Natale si avvicina e con esso anche la fine del 2019. Questo significa anche che tra una decina di giorni il grande carrozzone del tennis professionistico riprenderà la sua lunga e frenetica corsa intorno al mondo. Tra una decina di giorni però, ora è il momento di godersi gli ultimi momenti di riposo e perché no, ripensare a quel che è appena finito e immaginare quello che riserverà il 2020. Proprio questo è lo spirito che permea l’intervista concessa da Roger Federer a Simon Graf, giornalista del Tages Anzeiger e anche autore di un libro sul campionissimo svizzero che merita senz’altro una sfogliatina.
Federer si trova attualmente a Dubai, dove tradizionalmente si trasferisce per la preparazione invernale e si appresta dunque a passare le feste nella metropoli degli emiri e non nella natia Svizzera. “Abbiamo messo le decorazioni ieri. I miei genitori stanno arrivando, questo è ciò che rende speciale quest’anno. È sempre un bel momento, mi piace il Natale. Preferirei essere in Svizzera, ovviamente, perché li ho i miei ricordi d’infanzia, e non a Dubai. In passato lo passavo soprattutto a Berneck con i miei nonni. Questi sono i ricordi che mi vengono in mente”.
Non sono solo i fantasmi (in senso buono ovviamente) del Natale passato a visitare Federer in questo periodo, ma anche quelli del prossimo futuro. Dopo gli Swiss Indoors di Basilea, durante l’intervista televisiva Roger ha dichiarato di essere triste per il fatto che tutto stesse scorrendo così velocemente e che la tua carriera stesse lentamente finendo. “Di solito quando mi viene chiesto per quanto tempo giocherò rispondo che non lo so nemmeno io. Sono curioso di me stesso. Quello che so è che gli ultimi 20, 25 anni sono passati in un lampo. Quando avevo 14 anni ero all’Orange Bowl, il World Junior Championship; questa settimana il figlio di Tony (Godsick, il suo manager, ndr) giocava lì e questo mi fa ripensare a quando io avevo 14 anni. Ora sono seduto qui a 38 anni e mi chiedo: è quasi tutto finito?“.
Non è però il rimpianto a farla da padrone, quanto piuttosto la consapevolezza del percorso fatto e soprattutto la gioia per la vita che ha potuto fare sul tour. “Significa che tutto sta succedendo rapidamente, ma è anche un bel pensiero. Dicono che il tempo vola quando ti diverti, è stato così con me. Ho trascorso anni meravigliosi nel mondo del tennis e, dopo aver smesso, vivrò ancora molti bei momenti. Mi mancherà il tour quando arriverà il giorno, ma ora mi sto ancora divertendo“.
Eppure c’è chi, tra i fan più accaniti, non si rassegna. Roger ha firmato da poco un contratto per un torneo di esibizione a Hangzhou, in Cina, fino al 2023. La possibilità che lo svizzero possa essere sul circuito ancora nel 2023 sembra però essere pura suggestione. Lo stesso Roger lo conferma quando gli viene chiesto se potrà ancora giocare da professionista a quell’età. “No, ovviamente! (ride) Penso solo di poter ancora giocare a tennis a un livello che può rendere felici le persone. Ma se sarò ancora nel Tour nel 2023, questo non lo so. Anche quando lascerò l’attività agonistica non dimenticherò il tennis. Ricordo di essere andato in tournée con Pete Sampras nel 2007, mi ha battuto a Macao. Sampras si era fermato da cinque anni e io ero il numero 1 al mondo. A un certo punto la tua carriera finisce perché non puoi più giocare settimana dopo settimana. Ma puoi ancora giocare una buona partita di tanto in tanto”.

Graf, forte della confidenza che lo lega a Federer, prova a toccare un tasto dolente e chiede al grande campione come si spiega il fatto che, nonostante in più occasioni abbia giocato al massimo del suo livello (su tutte, le partite con Nadal e Djokovic a Wimbledon), non sia riuscito a portarsi a casa un grande titolo.“Non puoi sempre spiegare tutto. A volte funziona e basta. A Wimbledon è mancato solo un punto. Se l’avessi vinto, sarebbe cambiato tutto. Questa considerazione mi invita a non analizzare troppo. Mi sono messo nella posizione di vincere. Ovviamente ci si può anche chiedere perché non sono riuscito ad arrivare in vetta. Devo cambiare qualcosa? Valuterò più da vicino in questi giorni con Ivan (Ljubicic, ndr) e Seve (Lüthi, ndr).”
Come si fa ancora a sedersi e parlare di cosa cambiare a 38 anni suonati? “Chiederò loro di mettere tutto sul tavolo. È importante parlare apertamente. Questo è l’unico modo per andare avanti. Attendo sempre con impazienza queste discussioni, sono fondamentali per poterci capire nel modo migliore ed evitare ogni tipo di equivoco. Trascorriamo così tanto tempo insieme durante l’anno che pensi sia tutto chiaro, ma sono le sfumature che fanno la differenza. Quando per esempio mi dicono che devo attaccare il rovescio, non significa che devo attaccare ad ogni colpo, ma al momento giusto. Il mio grande obiettivo per la preparazione da fine dicembre ai primi di gennaio è capire cosa mi suggeriscono i miei allenatori, capire le loro idee tattiche al 100%”. Per poi ovviamente metterle in pratica, filtrate da un talento senza precedenti.
A cura di Antonio Ortu e Lorenzo Colle