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Reading: Miami, Kyrgios: “Ora combatto su ogni punto, ecco la differenza”
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Interviste

Miami, Kyrgios: “Ora combatto su ogni punto, ecco la differenza”

ATP Miami, semifinale: [4] R. Federer b. [12] N. Kyrgios 7-6(9) 6-7(9) 7-6(5). L'intervista del dopo partita a Nick Kyrgios

Ultimo aggiornamento: 24/04/2017 14:45
Di Roberto Ferri Pubblicato il 01/04/2017
6 min di lettura 💬 Vai ai commenti

Una match classico, anche se ovviamente non sei contento di com’è finito. Non è semplice affrontare una leggenda, con il pubblico dalla sua parte. Ti sembrava di essere nella fossa dei leoni con il mondo contro di te? Come ti sembra di avere gestito le emozioni in un incontro così importante?
Sì. È stato un incontro duro. Abbiamo giocato più di tre ore. Non mi aspettavo di giocare per meno tempo, sinceramente. È il beniamino del pubblico, si sa, ovunque giochi per tutto ciò che ha fatto per il tennis. Ma io ho reagito bene alla folla. Quando ho servito per il primo set mi sentivo bene e non avevo mai subito break nei tre precedenti incontri. Credo di aver creato sufficienti opportunità per vincere la partita, mi sembrava di averla sulla racchetta per la maggior parte del tempo. Lui giocava alla grande. Il pubblico era ovviamente dalla sua, ma devo iniziare a vincere un po’ di più per portarlo dalla mia parte.

Sconfitta frustrante questa sera, ma credi che i risultati delle ultime settimane siano un progresso per te? Ultimamente sembri più maturo in campo.
Sì. Sto facendo uno sforzo per mettercela tutta ogni giorno. Non è stato facile. Ho con me un grande team. Uno dei miei migliori amici è qui con me. Ogni giorno ci alleniamo cercando di divertirci e dare il meglio. C’è pure mia madre qui ed io sto cercando di fare il meglio. Ho avuto un sorteggio durissimo questa settimana, penso. Al terzo round contro Karlovic avrei potuto perdere. Poi Goffin, Zverev e Federer, sapete, se avessi avuto un paio di round più facili oggi forse ce l’avrei fatta. Chi lo sa? Il mio tennis è sempre stato di alto livello, ma mentalmente ora combatto su ogni punto. Questo fa la differenza.

Il tuo gioco è salito di qualità. Ti sei posto obiettivi per i prossimi 3, 6 mesi…
Quello di stare bene. Ecco il mio primo obiettivo. Giocare molto sul rosso mi porterà a dedicarmi molto al mio corpo. Ho la Davis la prossima settimana. Quello è il mio obiettivo adesso. Non vado oltre. Abbiamo una grande sfida contro gli Stati Uniti. Jack Sock sta giocando in maniera incredibile. Isner è un giocatore rodato. Hanno una grande squadra. Questo è tutto ciò a cui penso attualmente. Rimanere in salute cercando di dare il meglio. Sento che con il gioco ci sono. Devo continuare a darci dentro.

Mi ricordi molto Marcelo Rios. Era così talentuoso e privo di paura. Ti sei sempre sentito libero di giocare in questo modo su ogni punto? Ti innervosisci mai? Indipendentemente dall’avversario o dal punteggio, fai ancora quello che credi di dover fare. Sei sempre stato così?
Sì, mi pare di aver sempre giocato un gran tennis e di essermi sempre fatto forza sotto pressione. Mi piace giocare aggressivo nei momenti topici. Almeno so che ci ho provato e che ho dato a me stesso la miglior chance per vincere il punto. Sotto pressione ho percentuali di successo alte quando rischio. A volte paga e a volte no. Credo di aver sempre giocato con uno stile sbarazzino. Sono umano. Mi innervosisco. A volte non sembra ma lo sono.

Questo incontro ti ha ricordato in qualche modo il vostro precedente di Madrid?
Sì, certamente sono molto simili. A Madrid fu 6-7 7-6 7-6 per me. È così bravo. Il servizio e il primo colpo sono di gran lunga i migliori del tour, secondo me. Ho giocato contro tutti i 4 più forti del mondo e tanti forti giocatori ma contro i suoi primi due colpi è difficile fare qualche cosa. Stai ancora rispondendo e lui ha già tirato un vincente. Non ti da ritmo. È un grande giocatore. Non abbiamo mai disputato un set che non sia finito al tie-break!

Nick, tra un punto e l’altro tu eri il giocatore più veloce del circuito, forse più di Federer. Oggi era molto diverso. È stata una scelta deliberata da parte tua quella di prenderti più tempo? Indipendentemente dal richiamo dell’arbitro, hai voluto fare così per riflettere meglio sul da farsi? Cos’è successo?
Non l’ho fatto consciamente. Forse ho voluto prendere un po’ più tempo del solito, ma l’ammonizione dell’arbitro ritengo sia stata un errore. Se uno si mettesse lì con l’orologio a cronometrare il tempo, dovrebbe rilevare un’infrazione in quasi tutti i game. Perciò credo in tutta sincerità che sia stato un errore e lo sapete bene.

C’è qualche cosa che senti di dover fare per poter salire ad un livello superiore? Non sembri esserci lontano.
Ho molto lavoro da fare. Sono il numero 16 del mondo. Ci sono 15 giocatori più bravi di me.


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TAGGED:ATP Miami 2017 intervisteNick Kyrgios
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