02/10/2013 09:54 CEST - TENNIS ITALIANO

Un lettore ci chiede: “Meglio due tornei Atp o Supertennis?”

TENNIS - Suscitato dal caso del torneo WTA di Palermo, affittato ai malesi di Kuala Lumpur, in assenza di un interesse tempestivo da parte della Federtennis, ecco un quesito interessante e ben posto. Ma c'è un errore di fondo. Le riflessioni di Ubaldo Scanagatta

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Oliviero Palma, direttore del Wta di Palermo
Oliviero Palma, direttore del Wta di Palermo
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Ha scritto a Ubitennis un lettore il cui nick name è Papageno.Pamino, sotto all’articolo dedicato dal titolo: “La FIT ha dormito e i malesi no Così Palermo è volata via” :

“Sarei anch'io molto curioso di confrontare le due offerte; temo che i soci del Country abbiano preferito vendere all'estero anche per ragioni di campanilismo, le stesse che più o meno dalla fine dell'impero romano affliggono il nostro paese. Fa meno male cedere a un estraneo che vedere il proprio torneo disputato in un circolo "avversario.

Per quanto riguarda Supertennis, mi sembra che nel bilancio della Sportcast i costi ammontino a qualcosa come 2-3 milioni di euro all'anno, cifra con la quale si potrebbero organizzare un paio di ATP 250.

Non ho particolare simpatia per Baccini & Co, ma bisogna riconoscere che probabilmente in termini di promozione del tennis (e anche di ritorno economico) è più efficace Supertennis rispetto all'organizzazione di due tornei ATP.

Supertennis sarà in perdita (come peraltro sono stati in perdita tutti i tornei ATP e WTA, tant'è che hanno chiuso baracca) ma tra l'avere ancora Firenze e Palermo e il mettere a disposizione dei telespettatori un canale di tennis di discreta qualità 365 giorni l'anno preferisco la seconda, che assicura una maggiore esposizione del tennis.

Dal punto di vista del marketing e della comunicazione è più efficace nel lungo termine la presenza continua e l'instaurazione di un'abitudine, che non un messaggio occasionale.

Mi sarebbe piaciuto leggere per intero la relazione della SDA Bocconi su Supertennis, ma al di là delle poche slides presentate circa un anno fa all'assemblea FIT non è stato messo a disposizione altro”.

Risponde Ubaldo: Ti chiedo scusa se ho tenuto fermo a lungo il tuo commento che meritava una risposta, ma quella di ieri è stata una giornata campale per via della sentenza di condanna della FIT. Non so più quante telefonate di felicitazioni ho ricevuto e anche la mia posta è invasa. D'altra parte mi avrebbe meravigliato un tantino se niente fosse accaduto, visto che questo sito è al servizio dei lettori. Vostro. E il fatto che non sia lecito mettere il bavaglio ad un sito perché ospita critiche al potere costituito, anche se talvolta queste vengono espresse con toni accesi, non poteva non riscuotere generale apprezzamento. Credo che una sentenza del genere abbia dato fiato e respiro, forse anche coraggio, a tutti i siti, ai loro editori, ai collaboratori.

Dunque vengo a te, ripromettendomi di rispondere in avvenire - tempo permettendo, ne ho purtroppo sempre poco - a quei lettori che esprimano civilmente questioni interessanti e meritevoli di essere approfondite.

Dunque punto per punto. Magari sbaglio ma secondo me il Country Club Palermo (i soci e gli stessi Cammarata e Palma che credo abbiano buona parte delle quote del circolo...ma confesso in questo caso di non avere approfondito a sufficienza) ha temuto qualche intoppo burocratico, o legale, che gli avrebbe impedito la riscossione di un affitto altrettanto elevato. Non va dimenticato che sono già rimasti scottati - alle prese con un'amministrazione regionale - dai 230.000 euro che la Regione Sicilia doveva loro devolvere fin dallo scorso anno e sono stati invece costretti a ricorrere al decreto ingiuntivo. Per parare il possibile strappo del torneo da parte del CT Palermo si erano già cautelati con la clausola secondo cui se l'offerta migliore di una regione fosse venuta dalla Sicilia il torneo avrebbe dovuot disputarsi al Country e non altrove. Quindi la questione campanalistica c'era, era probabilmente sentita, ma era stata superata dalla clausola che la FIT era disposta a concedere.

Riguardo al discorso se in termini di promozione valgano più due tornei Atp o un canale televisivo come Supertennis, beh potresti avere ragione, ma il discorso è più complesso di quanto non sembri a prima vista, anche se condivido quel che dici con la frase “Dal punto di vista del marketing e della comunicazione è più efficace nel lungo termine la presenza continua e l'instaurazione di un'abitudine, che non un messaggio occasionale”.

Però va detto che prima di ogni considerazione è assai difficile quantificare il reale investimento per le due cose. Non credo che un torneo debba perdere un milione di euro l’anno. Se non si buttano i soldi dalla finestra, se non ci sono cattivi organizzatori o gente che si mette i soldi in tasca e li fa spendere alla comunità.

Non ho visto i bilanci di Supertennis del 2012. Fino a poco tempo fa non erano ancora usciti sebbene credo, e sottolineo credo, si sarebbero dovuti presentare già per giugno 2013. Il Coni nuova gestione aveva sbandierato ed invocato trasparenza assoluta e bilanci chiari per le società in qualche modo collegate e/o gestite dalle federazioni. Per ora mi sembra ci siano state più parole che fatti, e mi dispiace perché in Giovanni Malagò avevo fiducia. Non l’ho persa ancora del tutto, in fondo è ancora abbastanza poco che è lì, ma anche se per ora ho avuto la sensazione che si sia preoccupato più di tagliare nastri ed avviare consultazioni con questa e quella federazione rimanendone in taluni casi invischiato (i laccioli sono mille, le federazioni …al di sopra di ogni sospetto e ben gestite si contano sulle dita di una mano, forse) credo sia giusto accordargli una fiducia a tempo determinato. E non indeterminato, perché allora non sarebbe cambiato nulla.

Personalmente sono persuaso che Supertennis costi ben di più di quanto hai scritto, ma la somma precisa non la so (per i motivi di scarsa trasparenza già accennati). So che dopo l'ultima assemblea elettiva la FIT ha ottenuto di investire sulla tv ancor di più di quanto avesse fatto sinora e quindi - in barba al break-even in 3 anni millantato all’atto della sua costituzione - di andare sempre più a rosso.

Se i milioni “investiti” ogni anno diventassero quattro non mi stupirei. E ciò pur immaginando che non sia facile quantificare a carico della tv tutto il lucro eventualmente cessante: cioè i soldi che ad esempio potrebbe offrire un'altra tv o un qualsiasi altro sponsor se potesse godere di tutta la promozione pubblicitaria nella cartellonistica, sui biglietti e in tante altre iniziative editoriali e non, campo Supertennis compreso, di cui la tv federale gode durante gli Internazionali.

Quando avremo il bilancio esatto del 2012 e un’idea degli investimenti previsti per il 2013 (ormai un’idea la si dovrebbe avere), sarà più facile mettere sulla stessa bilancia il peso di Supertennis da una parte e il peso preventivabile di un numero X di tornei dall’altra.

Lo studio Bocconi, commissionato a un paio di professore che hanno rapporti con l'università privata milanese dalla stessa FIT - uno è un consulente esterno, l’altro credo d’aver capito ha invece legami più stretti con l’Università milanese - con un incarico da 100.000 euro (poi ridottosi, pare, a 80.000), personalmente mi ha lasciato molto ma molto perplesso. Guarda Papageno Pamino - ma che razza di nick name è? Dove lo hai pescato? - mio figlio è un laureato bocconiano in economia aziendale, dovrei esserne orgoglioso e in parte lo sono. Ma anche tramite lui molte cose che ho appreso sulle recenti evoluzioni della Bocconi non mi hanno per nulla entusiasmato. Ne avevo un’altra considerazione anni fa.  Le ricerche volute e curate dalla Bocconi , e dalla Luiss e da altre università, ma non retribuite in linea di massima mi convincono di più. Sia detto ciò senza minimamente mettere in dubbio l'onestà e l'integrità morale dei tutti i ricercatori su commissione e degli istituti che contrattano i costi di queste ricerche su richiesta esterna. Certe cifre che ho sentito fare sul presunto valore di Supertennis mi hanno lasciato assolutamente esterrefatto. Ma si sono apparentemente rivelate utili a persuadere un solerte frequentatore dell'ultima assemblea elettiva (con Binaghi unico candidato) a proporre "un maggiore impegno economico da parte FIT sulla tv". Intervento certamente non pilotato, eppure trionfalmente accolto, dall’assemblea plaudente e dal presidente federale gaudente almeno quanto lo zio che di Supertennis è l’amministratore delegato.

Sono d’accordo sul fatto che due tornei ATP in Italia forse esaurirebbero la loro spinta mediatica nell'arco di un paio di settimane o poco più. Questo è vero, però non  trascurei un particolare importante, che io ho potuto riscontrare personalmente quando ho diretto per diversi anni il torneo ATP di Firenze.

Lo sviluppo di più tornei internazionali creerebbe posti di lavoro e professionalità oggi sconosciute. Darebbe il destro a chi si trovasse ad organizzarli, nei vari settori, di costruirsi competenze importanti. In termini di managerialità e marketing, di rapporti con le istituzioni locali, con gli sponsor, con i media, con i giocatori, con il pubblico.

Darebbe a chi li potesse giocare esperienze utili e probabilmente punti Wta e Atp importanti se non decisivi per migliorare la propria classifica. Al torneo di Palermo Vinci ed Errani non sono state le sole giocatrici italiane a conquistare punti importanti per difendere la loro classifica (oggi che sono fra le migliori del mondo) o per costruirsela quando non lo erano.

Andate a vedere i risultati dei tornei ATP degli anni Ottanta-Novanta e troverete nell'albo d'oro fra i vincitori, i finalisti, le fasi finali… i nomi - cito in ordine sparso per come mi vengono a mente e non cronologicamente - di Claudio Panatta, Narducci, Nargiso, Pistolesi, De Minicis, Furlan, Caratti, Cancellotti, Gaudenzi, Volandri, Canè, Camporese, Colombo, Martelli, Ocleppo, Sanguinetti, Starace, cioè giocatori che non si chiamavano Panatta (Adriano), Bertolucci, Barazzutti, Zugarelli, in grado di conquistare trofei e punti importanti anche all'estero. Giocatori che hanno tratto grande vantaggio dalla proliferazione dei tornei di livello Atp organizzati in Italia. E i successi di quei giocatori hanno trascinato altri giocatori, hanno promosso il tennis nei loro circoli di appartenenza, sui giornali. Non per una o deu settimane. Per i giocatori italiani poter accedere a qualche primo, secondo, terzo turno, quarti di finale poteva significare salvare o anche lanciare una stagione. Concluderla fra i primi 100. O i primi 50. O più su. Era un bell'aiuto per loro, ma anche una bella promozione indiretta per il tennis, perchè quelle classifiche restavano in piedi tutto un anno, non solo per le due settimane - ma erano anche otto nell'82, e sette negli anni Novanta - e quindi avevano strascichi positivi per tutto il movimento.

Sergio Palmieri oggi è il direttore degli Internazionali e il manager factotum di quasi tutti (o forse tutti?) gli eventi di matrice federale. Non sembra che ci sia nessuno in grado di sostituirlo se domani ha un raffreddore prolungato. Ma tanto il torneo è uno solo e nessun boss gradisce crearsi attorno uno staff di persone in grado di sostituirlo. Collaboratori sì, ma se non sono troppo bravi magari è meglio.

Ebbene Palmieri per diventare quel che è diventato si è fatto moltissimo le ossa in quei tornei minori, così come a suo tempo Franco Bartoni e Cino Marchese che sono stati un po' le alternative al comando organizzativo dei tornei degli anni Novanta.

Li trovavi, quando l’uno e quando l’altro, a St Vincent, Venezia, Firenze, Genova, Napoli, Bologna, San Marino, Palermo, Bari, insomma dovunque ci fosse un torneo Atp. Sono esperienze che servono, perchè nei tornei piccoli si impara ad occuparsi dei minimi particolari e di tutti i possibili dettagli, molto più a volte che non nei grandi tornei dove, ad esempio, il cast dei partecipanti al torneo è quasi l'ultimo dei problemi se si gestisce un Masters 1000 con partecipazione obbligata per tutti i top-10.

Nei tornei piccoli invece ti devi sbattere con le pubbliche relazioni, gli ingaggi, i budget limitati - mica hai la federazione alle spalle con il politico di turno (da sempre eh, mica solo Binaghi!) che ti dirà sempre comunque che il torneo ha fatto registrare un grandissimo successo: non ho mai sentito una volta dire il contrario nella conferenza stampa di fine torneo! - e anche con gli sponsor cui non puoi dare le stesse garanzie che invece puoi dare in termini di partecipazione per un Masters 1000. Insomma, per non farla troppo lunga, l'organizzazione di tornei Atp crea un know how che poi serve a tanti livelli e a sviluppare, oltre che posti di lavoro e movimenti di denaro, tante professionalità.

Senza contare poi lo spirito d'emulazione e le ambizioni di altri tornei che sulla scia di quelli esistenti cercherebbero anch'essi di mettersi alla pari. Altrimenti perchè mai in un certo periodo storico ce n'erano sette o otto? Semplicemente perché circoli di tennis od organizzatori si facevano coraggio fra loro: se uno ce la fa perché non ce la posso fare anch’io?

Non è poi detto che un torneo ATP debba avere un deficit di un milione di euro! Se l'organizzatore è bravo, proprio perchè non ce ne sono tanti su territorio nazionale, credo che - magari crescendo piano piano - possa anche far meglio. Una tv come Supertennis, con gli inevitabili bassi ascolti di un canale interamente dedicato al tennis senza la possibilità di acquisire i grandi tornei, è destinata soltanto a perdere soldi, altro che break even. 2 milioni, 3 milioni, 4 l’anno? Tant’è che nessuna federazione sportiva di alcuno sport nel mondo, nemmeno qelle straricche come quelle che possiedono uno Slam - vale 50 volte un Masters 1000, attenzione: utile dichiarato Fit per gli Internazionali o 2 o 3 o 4 milioni (a metà con Coni Servizi), utile US Open, Wimbledon, Roland Garros fra gli 80 e i 180 milioni - si è buttata a capofitto per realizzarla in proprio. Possibile che solo la nostra federtennis sia la più astuta, geniale di tutte al mondo? Mah, permettetemi di dubitarne.

Beh, con 4 milioni a fondo perduto secondo me si potrebbero teoricamente organizzare 8 tornei (fra Atp e Wta...che peraltro non li otterrai mai a causa dell'affollamento del calendario) che perdessero con una previsione superpessimistica una perdita fra i 400.000 e i 500.000 euro ciascuno.

Ribadisco che secondo me un bravo organizzatore non dovrebbe mai perderne tanti, anche se è evidente che arrivare al pareggio, se non c’è il supporto di un ente locale che abbia interesse o desiderio di promuovere la propria realtà, è un’impresa…soprattutto se a guadagnarci vogliono essere in troppi e sono pure un po’ avidi. 

Allora in conclusione il conto che fai, "meglio Supertennis o 2 tornei Atp?", andrebbe modificato in buona misura.

Così: meglio 8 tornei (al limite 4 fra Atp e Wta, e 4 Challenger di categoria massima) o meglio Supertennis? Sia detto che allo stato attuale questa è pura teoria, perché i 4 tornei fra Atp e Wta richiedono un investimento per la loro acquisizione che costituisce impegno probabilmente troppo pesante, se anche ci fosse la disponibilità nei due circuiti come collocazione nel calendario in sostituzione di qualche torneo “dimissionario”.

Ma porre una questione fra 2 tornei e un anno di Supertennis è porre una questione sbagliata, nel senso che mette sulla bilancia due pesi e due misure.

In conclusione, pur condividendo di fondo il tuo pensiero, io penso che se l’investimento fosse quello di cui si parla, e gestissi una federazione, preferirei poter organizzare 8 tornei che avere una tv che fa vedere sì tennis ma purtroppo non sempre di grandissima qualità. Resta il fatto, per stare con i piedi per terra e nella realtà, che oggi gli 8 tornei non ci sono. Il costo per comprarli sarebbe alto e all'inizio certamente un investimento pesante. Per affittarli abbiamo visto un po' meno se Palermo affitta il suo a 110.000 euro l'anno...ma certo i tornei Atp costano di più.

Il punto però di partenza era un altro: se uno un torneo ce l'ha, e l’Italia ce l'aveva,  se lo dovrebbe tenere stretto. L'Italia ce l'aveva, la FIT ha dormito, Palermo è finito... non alla malora ma alla Malesia.

Lo stupore di chi ce l’ha lasciato finire non deve intenerirci.

Ubaldo Scanagatta

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