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Reading: Benoît Paire, o l’arte di divertirsi in campo
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Benoît Paire, o l’arte di divertirsi in campo

Parlando del suo tennis creativo, il francese dice: "A volte funziona, a volte no. Ma ci proverò ancora di più nel 2020". Quando si potrà tornare a giocare...

Last updated: 15/03/2020 14:54
By Laura Guidobaldi Published 15/03/2020
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3 Min Read

È uno dei tennisti più talentuosi e per questo uno dei più imprevedibili. Benoît Paire, 30 anni e attuale n. 22 del mondo, ha sfruttato lo stop forzato per raccontarsi al sito dell’ATP. “Perché gioco a tennis? Per scherzare in campo, divertirmi e cimentarmi in colpi rocamboleschi“. Il francese non lo nasconde, fare lo show in partita a lui piace tanto ed è il suo pane quotidiano. Reduce da un’ottima stagione 2019, con le vittorie a Marrakech e Lione, a cui ha fatto seguito la finale di Auckland a inizio 2020, Benoît sta vivendo uno dei momenti migliori della carriera. Le sue abilità di tocco e un temibilissimo rovescio a due mani – a cui fa da contraltare un dritto molto meno efficace – gli hanno permesso, nel 2016, di salire alla posizione n. 18, suo best ranking finora.

“È grandioso“, dice il connazionale e amico Monfils, “ed è migliore di quanto lui stesso possa pensare“. Anche l’ex n. 8 del mondo Sébastien Grojean è un suo grande tifoso: “Benoît ha una personalità forte, è talentuoso, dà tanto al tennis e ne abbiamo bisogno“.

Paire comincia a giocare a tennis all’età di sei anni e cresce guardando il tennis in TV. Nel 2014 subisce un grave infortunio al ginocchio sinistro che necessita un intervento chirurgico. Da quel momento, il francese guarda alla sua carriera con un’altra prospettiva: “Quando va tutto bene in campo, è importante divertirsi. Non è mai facile giocare per quattro, cinque anni di fila. Dopo l’operazione, nel 2015 ho dovuto lavorare molto per pensare a come potermi divertire in campo ed essere più calmo, ed è quello che ho fatto. È bello vincere un torneo, ma voglio vincere di più e disputare altre finali”. 

La rinnovata attitudine gli ha portato in dote più vittorie del solito, ben 42 nel 2019 (34 a livello ATP, record per lui): dal suo ingresso stabile in top 100 – stagione 2012 – erano state di più solo nel 2015, quando alle 62 vittorie utili a risalire in classifica dopo l’infortunio contribuirono però in modo cospicuo quelle ottenute nel circuito challenger (27). Il minimo comune denominatore del tennista di Avignone, però, è sempre stato praticare un tennis creativo: “A volte funziona, a volte no. Ma ci proverò ancora di più nel 2020“. Quando si potrà riprendere a giocare, s’intende.


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