08/10/2013 20:49 CEST - ATP

Meglio la rissa "vera" o i complimenti "falsi"?

TENNIS - Qualche giorno fa Andy Roddick ha svelato un retroscena accaduto a New York nel 2008, quando spinse Djokovic contro un armadietto. Ma è la mosca bianca in un mondo di banalità: gli anni 70-80 sono lontanissimi. Claudio Maglieri

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uno degli storici scontri in campo tra John McEnroe e Jimmy Connors, a Chicago 1982
uno degli storici scontri in campo tra John McEnroe e Jimmy Connors, a Chicago 1982
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“E' il migliore, e per batterlo devo cercare di dare il mio massimo" (Rafael Nadal ogni volta che parla di Federer)
“Penso sia un campione e una persona magnifica" (Roger Federer ogni volta che parla di Nadal)
“Ho più talento io nel mio mignolo che Lendl in tutto il suo corpo” (John McEnroe)

Abbiamo scelto tre frasi non a caso per introdurre questo articolo, ma volendo sbizzarrirsi se ne potrebbero snocciolare tante altre. Nel mondo dello sport ci imbattiamo sempre più di frequente in dichiarazioni simili alle prime due o comportamenti al limite del mellifluo, mentre le sparate come quella di “Mc” sono al giorno d’oggi paragonabili alle mosche bianche: raramente gli atleti si lasciano andare a confessioni o gesti intrisi di verità, oramai fa più comodo rimanere nei binari sicuri della banalità per evitare qualsiasi tipo di conseguenza o ripercussione (ma a pensarci bene è così ovunque, non solo nello sport). Parlare bene del prossimo è diventata la disciplina preferita degli esseri umani, l’ipocrisia è un qualcosa che negli ultimi tempi ha raggiunti picchi talmente elevati da far impallidire anche lo scalatore più esperto: che convenienza ci sarebbe a dire o a fare ciò che si pensa realmente? Eppure, per rientrare nel mondo dello sport e del tennis in particolare, pensiamo a quanto sarebbe bello se gli atleti si lasciassero andare un po’ più spesso, in campo e fuori. Ricordate quando Robin Soderling prese per i fondelli Nadal a Wimbledon 2007 imitando la famosa smutandata? Oppure quando Becker, agli Us Open del 1995, iniziò a provocare Agassi inviando alla sua (ex) consorte Brooke Shields dei baci con la mano? Per non parlare di quando Lleyton Hewitt, talvolta esagerando, si esibiva in comportamenti talmente antipatici da rendere impossibile un tifo a suo favore.

Oggi episodi del genere sono sempre più rari e fra i tennisti regna il più totale buonismo “Lui è il migliore e per batterlo devo dare il massimo” dichiara Rafael Nadal ogni volta che parla di Roger Federer. “E’ un campione, oltre che un ottimo ragazzo” ribatte Federer in pieno clima di cortesia. Chi vi scrive non conosce personalmente Nadal, ma se potesse parlare liberamente a Federer gli domanderebbe “ma possibile che non ti ha mai fatto innervosire, con tutte quelle volte che ti ha battuto sommergendoti di colpi arrotati, recuperi impossibili, tic infiniti e secondi rubacchiati tra un punto e l’altro?”. A dire la verità Roger, seppur raramente, ha provato a regalarci lampi di emozioni: avete presente quando a Montecarlo 2008 apostrofò i genitori di Novak Djokovic con un indimenticabile “Be quiet!”? Nadal non è stato da meno, basti pensare a quella volte che diede dello stupido a Berdych per aver esultato alla Mario Balotelli dopo un loro match a Madrid nel 2006. Tuttavia stiamo parlando di briciole in un oceano di pulizia e questo francamente toglie un po’ di pepe al tennis. L’unico giocatore che poteva servirci dei grandi assist in materia si è ritirato un anno fa: parliamo di Andy Roddick, le cui conferenze stampa sono entrate nella leggenda, ma in questi giorni lo yankee è tornato sulla bocca di tutti per aver raccontato un episodio risalente agli Us Open del 2008 che nessuno avrebbe mai potuto conoscere. Ve lo immaginate A-Rod che sbatte Djokovic contro un armadietto prima di fermarsi perché spaventato dalle dimensioni del trainer del serbo? Ci fosse un video dell’accaduto sarebbe meraviglioso, purtroppo temiamo che questo desiderio rimarrà chiuso per sempre in un cassetto. Con l’uscita di scena di Roddick sono sempre meno i giocatori che escono un po’ più spesso dagli schemi: c’è Ernests Gulbis, che prova quasi un certo godimento a fare il galletto in conferenza stampa (salvo poi liquefarsi in campo contro il mediocre di turno), qualche tempo fa era stato Davydenko a scombinare l’ambiente con alcune frasi non certo accomodanti, addirittura ci si è messo il papà di Djokovic a scagliare frecce acuminate contro Federer e Nadal. In “Brianza velenosa” (cit.) si usa dire “piutost che nient l’è mei piutost” (la traduzione non dovrebbe essere complicata, provateci), ad ogni modo si tratta sempre di poca roba. Va comunque specificato che i giornalisti non hanno (più) accesso agli spogliatoi, per cui chissà quante altre chicche verrebbero fuori ancora oggi se solo si potesse varcare quella linea immaginaria: nei tornei challenger, ad esempio, capita non di rado di assistere a scenette gustose, in tal senso il maestro incontrastato era quel simpaticone di Daniel Kollerer (internet è pieno di video contenenti le sue performances).

L’argomento si potrebbe sviscerare in tanti di quei modi da raggiungere le dieci pagine: solo con i siparietti di McEnroe e Connors ci sarebbe materiale in quantità per pubblicare un libro, ma con questo articolo non abbiamo intenzione di elencare tutte le perle di ira reciproca regalateci dai tennisti. Si tratta solo di una semplice riflessione, per ricordare quanto siano cambiati i rapporti “mediatici” tra i colleghi: più genuini e senza filtri una volta, abbottonati e ripassati dai vari addetti alla comunicazione oggi, in campo come negli spogliatoi.

Una volta, nel tour, c’erano personaggi sfiziosi come Ilie Nastase, un “balordo” (fu lui stesso a definirsi cosi) d’altri tempi. Per cui ci viene naturale chiudere queste righe in libertà con un aneddoto su "Nasty" raccontato dal giornalista Steve Tignor.

"Agli Us Open del 1976 a Forest Hills, il rumeno affrontò nei primi turni il tedesco Hans Pohmann, il quale fu spesso colpito da crampi…Nastase iniziò a prenderlo in giro imitando i crampi dell’avversario: a fine match, vinto da Ilie al tie-break del terzo set (si, a quei tempi i primi turni si disputavano al meglio dei tre set) Pohmann rifiutò di stringere la mano all’avversario e anche il giudice di sedia decise di non farlo…negli spogliatoi il rumeno tese di nuovo la mano all’avversario, questi rifiutò nuovamente la stretta e a quel punto Nastase disse l’unica cosa che Ilie Nastase avrebbe potuto dire in quel momento ad un giocatore tedesco: 'Fottiti Hitler!'".

Claudio Maglieri

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