L'addio di Noah: "Ho detto al presidente che sono disgustato"

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L’addio di Noah: “Ho detto al presidente che sono disgustato”

LILLE – Conferenza-fiume di Yannick Noah, che lascerà ad Amelie Mauresmo l’incarico di capitano del team francese. “Spero davvero che non la chiameranno Coppa Davis, perché non lo è più. Chi lo dice, sta mentendo”

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dal nostro inviato a Lille

L’ADDIO DI NOAH 

Yannick Noah è rimasto in silenzio durante la conferenza stampa dei suoi ragazzi, attendendo che arrivasse il suo momento. Ha parlato da solo, senza nessuno al suo fianco, una volta sfilatigli davanti coloro che da domani non risponderanno più ai suoi ordini. “Ero il capitano, ma non mi sono mai sentito tale. Sono stato più un fratello maggiore, poi sono stato come una vecchia zia…  e ora sono più simile a un padre. Sì, è il tennis” dice Yannick in punta di commozione, che poco più tardi dichiarerà però conclusa la sua esperienza nel mondo della racchetta. “Oggi ho finito con il tennis agonistico. Mi dedicherò alla mia associazione Fête le Mur, per promuovere il tennis di periferia. Ho fatto dei sogni e proverò a viverli prima che sia troppo tardi. Questa è la mia ultima conferenza stampa, riprenderò la mia vita. Mi aspetto che la gente mi dica la verità, indipendentemente da quale sia per loro. Abbiamo tutti diverse verità “.

Durante il suo lungo congedo il vincitore del Roland Garros 1983 non ha soltanto commosso, anzi, ha perlopiù attaccato. Le sue ultime frecce, prima di abbandonare la trincea deluso dalla direzione presa dallo sport – e dalla competizione – tanto amati. “Spero davvero che non la chiameranno Coppa Davis, perché non lo è. Giocare due set non è la Coppa Davis. Giocare in campo neutro non è la Coppa Davis. Quando le persone dicono che si tratta della Coppa Davis stanno mentendo, io dico loro ‘Sei un bugiardo!’. Come ho fatto l’altra sera a cena con il presidente (Giudicelli o Haggerty? I colleghi francesi dicono che alla cena erano presenti entrambi, ndr) quando gli ho detto ‘sono disgustato e molto triste’. Gliel’ho detto in faccia perché è la verità, sono i miei sentimenti. Non dico che tutti debbano pensarla così, ma questo è quello che sento. La Coppa Davis mi ha dato tanto come giocatore, spettatore e tifoso. A voi italiani dico, dove sarebbe il tennis in Italia senza la coppa Davis?“.

L’ex giocatore e ormai ex selezionatore francese – gli succederà Amelie Mauresmo – è un fiume un piena, spazia dalla nostalgia strettamente tennistica a una di più ampio respiro. “Un tempo tutto quello che dovevo fare per prepararmi era chiedere alla reception dell’hotel di spegnere la TV. Oggi pranzi con i tuoi figli e i tuoi nipoti mentre loro sono al cellulare. Tutto va così veloce, è un modo diverso di comunicare e mi ci è voluto un po’ per abituarmi. Ho scoperto Instagram tre mesi fa, ora sono come un vecchietto che cerca di connettersi con il nuovo mondo“. Al tennis dice di aver dato tutto e di aver ricevuto altrettanto. Adesso, però, basta così. “L’unica cosa che so è l’esperienza che vivo oggi. Parliamo di soldi, ma quanto vale stringere la mano a Pouille e fare una foto con lui? Questo non potrebbe accadere a Singapore” dice con amarezza Yannick, immaginando l’ex sede della Finals femminili come un’ipotetica venue futura della nuova competizione a squadre maschile.

I RAGAZZI DI NOAH

Per certo i giocatori selezionati da Yannick, che nella vita ha già fatto il cantante e a soli 58 anni chissà cos’altro potrà ancora fare, gli sono rimasti fedeli tanto dentro quanto fuori dal campo. Quanto agli esclusi Noah ha detto di avere qualche rimpianto solo riguardo a Monfils, per non essere riuscito ad aiutarlo ‘come capitano o anche soltanto amico. Ma Gael con me ha giocato una sola partita in tre anni. In Guadalupe, contro il Canada (era il marzo 2016, ci furono grandi polemiche per la scelta della sede, ndr), due giorni prima della partita mi disse che non era pronto per giocare e io insistetti perché giocasse comunque‘. Quanto a Gilles Simon, Noah ci ha tenuto a ribadire che “io non sono il capitano della Croazia con il n.7 e il n.12 del mondo. La mia strategia è far durare il periodo di selezione il più possibile“. Per tenere tutti sulla corda, gioco al quale ‘Gillou’ non ha accettato di partecipare chiamandosi così fuori dalla contesa.

Team Francia – Finale Davis 2018 (Foto di Gianni Ciaccia – Sportvision)

I convocati di Lille, invece, sono rimasti fedelissimi. Da sinistra a destra in sede di conferenza stampa, Mahut, Chardy, Pouille, Tsonga ed Herbert (in mezzo a loro proprio Noah, in religioso silenzio) si sono alternati nella strenua difesa del formato prossimo a scomparire. Il primo a prendere la parola tra i giocatori è stato Lucas Pouille, che ha confermato il suo addio alla competizione in modo praticamente definitivo. “Lo scorso anno piangevo di gioia, quest’anno per la tristezza. Sapete cosa penso della Davis con il nuovo formato e non cambierò idea. Per quel che mi riguarda non giocherò più la Coppa Davis, oggi è stata l’ultima volta“.

La forte presa di posizione del numero 32 del mondo stimola curiosità nei confronti del parere dei suoi compagni, che non tardano ad esprimersi. Herbert dice di augurarsi che il nuovo formato non funzionai e che si possa tornare all’antico, ma il suo non è un no definitivo. “Non posso rispondere oggi, non so se avrò voglia di giocare. In un anno possono succedere molte cose, ma quello che andrà in scena a Madrid sarà simile agli altri tornei del tour. Non giocheremo di fronte ai nostri tifosi o ai tifosi della squadra avversaria”. Tsonga rimane ancora più sul vago, limitandosi a dire che ‘tutti sono orgogliosi di rappresentare la Francia, qualsiasi sia la competizione‘, mentre Chardy rivendica il principio di scelta individuale. “Se giocheremo o meno? Difficile rispondere oggi, vedremo con i ragazzi, ma alla fine ognuno prenderà la sua decisione“.

Guadagnandosi lo scettro di giullare, ma solo fino all’imminente esibizione di capitan Noah, Nicolas Mahut si affida all’ironia. “L’anno prossimo non credo di giocare, ma magari tra tre o quattro anni… dice il doppista con un sorriso beffardo sulle labbra. Lui e molti dei presenti sanno che con quest’anno termina la sua avventura in singolare, mente Nicolas continuerà a giocare il doppio. Difficilmente per altri quattro anni, perché la famiglia e il piccolo Natanel chiamano. Mahut si è reso anche protagonista dell’episodio più iconico durante la premiazione, quando ha sussurrato qualcosa all’orecchio di David Haggerty. “Gli ho chiesto quale fosse il suo parere sulla partita“, ha detto in risposta a una domanda in inglese, mentre pochi minuti più tardi ha confermato ai giornalisti francesi di aver recapitato al presidente ITF il messaggio che intendeva trasmettere. Credo che lo abbia ricevuto forte e chiaro“, ha detto Nicolas. Tra le parole di Noah e quelle di Mahut, difficile che Haggerty non abbia afferrato il concetto.

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