Riecco Zverev: battuto Kyrgios. Rinasce Azarenka (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport 29/03/2018)
Ma come, proprio nella primavera della consacrazione Next Gen, con i botti assortiti di Chung e Coric e i cuori palpitanti per il braccio di Shapovalov (e mettiamoci pure la crescita di Kokkinakis e Tiafoe), il condottiero, il capofila, il miglior frutto della nuova vendemmia tennistica resta un passo indietro? E così Sascha Zverev, dopo tre mesi di tormenti, si ricorda delle voci tonanti e profetiche che l’anno scorso, dopo i trionfi a Roma e Montreal, lo immaginavano al n°1 del mondo in tempi rapidissimi e, almeno per una notte, si riprende la scena. L’amburghese di sangue russo pareggia i conti con Kyrgios (ora sono 3-3 nelle sfide dirette) grazie al 76% di punti con la prima, al rendimento elevato alla risposta, fondamentale con un battitore come l’aussie e alla ritrovata profondità delle esecuzioni da fondo, in particolare il micidiale rovescio incrociato. Dopo le battaglie contro Medvedev e Ferrer, vinte soprattutto di fisico e nervi, Sascha ritrova la qualità (è appena al secondo quarto raggiunto in stagione, dopo Acapulco), un atout decisivo per affrontare il derby Next Gen contro un caldissimo Coric… [SEGUE]. Il problema per Zverev, dopo un 2017 scintillante, non è certo stato tecnico, quanto piuttosto mentale, come ha confermato Juan Carlos Ferrero al momento del divorzio di inizio marzo, dopo che da coach l’aveva portato a vincere Washington e soprattutto Montreal: l’ex numero uno ha svelato gli atteggiamenti poco professionali e indisciplinati del tedesco (ritardi agli allenamenti, scarsa applicazione), e il totale disaccordo su come gestire la vita fuori dal tennis, dove il ragazzo vuol godersi i suoi vent’anni. Ora Sascha è tornato sotto l’ala del fratello Michail, in attesa di sapere se sarà davvero Becker a seguirlo… [SEGUE]. La bella stagione della Florida ha risvegliato anche la Azarenka, una che la storia degli ultimi anni l’ha fatta eccome, con due Slam vinti e il numero uno del mondo. Poi è arrivato l’infortunio a un piede e soprattutto una maternità complicata, non tanto nella gestazione quanto nel post, appesantito dalla lunga lite con l’ex compagno per la custodia del figlio Leo. Ora che la situazione pare appianarsi, Vika unisce finalmente la serenità a un talento mai venuto meno: “Quando si torna a giocare dopo l’inattività c’è sempre un po’ di ruggine, ma pian piano sto trovando il ritmo, ma se voglio vincere il torneo devo migliorare il mio livello”. La bielorussa confessa che le vicende familiari l’hanno rafforzata: “Sono passati ormai 15 mesi dalla gravidanza e sono sorpresa del mio stato di forma, posso dire che mi ha fatto quasi bene. So che spesso accade il contrario a molte donne, sono fortunata per come ha reagito il mio fisico. Mi sento in buona forma ma ovviamente sono in ritardo su alcuni aspetti, ad esempio sulla velocità e sulla copertura del campo. Ma sto bene e sto tornando a capire meglio anche tatticamente le partite. È normale”. Bentornata tra noi.
Tutti i figli di Delpo (Daniele Azzolini, Tuttosport 29/03/2018)
Mastro Delpo, ma solo per caso. Senza volerlo. Forse senza nemmeno saperlo. Maestro senza aver mai preso in considerazione l’idea di esserlo. Tipico, per uno alto e grosso che fuori dal campo, fra la gente, flette le gambe per togliersi qualche spanna, e perdersi nell’anonimato. Non facile, quando i centimetri sono 198… [SEGUE]. Ed è qui, con il suo ego numero due, che Juan Martin Del Poto, il tennista più caldo del momento – 14 vittorie consecutive fino ai quarti di Miami, dove ha affrontato nella notte Milos Raonic, e i trofei di Acapulco e Indian Wells già incamerati – è diventato il “maitre à penser” della nuova generazione, la nave scuola, la guida. Lui con i suoi colpi e la sua filosofia di gioco, cui i ragazzi aderiscono per vie naturali, abituati come sono a confrontarsi con i videogame, soli contro diecimila alieni che ti assaltano. Se si è bravi, gli avversari non contano, qualunque cosa essi facciano. Il Delpista (Delpoide? Palitocante? Enanista? Lui ha mille nick name, JM, compresi Palito ed Enano) ritiene di poter bastare a se stesso, di essere autosufficiente… [SEGUE]. Così, è lui, Delpo, a fare proseliti. Non Federer, men che meno Nadal. Roger ha un epigono, lo conoscete, si chiama Grigor Dimitrov e i suoi coach si sono fatti in quattro – chissà perché – per obbligarlo a mettere da parte le smanie di imitare il Più Grande. Altri non ve ne sono, in quanto a colpi, ma per filosofia tennistica potremmo aggiungere Denis Shapovalov (che è mancino, fra le altre cose). Tiene i piedi in campo e cerca tutti gli angoli e tutte le soluzioni possibili per incastrare gli avversari… Il Federer giovane faceva lo stesso. Rafa è un pezzo unico, sembra più imitabile di Roger ma in realtà non ve n’è uno che gli somigli davvero. Non gli spagnoli di seconda generazione, ordinati ed efficienti, in realtà mozzarelle al suo confronto. E Djokovic, semmai, a vantare qualche parentela in più. C’è chi indica Chung, gommoso come il serbo. Altri puntano Coric, un altro degli hot player del momento (semifinale a Indian Wells, nei quarti a Miami). Il Delpo Style, invece, è in cima alla lista dei desideri. È anche una questione di taglia… Juan Martin ha l’altezza dei ragazzi di oggi, il peso anche, è reattivo malgrado le due creature che ha al posto dei piedi. I più giovani aggiungono agilità, corsa, è una generazione di tennisti rubati alla pallavolo o al basket… [SEGUE]. C’è l’esagerazione alla base del gioco di Delpo, l’idea che tutto possa nascere e concludersi nel proprio ambito. Thanasi Kokkinakis (un anno di stop per infortunio, per dire delle somiglianze), l’australiano che ha liquidato Federer a Miami obbligandolo a liberare la poltrona da numero uno, somiglia a Del Potro nel fisico, nel dritto, e anche in una certa timidezza di carattere. Karen Khachanov, ritiene, tout court, di essere il Delpo redivivo, una sorta di reincarnazione da vivo. Nella sua cameretta, si è vantato spesso, c’erano solo le foto manifesto di Del Potro. Zverev qualcosa di Delpo ce l’ha, e lo si è visto bene in questo avvio di stagione: quando si trattiene, perde. Thiem pure gli somiglia, più nella ricerca del colpo assassino che nello stile. E lo stesso vale per Pouille, il francese che sarà il primo avversario azzurro (Tsonga e Gasquet non stanno bene, Monfils non sta bene a capitan Noah) nel quarto di Davis della prossima settimana a Genova. La sventagliata di dritto, che muove dalla spalla e colpisce a tutto braccio, la usano Edmund, Donaldson (più leggerino, però), Vesely, Tsitsipas. Medvedev somiglia a Delpo più nel servizio e nel rovescio, ma la filosofia è la stessa: se può evitare il palleggio con una legnata, lo fa, a costo di spedire la palla nel campo accanto. Il Delpo Style piace, sazia, intriga. La Next Gen ha già un marchio preciso, sarà Delpista.
Seppi in campo, Barazzutti lo vuole a Genova (Silvia M.C. Senette, Corriere dell’Alto Adige 29/03/2018)
Il capitano degli azzurri di tennis, Corrado Barazzutti, ha annunciato ieri la rosa dei convocati per l’incontro di Coppa Davis tra Italia e Francia. Sulla terra rossa di Valletta Cambiaso, di fronte ai cinquemila spettatori della sfida genovese valida per i quarti di finale del World Group 2018, dal 6 all’8 aprile scenderà anche Andreas Seppi. Accanto al tennista di Caldaro, numero 62 nel ranking mondiale ATP, Fabio Fognini (ATP 18), Paolo Lorenzi (ATP 57), lo specialista nel doppio Simone Bolelli (ATP 165) e Matteo Berrettini (ATP 95). Una scelta che riconferma la piena fiducia di Barazzutti, dopo la convocazione di Seppi nell’ultimo incontro di Coppa Davis (World Group) contro il Giappone. Ora, nei quarti di finale contro i campioni in carica d’Oltralpe, il caldarese e i compagni in maglia azzurra sfideranno la rosa di eccellenza messa in capo dal capitano francese Yannick Noah, che ha scelto Jeremy Chardy, Pierre-Hugues Herbert, Nicolas Mahut, Adrian Mannarino e Lucas Pouille, numero 10 del ranking mondiale. Grandi assenti, invece, assi come Richard Gasquet, Jo-Wilfried Tsonga e Gael Monfils. La Francia cercherà di qualificarsi per la terza volta di fila per la semifinale della World Group, mentre l’Italia punterà alla semifinale numero 15 nella sua storia… [SEGUE]. Francia e Italia fino ad ora si sono affrontate già dieci volte in Coppa Davis e il pallottoliere la dice lunga sulla natura della sfida in vista: il bilancio in perfetto equilibrio riporta cinque vittorie a testa, di cui una sola sconfitta incassata in casa dagli azzurri nel lontano 1927 a Roma. Nell’ultimo confronto di 22 anni fa, gli azzurri hanno incassato a Nantes un sofferto 3-2. Seppi scenderà in campo forte delle sue 42 presenze in Coppa Davis (36 nel singolo e 6 nel doppio) con 22 vittorie e 20 sconfitte.
Azarenka sorride, è in semifinale dopo i problemi legali per il figlio (Repubblica 29/03/2018)
Lei è tornata. A 15 mesi dalla gravidanza, dalla nascita del piccolo Leo, nel mezzo di un’aspra disputa legale contro l’ex compagno e dopo essere precipitata al numero 208 WTA, Viktoria Azarenka ha ripreso a picchiare e fare male in campo. Secondo torneo stagionale ed è già semifinale per la bielorussa, a Miami, dove affronterà Sloane Stephens che l’aveva battuta al secondo turno a Indian Wells. “Non auguro a nessuno di vivere quello che mi è capitato e mi sta capitando. È qualcosa che per me è ancora molto difficile da vivere. Un giorno scriverò un libro su questa storia”. Si era presentata così al rientro… [SEGUE]. La battaglia giudiziaria con l’ex compagno Billy McKeague per la custodia del piccolo Leo, nato il 20 dicembre 2016 è lontanissima dall’essere conclusa. L’ex hockeysta aveva intentato causa presso un tribunale di Los Angeles rivendicando il diritto all’affidamento del neonato. In attesa del pronunciamento definitivo, il giudice aveva vietato al piccolo qualsiasi spostamento oltre i confini californiani. Una decisione che aveva bloccato anche la carriera della madre, ora 186 del mondo, costretta a non poter giocare al di fuori del Golden State. Lo spiraglio però si è spalancato grazie all’intervento di un tribunale bielorusso che ha spostato in patria la causa per un difetto di giurisdizione e ha liberato di fatto i viaggi di Vika… [SEGUE].