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Interviste

Wawrinka, Murray, Raonic: gli sconfitti rimuginano

Le parole dei tre top player deludenti agli Aegon Championships. Che guardano ai propri errori senza alibi e ora puntano a Wimbledon

Last updated: 23/06/2017 21:44
By Raoul Ruberti Published 23/06/2017
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5 Min Read

dall’inviato a Londra

Escluso Rafael Nadal, che compare ancora sui taccuini della media room ma al Queen’s Club non ha mai messo piede, i tre nomi di punta degli Aegon Championships 2017 sono stati tutti eliminati. Nel giro di un pomeriggio, al loro incontro d’esordio nel torneo e sull’erba. Visto però che i campi sono esattamente identici a quelli di Wimbledon, al quale puntano tutti e tre, è ancora possibile trovarli ad allenarsi al circolo di Pallister road, insieme agli altri ancora in gara e persino a qualcuno che non era neppure iscritto al torneo, come Kevin Anderson e Paul-Henri Mathieu. Ad allenarsi e a rispondere a domande su cosa sia andato storto, ovviamente.

“È stata una bella botta per me” commenta Andy Murray. A lui è riservato il court 7, il più riservato e l’unico al quale si accede da porte ermetiche e ben sorvegliate. “Questo torneo mi aveva dato una splendida preparazione in passato, e ogni volta che ho fatto bene qui, anche a Wimbledon è andata discretamente…” I due successi di Murray nel major di casa sono infatti arrivati nel 2013 e 2016, entrambe annate in cui aveva ottenuto anche il titolo del Queen’s. Ma questo non vuole necessariamente dire che i suoi Championships saranno un disastro: “Non è l’ideale, ma molti in passato sono andati a Wimbledon senza aver vinto molti match. Un buon numero di volte Novak non ha giocato alcun torneo di preparazione e ha comunque giocato molto bene lì.”

Il numero 1 ATP non cerca alibi, in ogni caso. L’avversario è cambiato all’ultimo momento, con il subentro del lucky loser Jordan Thompson, ma “l’ho saputo un bel po’ di ore in anticipo, non venti minuti prima come a volte capita. Lo avevo visto giocare qualche match e l’ho guardato un po’ su internet.” C’era su di lui una pressione particolare, dopo gli attentati di Londra e la promessa di devolvere alle vittime il montepremi, eppure “non è giusto dare questa colpa a qualcun altro. Sono stati mesi duri, senza dubbio, ma quando gioco mi concentro sul mio tennis, ma non voglio che la colpa della mia sconfitta ricada su nessun altro. Non sarebbe giusto.” È possibile che nel sottofondo della sua testa qualcosa abbia effettivamente ronzato, specialmente ora che è diventato padre. Che ne sia consapevole o meno, in ogni caso, ha capito che l’ultima cosa di cui ha bisogno una vittima di attacco terroristico è sentire che sarebbe colpa sua, se un tennista ha perso.

Un altro che non teme di sorreggere da solo il peso della brutta figura è Milos Raonic, eliminato in due tie-break che per il suo gioco basato sul servizio dovrebbero costituire la normalità. “Avrei dovuto essere molto più disciplinato con me stesso. Anche a costo di perdere molti punti rapidamente, devo iniziare a colpire la palla più aggressivamente.” Cos’altro impara Milos dall’incontro sfortunato? “Non farti trovare troppo lontano dietro la linea di fondo, avanza appena hai una chance e colpisci la maledetta palla!” Finalista lo scorso anno sia qui sia a Wimbledon, il canadese ammette che lo scivolone potrebbe avere qualche ripercussione sul suo Slam verde: “Nei primi due match sì, mi sembra una cosa possibile. Ma il tre su cinque set è uno scenario in cui mi sento ancor di più a mio agio, perché credo molto nel mio gioco e un match più lungo può consentirmi di capire la situazione del match e gestirla meglio.”

È il turno di Stan Wawrinka infine, l’unico ad aver perso contro un avversario pronosticato come pericoloso. Pensa di aver giocato abbastanza bene, e interpellato sulla nuova collaborazione con Paul Annacone spiega che è troppo presto per vedere qualche effetto. “Abbiamo iniziato soltanto da pochi giorni, è arrivato lunedì” informa. “Però lo conosco da tanti, tanti anni. Ho passato del tempo con lui quando seguiva Roger, qui a Londra e specialmente alle Olimpiadi. Ha esperienza con altri giocatori, con top player…” Lo svizzero non cerca rivoluzioni nel suo modo di lavorare: “Al mio livello e alla mia età, un piccolo dettaglio può fare una enorme differenza.”

Come Andy e Milos, anche Stan non sembra tormentarsi più di troppo per l’eliminazione precoce. Del resto, come aveva giustamente fatto notare Kokkinakis, la carta vincente dei top player è la memoria corta. E allora sconfitta alle spalle, e testa al prossimo torneo.


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TAGGED:Andy MurrayATP Queen's 2017milos raonicStan Wawrinka
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