Garbin, l’avvio sarà in salita (Mauro Madeddu, L’Unione Sarda)
E’ stata la prima tennista italiana nella storia a riuscire nell’impresa di battere una numero uno del mondo in carica (Roland Garros, 2004, e la n. 1 in questione era Justine Henin). Forse non è famosa come la Pennetta, la Vinci, la Schiavone o la Errani, le magnifiche quattro che hanno portato il tennis azzurro in cima al mondo. Ma «lavorando sodo e mantenendo sempre i piedi per terra ho conquistato i miei successi da giocatrice», dice Tathiana Garbin, 40 anni, veneta. Con queste sue qualità è riuscita ad arrivare fino al numero 22 del ranking mondiale nel 2007, e con queste stesse armi «adesso affronterò il nuovo incarico alla guida della nazionale nella Fed Cup». Tathiana, detta “Tax”, è al Forte Village, dove è in programma un torneo Itf. E’ lì che l’ha raggiunta la notizia dell’investitura ufficiale della Federtennis. La nuova capitana del tennis femminile segue da vicino le nuove leve, in veste di allenatrice e responsabile del Progetto over 18 della Fit che accompagna le juniores nel difficile passaggio al tennis dei grandi. Quando lunedì pomeriggio ha ricevuto la telefonata di Corrado Barazzuti per complimentarsi, Tax non ha retto all’emozione: «Ho pianto, sì. Lui ha scritto la storia del tennis, e ora lascia nelle mie mani le chiavi di un gruppo eccezionale». E’ un compito difficile quello che la attende, visto che dovrà confrontarsi con chi, in 14 anni, ha vinto per quattro volte la Fed Cup (l’ultima a Cagliari nel 2013). Ora invece l’Italia per la prima volta dopo 18 anni è retrocessa in B e proprio a Tax tocca il compito di riportarla su. «Non mi nascondo le difficoltà che mi aspettano, ma sono sicura che ogni tennista che verrà convocata sentirà l’orgoglio e l’appartenenza alla maglia azzurra». Ogni riferimento a Camila Giorgi non è casuale. Nella scorsa primavera ha rotto i ponti con la Federtennis che pure sulle sue qualità ha puntato e investito sperando di farne una tennista di vertice. «La Federazione ha sempre tenuto la porta aperta, è lei che al momento ha deciso di chiamarsi fuori. Per quanto mi riguarda non sarei certo io a chiuderle, anzi», dice. Porte aperte, quindi. «L’obiettivo primario è tornare quanto prima nel Gruppo mondiale», spiega, «anche se il primo avversario è duro». A febbraio c’è la Slovacchia della Cibulkova, finalista agli Us Open 2014. Si riparte dal nucleo storico con Sara Errani e Karin Knapp (oggi infortunata), con le incognite di Vinci, 33 anni, e Schiavone, 37, («Vedremo se Roberta e Francesca continueranno a giocare»), ma anche tante giovani che potrebbero puntare salto di qualità: Alice Matteucci, Cristiana Ferrando, Jasmine Paolini, Martina Trevisan, Jessica Pieri, Nastassia Burnett, Martina Caregaro. «Con questo gruppo possiamo fare bene», dice, anche se il compito non è facile. Perché è aumentata la concorrenza, «è cresciuta la classe media del tennis, quelle giocatrici che viaggiano tra la 408 e la 1008 posizione», ed è diminuita la capacità di fare sacrifici di molti atleti. «C’è una generazione-tablet», così la definisce, «che vuole tutto e subito. Ogni giorno occorre invece mettere in campo la stessa determinazione. Questo gruppo di giovani quella determinazione ce l’ha. E da questo si può ripartire con fiducia»