesto la mobilità per 42 dei 55 dipendenti rimasti a Bellinzago. Si è tenuto un incontro con lo scopo di invitare l'azienda a trovare una nuova strategia che salvaguardi i posti di lavoro. Stefano Pentagallo

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Striscione esposto dai dipendenti della Tacchini in occasione di una manifestazione di protesta
Striscione esposto dai dipendenti della Tacchini in occasione di una manifestazione di protesta

Come vi raccontavamo nei giorni scorsi, il prossimo 24 gennaio chiuderà a Castelletto Ticino (Novara) uno dei pochi rimasti in Italia fra outlet e negozi Sergio Tacchini (alcuni sono a Gravellona Toce, a Serravalle, a Orio al Serio, a Fiano Romano, a Siena, a Cinisello…)

Un provvedimento che ha già colpito nello scorso febbraio lo spaccio aziendale di Caltignaga, una volta sede storica del marchio dove Sergio Tacchini fondò la propria azienda nel 1966. Sede che fu poi spostata a Bellinzago, ove scatterà la mobilità per 42 dei 55 dipendenti rimasti. 

Una scelta dettata dalla volontà strategica dell'azienda di cessare tutto il ciclo industriale (collezione, produzione del campionario, campagna vendita, raccolta degli ordini, lancio della produzione, consegna, fatturazione ed incasso) per diventare solo brand company, che gestisce solo le royalty.

Con tante famiglie che rischiano di trovarsi nei guai era stato perciò fissato un incontro in Prefettura giovedì mattina, con lo scopo di invitare l'azienda a trovare una nuova strategia che salvaguardi i posti di lavoro e di trovare un accordo per applicare la cassa integrazione in deroga. Cassa integrazione che scadrà il prossimo 13 febbraio.

Alla riunione, oltre ai sindacati (per la Uil, Luisa Maceri, per la Cgil, Laura Sandri, e per la Cisl, Domenico Turri), hanno preso parte anche il Prefetto di Novara, Francesco Paolo Cataldo, l'amministratore delegato dell'azienda, Fermo Polli, e i sindaci di Bellinzago, Mariella Bovio, e Castelletto Ticino, Matteo Besozzi.

"L'incontro è stato proficuo," ha commentato Domenico Turri. "Noi abbiamo evidenziato la situazione di crisi e il prefetto ha fatto un chiaro invito all'azienda a modificare le sue scelte e a non arrivare a una dismissione di queste proporzioni. Noi, ovviamente, abbiamo chiesto la revoca dei licenziamenti e della scelta strategica dell'azienda."

"L'approccio del Prefetto è importante," ha aggiunto Mauceri. "Occorre trovare un'alternativa, una strada che sia concreta e abbia un impatto meno grave sui lavoratori."

Nessun commento, invece, da parte di Polli che all'uscita si è celato dietro ad un laconico: "No comment."

All'esterno della Prefettura i lavoratori hanno salutato quest'incontro esponendo un paio di striscioni che recitavano "La fine si avvi…Cina. Il marchio in licenza i lavoratori licenziati" e "13-2-13 Nuovo giorno del Ringraziamento. Vengono sacrificati 42 "Tacchini" a Bellinzago".

Un nuovo incontro tra sindacato ed azienda nella sede dell'Associazione Industriali è adesso previsto per il 20 dicembre.

Stefano Pentagallo

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