Giorgi incanta e inizia a sognare (Crivelli). L'erba come la terra, ogni punto dura 5 secondi in più (Rossi). Roger sei un tesoro (Azzolini). LeBron ai Lakers per 154 milioni, Federer sponsor da 300 (Scanagatta)

Rassegna stampa

Giorgi incanta e inizia a sognare (Crivelli). L’erba come la terra, ogni punto dura 5 secondi in più (Rossi). Roger sei un tesoro (Azzolini). LeBron ai Lakers per 154 milioni, Federer sponsor da 300 (Scanagatta)

Pubblicato

il

 

Rassegna stampa a cura di Daniele Flavi

 

 

La Giorgi incanta e inizia a sognare

 

Riccardo Crivelli, La gazzetta dello sport del 3.07.2018

 

C’era una volta una stellina che sui campi verdi più celebri del mondo si ritrovò a brillare come per incanto, cavalcando finalmente le profezie di gloria vaticinate per lei fin da ragazzina e schiudendosi le porte verso un futuro da primadonna. Aveva appena vent’anni, la Giorgi, nel 2012, quando usci d’imperio dalle qualificazioni di Wimbledon e abbagliò con un gioco del tutto personale e modernissimo, con un’esplosione di forza e talento, un’Italia felicemente inebriata dai risultati della generazione dorata di Schiavone e compagne. Eccola l’erede, si disse, soprattutto dopo averla vista battere d’autorità la Pennetta al primo turno fino all’approdo agli ottavi. Ma non si vive di ricordi, e quei giorni felici per tutto questo tempo non hanno fatto altro che rinfocolare i rimpianti per ciò che Camila doveva essere e non è ancora stata. Eppure basta vederla lasciare andare il braccio e la mente nel primo set contro la Sevastova, mica l’ultima arrivata dall’alto del suo 21° posto nel ranking (la nostra è 52), per convincersi che non sarà mai troppo tardi per le qualità della marchigiana, e che i sogni sbocciati in quei pomeriggi di sei anni fa sono ancora vivi e fecondi. La palla che viaggia a velocità siderali a un palmo dalle righe, le gambe che mulinano passi aggressivi per impattare sempre in anticipo, una bella ricerca della rete («Un’alternativa a cui sto lavorando»), perfino qualche colpo interlocutorio e di controllo dello scambio che fino a qualche mese fa sembrava una bestemmia nel suo canovaccio tattico. E’ vero, la Giorgi è anche quella dei 14 doppi falli, di un secondo set sostanzialmente inguardabile tanti diventano improvvisamente i gratuiti, eppure la risalita imperiosa nel terzo e il conseguente successo solido e prezioso marchiano ambizioni mai sopite: «Se acquisto continuità e solidità pub accadere di tutto, anche che vinca il torneo». EQUILIBRIO Non è una sparata, pur se Camila non è mai andata oltre il numero 30 in classifica e non è mai stata capace di dare costanza a un rendimento troppo legato a picchi altalenanti: eppure in carriera per otto volte ha battuto giocatrici da top ten (compresa la Sharapova) e nelle giornate di grazia ha mostrato vertici tecnici da superstar. Deve solo trovare equilibrio, cioè l’incastro perfetto tra doti atletiche, qualità di gioco e testa e in questo senso la pace raggiunta con la federazione le ha certamente tolto un peso: «Stavolta era importante vincere il match con le armi che avevo. Un buon test a livello mentale, sono soddisfatta della mia solidità: il mio tennis mi porta a commettere errori perché rischio tanto, anche al servizio. Quest’anno l’erba molto veloce pub aiutarmi». Speriamo che duri, e il motto può tranquillamente allargarsi al momento azzurro, ancora in eccitazione dopo la favola di Cecchinato (a proposito, oggi il debutto) al Roland Garros. I prati non saranno la nostra casa prediletta, eppure solo Travaglia paga pegno al tignoso Millman. Seppi, veteranissimo (52 Slam e 14 Wimbledon all’attivo) sempre sul pezzo porta a scuola l’altro australiano Smith, due volte laureato in Economia, che usurpa ahilui il nome di battesimo del genio McEnroe (John Patrick), mentre Lorenzi dimentica per un giorno una stagione tormentata e piega il serbo Djere che appena domenica vinceva il Challenger di Milano, ma sulla terra…..

 

L’erba come la terra ogni punto dura 5 secondi in più

 

Paolo Rossi, la repubblica del 3.07.2018

 

Ma quale fast tennis. Buttate via tutti i luoghi comuni su tecnologia, palle e altro. Il tennis sta rallentando. Anche qui, a Wimbledon, sull’erba. Non ci credete? Dite che le battute a 230 kmh di Karlovic e i suoi fratelli, che i colpi vincenti di Federe e Nadal, non hanno paura di smentite? Beh, i matematici sostengono l’opposto. Hanno visionato un bel po’ di match degli ultimi anni. Hanno confrontato i dati. E sono giunti a una conclusione: non abbiamo capito niente. Quel che ci sembra di vedere, sugli spalti e in tv, è un’impressione sbagliata. Jeff Sackmann, analista, spiega: «Negli ultimi 15 anni la lunghezza degli scambi negli Slam sul cemento e sull’erba è costantemente aumentata, quasi fino a raggiungere quella del Roland Garros, tradizionalmente il torneo con la superficie più lenta. Il fenomeno è più accentuato sull’erba di Wimbledon, che per molti anni ha visto scambi con una lunghezza media di soli due colpi». Per dire: nella famosa forale del 1980 Borg e McEnroe scambiavano a un ritmo di 120 battiti per minuto, e tra un colpo e l’altro c’era un secondo e mezzo, all’inizio degli Anni 90 le finali al Roland Garros avevano una lunghezza media degli scambi di quasi sei colpi e quelle di Wimbledon raggiungevano, come detto, a malapena due colpi per punto. Avendo studiato oltre 70mila match, Sackmann afferma che le cose sono cambiate dalla seconda parte degli Anni ’90, con il graduale passaggio a scambi più lunghi dalla linea di fondo. La progressione è stata inevitabile sino agli ultimi anni, quando un punto in media necessita di 4.6 secondi in più rispetto al 1991. Il motivo prova a spiegarlo Nicola Pietrangeli: «Il passante non è più piatto come ai nostri tempi, ma molto arrotato e lavorato: diventa difficile fare la volée e così si resta a fondo campo». Il dibattito su velocità del gioco, ritmo, lunghezza degli scambi è diventato intenso, dopo la notizia che agli US Open verrà introdotto il contatore prima del servizio, per misurare un’altra variabile che ha allungato i tempi. Pensate al tempo che si prende Nadal prima di battere. «Sono nel circuito da 15 anni e non credo che in passato fossi più veloce rispetto a ora, ma non si parlava di questo» ha detto sbuffando Rafa, mentre Murray – un altro che sfora i 25 secondi – si è sempre giustificato dicendo «di non farlo apposta». Le precedenti ricerche descrivevano l’erba come la superficie di gran lunga più veloce. Gli ultimi dati inducono ad ipotizzare che l’erba si stia avvicinando nei parametri principali del gioco (durata del punto, velocità della palla e tempo effettivo) al cemento e alla terra battuta, che resta comunque la più lenta. Una verità dura da accettare per i puristi. Sergio Palmieri, oggi direttore tecnico degli Internazionali di Roma, sposta il tiro: «Ma la velocità della palla va misurata nell’aria, e li non ci sono studi che tengano nell’affermare che la palla viaggia più veloce rispetto al passato, e dunque il gioco del tennis non sta rallentando proprio per niente». Il suo punto di vista è condiviso da molti coach, che introducono un’altra riflessione al dibattito:

 

Roger sei un tesoro

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 3.07.2018

 

Wimbledon si è svegliato giapponese, Roger Federer. È successo ieri mattina. Caffè, biscottino e sakè, nel giorno del debutto ai Championships, gli ottavi da campione in carica, i ventesimi da che Federer è Federer, i primi da Roger San. Strategia perfetta Addio swoosh, è tempo di ideogrammi, soprattutto di ideodollari, che non valgono di più, ma sono tanti, e soprattutto durano nel tempo. La mutazione ha avuto tempi brevi, ma sapete com’è il Dna delle star… c’è cuore, c’è anima, c’è coraggio e dedizione, ma il filamento più robusto, rotondo e ciccioso, è composto da monomeri particolarmente sensibili ai contratti, alla loro durata e ai benefits che racchiudono in sé. Ed è questo, semplicemente, il segreto della vita. E dell’economia… Cosi sensibile, oggi, ai piccoli ribaltoni che giungono dall’attualità, da rendere in pochi attimi quanto mai tremebondi gli indici borsistici, e dar vita a grafici di rendimento simili ai tracciati di un sommovimento tellurico del sesto grado della scala Richter. E questo è puntualmente successo anche ieri, quando Federer è sceso sul Centre Court di giapponese vestito, con il marchio rosso simile a un ideogramma del nuovo sponsor. Il mezzogiorno più infuocato che abbiano mai vissuto alla Nike, l’azienda uscente. In due ore il titolo è sprofondato. Nel tempo che è occorso a Federer per dilagare, 6-16-3 6-4, sul povero Lajovic, la Nike ha perso il 2,87, che non sappiamo quanto faccia in dollari, ma di sicuro è una cifra che garantirebbe una ricca pensione a più di un Federer. Perché, alla fin fine, proprio questo è stato il nodo della trattativa. Il TFT, Trattamento di fine Tennis… Chiuso il contratto lo scorso primo marzo, Roger ha cercato un nuovo accordo, trovando pero subito, nella Uniqlo della Fast Retailing Co di Tadashi Yanai, azienda giapponese fra sport e tempo libero, con mire espansionistiche in Europa, un punto d’appoggio caparbio e pronto ad aprire i cordoni della borsa Insomma, per la Nike, il rinnovo con il cam amico Federer, che tutta la carriera ha percorso con lo swoosh a ballargli sul petto (il primo accordo fu del 1994, quando Roger era ancora un bimbo), si è messo subito in salita La Espn, nel notiziario di metà giornata, con Roger ancora in campo, ha parlato di un contratto decennale da dieci milioni di dollari l’anno. Trecento milioni fino al quarantasettesimo compleanno del Più Grande, a quel punto già in pensione da un bel po’. Ma la Uniqlo paga il Mito, non il Pensionato. E il Mito – potete scommetterci – è senza tempo, senza scadenza e soprattutto non ha prezzo. Quaranta la Barilla (per quattro anni, dicona.. ), trecento la Uniqlo (anche se mister Godsick, amico e socio di Federer ha smentito, pregando di non esagerare), i forzieri di Paperone Tennista si stanno riempiendo a vista d’occhio. Uniqlo aveva chiuso l’anno scorso il contratto con Djokovic (oggi Lacoste), l’uomo che doveva spalancarle le porte del Vecchio Continente. Forse non è andato tutto per il meglio, ma si dice che Nole prendesse sei milioni di dollari l’anno. Vale la pena chiedersi se Federer valga più del Djoker, e se la risposta è quella che pensiamo è molto probabile che le preghiere di mister Godsicklascino il tempo che trovano. Siamo intorno ai dieci l’anno, milione più milione meno… Cifre che manterranno Federer, per un bel po; sul podio delle star sportive più pagate. Nel 2017 era quarto con 64 milioni di dollari raccolti fra vittorie e contratti, dietro Cristiano Ronaldo (93) LeBron James (86,2), Lionel Messi (80), ma davanti a Kevin Durant (basket, 60,6), Andrew Luck (football americano) e Rory Mcllroy, entrambi a 50. Il terreno dello scontro si sposta ora sul marchio RF, rimasto di proprietà Nike. «Spero siano gentili, e che torni presto a mia disposizione», butta li Federer, sceso in campo con la nuova mise e con il cappelletto iconico vecchio stampo. Anche per le scarpe, al momento, resta valido il contratto con l’azienda americana. I giapponesi non le producono, dunque lasciano libertà di accordo (è Nike per le calzature anche l’altra stella della Uniqlo, Kei Nishikori). «Credo sia stata una giornata perfetta, il ritorno a Wimbledon, il nuovo sponsor, una vittoria più semplice di quella ottenuta un anno fa».

 

 

LeBron ai Lakers per 154 milioni, Federer sponsor da 300

 

Ubaldo Scanagatta, il quotidiano nazionale del 3.07.2018

 

300 MILIONI di dollari per 10 anni. E’ il regalino della Uniglo, marchio della multinazionale giapponese del magnate Tadashi Yanai. Fino a 47 anni Roger Federer, con Mirka e le due coppie di gemelli (oggi in tribuna e qui seguiti da 4 babysitter in mezzo a un team di 19 persone, cuoco compreso e vagoni di pasta Barilla), potrà dormire sonni tranquilli. Meno male, eravamo preoccupati. Lo scorso anno Forbes lo aveva “battezzato” quarto sportivo più ricco del 2017 con 64 milioni fra premi e sponsorship, preceduto solo dai 94 di Ronaldo, gli 86 di Le Bron James, gli 80 di Messi. Davanti ai 60 di Kevin Durant, ai 50 di Rory Mcllroy. 30 milioni di dollari l’anno per 10 anni non modificheranno il trend di vita per chi sta giocando il ventesimo Wimbledon. Solo qui, 92 vittorie e 11 sconfitte, ha preso 16 milioni e 857.000 dollari di premi. Una vera ovazione ha salutato Federer, che da campione in carica era il primo a calcare l’erbetta del centre court per tradizione. I fragorosi applausi non erano per Dusan Lajovic (battuto 61 63 64). Ma sono stati quasi sommersi dal crepitio delle macchine fotografiche per immortalare la nuova mise. La Nike resta per ora (oltre che nelle sue scarpe) proprietaria del marchio RF («Sono le mie iniziali, prima o poi dovranno tornare a me»). I legali hanno il loro da fare. E chissà quali parcelle. Le altre sorprese: i ko di Stephens con la Vekic, di Dimitrov con Wawrinka (boyfriend della Vekic), di Coric con Medvedev. Vittorie azzurre di Camila Giorgi su Sevastova, di Seppi su Smith, Fabbiano su Bhambri. Lorenzi su Djere. Battuto Travaglia da Millman. Interviste di Federer, Wawrinka e italiani su www.Ubitennis.com

 

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement