24/07/2013 10:01 CEST - Tennis e doping

"Passaporto biologico a regime nel 2014". Con quali soldi?

TENNIS - Stuart Miller, capo del programma antidoping ITF, sostiene che i primi risultati del passaporto biologico si vedranno nel 2014. Ma sarà davvero possibile prendere 3 campioni per oltre 100 giocatori in un anno? Oggi la dotazione annuale per i test è di 2,5 milioni: ne servirebbero il doppio. Alessandro Mastroluca

| | condividi
Il tennis introdurrà il passaporto biologico nel 2013
Il tennis introdurrà il passaporto biologico nel 2013

Far partire il passaporto biologico entro il 2013 e portarlo a pieno regime per il 2014. è la road-map  di Suart Miller, che sovrintende per l'ITF il programma anti-doping. “Stiamo discutendo di alcuni dettagli con l'ATP, la WTA e gli slam: una volta raggiunto l'accordo, potremo implementare il passaporto biologico in breve tempo” ha spiegato in una lunga intervista concessa a Simon Cambers di Tennis Space. “Gli aspetti sono due. Uno è quando iniziamo a raccogliere i campioni: e contiamo di cominciare entro l'anno. L'altro è quando si arriverà ad avere profili sufficientemente validi di tutti gli atleti coinvolti nel programma così da poter individuare casi di positività. E per questo ci vuole più tempo”.

Rispetto all'analisi sul singolo campione, alla ricerca di parametri innaturali o di prove dirette dell'assunzione di una specifica sostanza, il principio del passaporto è basato sul monitoraggio diacronico di parametri biologici la cui evoluzione può rivelare pratiche dopanti. È una tecnica indiretta, che non rileva la sostanza ma individua gli effetti anomali della sua assunzione nel breve, medio e lungo periodo.

Sul sito dell'Unione Ciclistica Internazionale, la prima ad aver introdotto il passaporto biologico, ora diventato realtà in 25 discipline sportive, si legge che la raccolta individuale di documenti è composta da: i risultati dei test sulle urine e sul sangue; un profilo ematologico, ottenuto dalla comparazione dei parametri ematologici nel tempo e un profilo ormonale steroideo, ottenuto attraverso il confronto dei parametri ricavati dai test sulle urine.

Grazie al profilo ematologico si possono più facilmente scoprire pratiche di emo-trasfusione o l'assunzione di EPO, mentre dai parametri ormonali si può dedurre l'assunzione di ormoni della crescita.

“Il profilo di un atleta diventa valido essenzialmente dal primo campione” spiega Miller. “La prima volta confronti i parametri con quelli generici della popolazione. Dopo i primi due o tre campioni, puoi definire i limiti individuali, diversi da atleta a atleta, che determinano cosa è accettabile e cosa no. È questa la sua forza: più informazioni ottieni, più conosci i parametri biologici individuali. Se i valori non ricadono nei limiti fisiologici, allora hai un indizio di doping. Per arrivare a questo risultato occorrono circa 12 mesi dall'avvio del programma”.

Per Don Catlin, direttore della ong indipendente Anti-Doping Research, le cose non stanno così. Catlin è un pioniere nella lotta anti-doping: ha fondato lo lo UCLA Olympic Analytical Laboratory, fondato nel 1982, primo laboratorio anti-doping nella storia degli Stati Uniti, e l'ha diretto fino al 2007. Catlin, che ha predisposto la prima task force anti-doping nella storia dei Giochi Olimpici, a Los Angeles, nel 1984, dando poi vita nel tempo ad accordi speciali con lo United States Olympic Committee, l'NCAA, la Major Baseball League  e la  National Football League (NFL) ha sostenuto a marzo sul Guardian che i primi risultati si vedranno non prima di cinque anni.

Miller oppone fiducia e dichiarazioni di principio, ma la realtà potrebbe essere più vicina alle indicazioni di Catlin. Gli atleti coinvolti nel programma per il passaporto biologico, spiega Miller, saranno sostanzialmente comparabili con quelli che oggi devono comunicare i propri whereabouts alla Wada (top-50 in singolare e top-10 di doppio ATP e WTA). Raccogliere tre campioni per ciascun atleta nel giro di 12 mesi appare un obiettivo irrealistico. Anche perché cifre alla mano, quest'anno la Federazione Internazionale e gli Slam stanzieranno dai 2 ai 2,4 milioni di dollari, con previsioni di un aumento a quota 3,4 per il 2014.

Facendo un rapido calcolo, se il campione di riferimento è lo stesso, si tratta di raccogliere 420 campioni di sangue, che devono arrivare al laboratorio e venga analizzato entro 30/36 ore massimo dal prelievo. Non solo. Il campione deve essere sempre tenuto (dal luogo del prelievo a quello dell’analisi) ad una temperatura costante, non inferiore ai 2 gradi e non superiore ai 12, con costi che possono superare anche i mille dollari a campione. In pratica, servirebbe, solo per il passaporto biologico, una dotazione di risorse doppia di quella a disposizione dell'ITF.

Ma il passaporto biologico da solo non basta. “Non è la panacea di tutti i mali” ammette Miller. “E' uno strumento in una lotta più grande. Serve a coprire un vuoto e raggiungere un obiettivo. Ma non si può pensare di usare solo il passaporto biologico e individuare così tutti i casi di doping. Cercheremo, insieme al passaporto biologico, di effettuare più test fuori dalle competizioni e più controlli sul sangue”. Come passare dalla teoria alla pratica? Una possibile strada alternativa, come ho già avuto modo di scrivere, sarebbe affrancare il sistema dei controlli dagli organismi di governo del tennis, su cui ricadrebbero gli effetti più pesanti della perdita di credibilità dovuta a un eventuale caso di positività acclarata di un top player. Anche perché il tennis non ha la storia del ciclismo, la cui credibilità è stata talmente compromessa dal doping che i recenti casi eclatanti hanno avuto effetti positivi sulla reputazione attuale dell'UCI.

Nell'intervista, Miller ha anticipato alcune innovazioni che saranno introdotte nel programma antidoping. Cambierà di poco la regola degli “whereabouts”. Oggi un atleta inserito nel programma viene sanzionato se manca per tre volte di comunicare o aggiornare i propri spostamenti in un periodo di 18 mesi. “L'intervallo sarà ridotto a 12 mesi. E ci assicureremo che ogni atleta nel programma sia controllato a sorpresa almeno tre volte in questo intervallo. Non ha senso chiedere gli spostamenti e poi non usare queste informazioni” dice Miller.

Cambierà anche, seppur di poco, la lista delle sostanze proibite della Wada. “Ci sarà una nuova categoria” aggiunge Miller, “che identifica le 'sostanze d'abuso' come la cannabis o la cocaina, che provocano danni alla salute ma non è sicuro consentano di migliorare le prestazioni. Le 'sostanze d'abuso' devono ancora essere identificate ma comporteranno sanzioni diverse, in certi casi ridotte rispetto a quanto avviene oggi”.

Miller però chiude la porta alle richieste di maggiore trasparenza, arrivate anche da Federer e Nadal, nella comunicazione puntuale su tipologia ed esito dei controlli e sui giocatori testati di volta in volta. “Le statistiche che pubblichiamo alla fine di ogni anno rispettano il codice anti-doping. Manteniamo tutti i nostri obblighi”.

Alessandro Mastroluca

comments powered by Disqus
QS Sport

Si scaldano le trattative di mercato: Milan e Juventus attivissime, la Roma blinda Florenzi; Thohir dice no all'Atletico Madrid per Icardi e Handanovic. Maxi Lopez è del Chievo, Trezeguet torna al River Plate

Ultimi commenti