25/02/2013 18:11 CEST - ATP DUBAI

Federer, sospiro di sollievo

TENNIS - All'esordio a Dubai, lo svizzero fatica più del previsto contro il tunisino Jaziri, vincendo 57 60 62. Pericolosa la palla break annullata da Federer a inizio terzo set. Riccardo Nuziale

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Australian Open 2013, Roger Federer
Australian Open 2013, Roger Federer

Dodici mesi et voilà, il regalo di riparazione è servito.

Il torneo di Dubai era in debito con Malek Jaziri; nella scorsa edizione il tennista tunisino fu privato senza troppi complimenti e all'ultimo minuto di una wild card che meritava ben più del nuovo beneficiato, quel Marko Djokovic che poteva vantare pochi (nessuno) risultati degni ma - assai più importante delle prestazioni in campo, quantomeno a livello mediatico e pubblicitario - un cognome pesantissimo.

Marko, in questi ultimi dodici mesi, non è certo diventato un fenomeno, anzi in questa edizione è già stato sconfitto sia in singolare, nelle qualificazioni da Matteo Viola, che oggi in doppio: nemmeno Nole ha saputo regalare un successo al fratello e i due sono stati eliminati al super tie-break da Davydenko e il belga Norman.

Jaziri invece, che ha trovato nel 2012 la sua migliore stagione (best ranking al n. 69, sebbene ora sia 128, grandi partite contro Tsonga a Doha e Granollers al Roland Garros, wild card per i Giochi onorata con un buon secondo turno, vittoria contro Troicki a Mosca, torneo dov'è stato sconfitto da Andreas Seppi in semifinale), si è visto dare quello che gli era stato privato con tanto d'interessi, la ciliegina di affrontare per la prima volta, a 29 anni, il cinque volte campione del torneo Roger Federer.

La favola da copertina poteva durare cinque minuti, ma così non è stato: riscippate le Lelli Kelly a Myla Rose e Charlene Riva, Federer ha iniziato il match con troppa sufficienza, probabilmente sicuro di avere fin troppo margine di sicurezza. Ecco quindi una costante nelle partite dello svizzero, le palle break non sfruttate, tre nei primi due turni di servizio di un Jaziri che non riusciva a mettere prime.

Pur non un grande atleta (peraltro oggi sfoggiava una vistosa fasciatura al ginocchio sinistro), pur tennista dal gioco troppo pulito e con una seconda di servizio non competitiva a certi livelli, Jaziri è dotato di buona completezza tecnica e soluzioni estemporanee di alta qualità (oggi ha trovato punti incredibili soprattutto nei passanti).

E' successo così che, dopo i primi game in cui si annusava il massacro, il match è scivolato velocemente on serve, con un Federer sempre più passivo e un Jaziri sempre più in fiducia e tranquillo.

E il primo a cedere non è stato l'underdog: fino a quel momento perfetto in battuta, sul 5-5 Federer ha inanellato tre orrori (particolarmente gravi la comoda volee di dritto messa oltre la linea di fondo e il doppio fallo commesso alla terza ripetizione, dopo due let) e ceduto il servizio.

Il nastro vincente nel primo quindici del dodicesimo gioco è stato il chiaro segno divino di come doveva finire il set, nonostante il secondo richiamo per time violation in pochi game (straordinaria la puntualissima fiscalità con cui i giudici di sedia reguardiscono i numeri 128 qualsiasi).

Nel primo game del secondo set Jaziri, sul 30-30 (da applausi il lob in controbalzo con conseguente passante), ha visto morire in rete un'accelerazione di dritto che gli avrebbe dato la palla break. E a quel punto si è sciolto: nel secondo gioco ha commesso qualche sciocchezza di troppo, una su tutte l'incomprensibile dritto appoggiato sotto rete che Federer ha punito con il passante, e chiuso con l'unico nemico contro il quale la proverbiale pigrizia federeriana nelle palle break è impotente: il doppio fallo.

Il set è terminato lì, con Jaziri poi incapace di evitare il bagel nel sesto gioco nonostante due palle game.

Ancora una volta sorprendentemente però il primo a spaventarsi nel terzo parziale è stato lo svizzero, trovatosi sotto 30-40 nel terzo game grazie a una brutta volee affossata e a due notevoli soluzioni (risposta vincente e dritto lungolinea) di Jaziri, che ha fallito la risposta vincente al momento di chiudere.

E' stata l'ultima porta aperta di speranza per il tunisino: nel sesto gioco Federer è andato 0-40 e alla seconda occasione ha chiuso con il dritto lungolinea.

Alla luce della prestazione odierna, assumono sfumature interessanti le parole pronunciate solo ieri dallo svizzero. Federer ha infatti affermato come si fermerà per due mesi dopo il torneo di Indian Wells, rientrando solo per la terra sui generis (sebbene non più blu) di Madrid. Tale decisione è stata presa per preservare le proprie forze, per stare più vicino alla famiglia e poter riprendere il cammino verso la conquista del n.1

Federer è da sempre di gran lunga il più saggio nel programmarsi, nel sapere quando ricaricare e nel come farlo. Perfettamente lucido nel riconoscere di non potere più permettersi una stagione piena, se non occasionalmente (il 2012 è stato in questo particolare e molto dispendioso).

Più difficile seguirlo completamente nelle sue affermazioni di riconquista del n.1 del ranking. La vetta richiede una costanza che Federer non sembra più possedere. Arriva quasi sempre in fondo, certo, ma i passi falsi - o comunque i turni potenzialmente innocui diventati complicati - sono molto più frequenti e, soprattutto, per tornare n.1 deve tornare a battere regolarmente i diretti avversari.

Finché giocherà a tennis Federer avrà nelle corde la possibilità di battere chiunque in giornata, su qualsiasi superficie e in qualsiasi condizione, ma a livello percentuale quante volte questo può accadere? Il ranking premia il mediamente più forte, non lo sporadicamente migliore.

Se le condizioni attuali rimangono intatte (ovvero con Djokovic e Murray integri fisicamente e saldamente concentrati sul tennis), lo svizzero è ancora capace di vincere 1-2 Slam. Difficilmente sarà in grado di andare oltre, ancora più difficile che ritorni a occupare la prima posizione mondiale.

Ma seppellire Federer, per qualsiasi motivo e in qualsiasi occasione, è irrispettosa ingenuità del cieco. Il beneficio del dubbio gli va sempre dato.

Riccardo Nuziale

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