Wertheim: "Il Lucky loser 2.0 poteva essere Roger Federer"

Rubriche

Wertheim: “Il Lucky loser 2.0 poteva essere Roger Federer”

Pubblicato

il

 

TENNIS – Jon Wertheim, senior writer per Sport Illustrated, mette a nudo i difetti del walkover e si mostra favorevole alla creazione di un nuovo lucky loser. “A Miami il colpo di grazia” perchè lo sport dovrebbe essere spettacolo.”Temo per Montecarlo”. La stanza dei bottoni del tennis è avvisata.

Con la Davis ormai alle spalle, c’è fermento per l’inizio della stagione sulla terra rossa; in tanti sono già impegnati in tornei minori e la maggior parte attende il Master di Montecarlo per dare continuità ai risultati già conseguiti nella prima parte di stagione.
Altri invece provano a focalizzare il pensiero a cavallo tra passato e futuro, tra quello che è stato e che potrebbe essere, senza però troppo badare al presente, a ciò che già è. E’ il caso di Jon Wertheim, senior writer di Sports Illustrated; per lui, nel mondo del tennis esiste un’incongruenza letale per il futuro di questo sport: la vittoria per walkover.

Significa passare il turno senza aver disputato l’incontro a causa del forfait dell’avversario, ma negli ultimi tempi purtroppo le cose stanno peggiorando. A Miami c’è stato il colpo di grazia ed è stato molto triste. Le due semifinali in programma erano molto interessanti da vedere o comunque lo sarebbero state, perché purtroppo il giustiziere di Federer, Kei Nishikori, e il bombardiere ceco Tomas Berdych sono stati costretti a ritirarsi prima ancora di scendere in campo. E’ un torneo lontano temporalmente, perchè ormai siamo tutti proiettati alla stagione su terra, ma i problemi che si sono evidenziati a Miami, potrebbero essere ancora attuali. Abbiamo assistito al peggio del nostro sport sia per quanto riguarda i problemi di trasmissione e assenza di copertura televisiva, che per quanto attiene alla fruizione dello spettacolo stesso”.

Al Sony Open di Miami, Nadal e Djokovic sono arrivati in finale senza sobbarcarsi la fatica del turno precedente; per il writer è arrivata l’ora di cambiare qualcosa. Un lettore della sua mailbag settimanale gli offre l’occasione per parlarne. La risposta di Wertheim ci offre lo spunto per una riflessione.
Sarebbe il caso di creare una regola ad hoc, qualcosa di simile a quella del lucky loser. Chi si ritira, è sostituito dal giocatore sconfitto al turno precedente. In questo modo non ci sarebbero più incontri annullati e gli spettatori potrebbero ottenere sempre qualcosa in cambio della loro ingente spesa. E’ in gioco una buona fetta di questo sport. Immaginate, per un momento, se non si fosse trattato delle semifinali di un Master 1000, ma di quelle del Masters di fine anno. Il danno sarebbe stato ancora più evidente perché non bisogna dimenticarsi che ci sono persone che attendono anni per godere di simili eventi”.

Seguendo il concetto del columnist, a Miami avremmo potuto godere di ben altro spettacolo: Nadal-Dolgopolov sarebbe potuta essere un’interessante rivincita dopo il match di Indian Wells; Federer-Djokovic molto di più della terza sfida tra i due nel 2014.
Certo a vederla così, è un peccato che la regola non sia già stata definita. Penso ci vorrebbe solo un minimo di negoziazione e, logisticamente parlando, occorrerebbe chiedere a coloro che hanno perso di restare un giorno in più, per assicurarsi che la loro presenza non sia più necessaria”.
Chiaro che per questa nuova figura di lucky loser, sorgerebbe anche una problematica relativa all’assegnazione dei punti. “Si tratta in ogni caso di tornei ad eliminazione diretta ed è sempre strano poter tornare a giocare dopo aver subito una sconfitta. I punti andrebbero erogati in maniera differente, occorrerebbe tener conto di ciò equamente”– così Wertheim sul punto.

 Il nuovo lucky loser porterebbe con sé anche il difetto che da sempre accompagna questa figura, ovvero lo svantaggio che ha un tennista nel dover affrontare un giocatore diverso da quello per cui si è preparato mentalmente e tatticamente. E se disputare un primo turno con un tennista semisconosciuto può determinare solo un calo di concentrazione, contendere invece una finale ad un giocatore differente può comportare svantaggi di natura tattica e mentale di non poco rilievo.

Ad oggi il lucky loser o perdente fortunato è quel tennista che perde la finale delle qualificazioni, ma che poi entra nel tabellone principale-main draw quando un giocatore si ritira a causa di un infortunio, malattia o altra causa. Di solito il lucky loser subentra al posto del giocatore che si è ritirato e questo può avvenire solo prima che tutti i giocatori del main draw hanno iniziato la prima partita del torneo. La regola negli anni ha subito delle modifiche e a riguardo fu spartiacque il torneo di Wimbledon del 2005. Durante la fase finale delle qualificazioni allo Slam erbivoro di quell’anno, l’americano Justin Gimelstob avrebbe dovuto affrontare lo svizzero George Bastl ma l’aggravarsi di un cronico problema alla schiena, in seguito alla partita vinta contro il bielorusso Vladimir Volckov, lo costrinse a prendere in considerazione l’ipotesi di ritirarsi senza nemmeno giocare. All’epoca era previsto che il giocatore con la miglior classifica tra quelli perdenti nella finale delle qualificazioni, fosse anche il primo lucky loser da sorteggiare in caso di necessità; nel 2005 Gimelstob poteva essere quel giocatore, avrebbe solo dovuto giocare quella finale. E la giocò.

Alcuni funzionari gli avevano infatti palesato l’occasione e, per quanto potesse essere immorale la scelta di giocare la finale con Bastl, sapendo già in partenza di perdere a causa delle pessime condizioni fisiche, Gimelstob partecipò e perse. Il giorno dopo fu inserito nel main draw. Per la cronaca Bastl veniva successivamente asfaltato al primo turno da un tale Andy Murray in tre set, mentre il perdente fortunato e infortunato Gimelstob recuperava dai guai alla schiena e trovava addirittura le forze per arrivare al terzo turno dello Slam, sconfitto in tre set dal n°3 ATP Hewitt. In seguito a quell’accadimento il velo di Maya fu squarciato e vennero a galla i risvolti etici e politici di quella regola, che infatti fu rivista. A partire dal 2006 negli Slam è stata introdotta una nuova politica: i quattro giocatori con il miglior ranking che hanno perso nell’ultimo turno di qualificazione, partecipano ad un sorteggio per determinare l’ordine secondo il quale ciascun giocatore entrerà nel main draw. Di conseguenza, se è disponibile solo un posto per un lucky loser, il perdente con la miglior classifica ha solo una probabilità del 25% di entrare nel sorteggio, invece del 100% come in passato. Questo elemento di incertezza ha contribuito a mantenere alta la competitività delle finali del turno di qualificazione ed anche se si è trattato di una modifica che non si applica a tutti i tornei, ha fatto da grimaldello per scardinare convinzioni ataviche e superate.

Tornando invece alla creazione di una variante del lucky loser tradizionale, problemi di questo tipo non ce ne sarebbero. Chiunque sarebbe disposto ad aspettare un giorno in più, sperando di essere richiamato in gioco e in tale ottica difficilmente potrebbero esserci problemi di natura etica; paradossalmente sarebbe persino più facile giungere ad una conclusione di questo tipo. E invece questo lucky loser non è ancora stato pensato, mentre quello tradizionale gode di ottima e osteggiata salute.
E per gli scettici ecco un’ultima lancia in favore della nuova figura del lucky loser. Nella storia sono rari i casi di lucky loser che alla fine sono risultati vincitori del torneo: tra i più recenti Clavet a Hilversum nel 1990, Miniussi a Sao Paolo nel 1991, Stakhovsky nel 2008 a Zagabria e Ram a Newport nel 2009.
In tutti questi casi si è trattato di tornei minori, certamente, ma in ogni caso solo pochi hanno dato credito alle vittorie dei perdenti fortunati, ritenuti soltanto più fortunati di altri a sfruttare coincidenze favorevoli e irripetibili. Invece qualora si desse la possibilità di rientrare in gioco nei turni finali di tornei importanti, l’opinione pubblica sarebbe meno compatta a riguardo. Vincere un torneo avrebbe ugualmente il sapore di un accadimento fortunoso, comporterebbe un’attribuzione di punti minore, ma in ogni caso si tratterebbe di un tennista dalle qualità indubbie, non di una meteora. Salvo eccezione, pardon.

Nel complesso mi piace quest’idea. Un nuovo lucky loser, un perdente fortunato anche nei turni decisivi di tornei importanti. Ovviamente dovrebbe pagare una tassa per avere il diritto di ricoprire una carica così vantaggiosa ma sarebbe l’unico modo per ovviare a situazioni così spiacevoli come quelle degli ultimi tempi e non mi riferisco solo al caso eclatante delle semifinali di Miami. Lo sport, qualunque esso sia, è sempre più fisico e questo scenario deprecabile potrebbe replicarsi nuovamente anche a breve. Occorre intervenire e spero che a Montecarlo non avremo di questi problemi”.Wertheim conclude con chiarezza.

Probabilmente è utopistico pensare ad una riforma in tempi brevi che porti alla creazione del lucky loser 2.0, ma se lo sport è spettacolo, se lo sport è occasione di coesione e soprattutto di evasione dalla realtà, chi può trarre vantaggio dall’ assenza del gioco? Senza l’adrenalina che scorre a fiumi durante la partita, senza il battito accelerato di chi assiste al match con l’incertezza del risultato, senza il divertimento di assistere allo spettacolo; senza tutto questo allora non è un gioco, non è sport. E’ un gioco già scritto, già determinato in partenza, già capito.

E Pirandello scriveva che “Chi ha capito il giuoco, non riesce più a ingannarsi;ma chi non riesce più a ingannarsi, non può prendere né gusto né piacere alla vita. Così è”.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement