I sacrifici di Herbert per arrivare al top

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I sacrifici di Herbert per arrivare al top

Il tennista francese Pierre-Hugues Herbert si apre ai microfoni virtuali di Behind the Racquet

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Emergere ai più alti livelli del tennis mondiale è un processo lungo, faticoso e privo di garanzie. Questo il tennista francese Pierre Hugues Herbert lo sa benissimo, e ha raccontato la sua vicenda di vita al profilo Instagram “Behind the Racquet”.

Behind the Racquet è un profilo di Instagram fondato dal tennista americano Noah Rubin. I protagonisti dei ritratti autobiografici di BTR sono tennisti famosi e non che raccontano le proprie storie personali da un punto di vista più intimo e spesso sconosciuto al pubblico. Le storie di Behind the Racquet sin dagli inizi pongono un accento particolare sulle questioni di salute mentale per gli sportivi di alto livello, in questo caso i tennisti.

Il ritratto di oggi è di Pierre-Hugues Herbert, che nel 2019 ha coronato il Grande Slam di doppio personale con l’Australian Open ed è considerato uno dei migliori doppisti del mondo, oltre che un buon singolarista (36° di best ranking).

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“When I was 13, my dad stopped working to travel with me full time. There was already pressure from not being too wealthy and now my father wasn’t making money. People from my hometown thought we were crazy. They watched my dad stop quit his job as a coach at the club to travel with me and they didn’t understand it. When I think back, I see what they saw. All I know is we saw a small a chance to have what we have now and we had to go for it. Even if you are top in the world as a kid, the chance of becoming a top professional tennis player is beyond a small percentage. My family took some big risks that paid off and what I achieved is for all of them. We made many big decisions. Our family is five in total, with an older sister and younger brother. This decision my dad made affected everyone. Not only was my family making less money, now my father was away from my siblings for long periods of time. There was a lot of pressure on the whole family to also keep up with the expenses of travel. Thankfully I had some help from sponsors, but that came with extra pressures. My dad traveled with me through the under 14,16 and 18 divisions. The balance felt completely different in the family. He was mostly just taking care of me. It was one of the toughest experiences for not only me, but my family. I was lucky to have my whole family so supportive and behind this project. My mom switched jobs and started to work at home so she had time to look after my brother by herself. When you are working towards something so large it is not only you, it wasn’t only my dad and I, my whole family was involved in the process. It was tough for me to deal with the idea that my brother, who is 15 months younger, was growing up without a father. It was the same with my sister as she was finishing up university and trying to enter the working world. No matter what I always tell people, I make sure they know my family was a big part of my journey even though my siblings think they didn’t do much, and my mom didn’t travel. Even after the struggles, we were united.” @pierrehuguesherbert Go to behindtheracquet.com for extended stories, podcasts and merch.

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Quando avevo 13 anni mio padre ha smesso di lavorare per seguirmi a tempo pieno. Avevamo già abbastanza pressione per il fatto che non eravamo messi benissimo economicamente, e dopo questa scelta mio padre non guadagnava proprio. Le persone della mia città pensavano fossimo pazzi. Mio padre aveva dovuto abbandonare il suo lavoro da allenatore in un circolo per seguirmi e non capivano perché lo facesse. Quando ci ripenso riesco a capire cosa pensavano. Tutto quello che so è che abbiamo visto una piccolissima chance di avere quello che abbiamo ora e ci siamo buttati a capofitto. Anche se sei uno dei migliori talenti mondiali quando sei un ragazzino, le possibilità di diventare un tennista professionista sono comunque pochissime. La mia famiglia si è presa dei rischi enormi e tutto quello che ho raggiunto nella mia carriera è grazie a loro. Abbiamo dovuto prendere delle decisioni pesanti. Siamo cinque in famiglia, ho una sorella più grande e un fratello minore. La decisione di mio padre ha avuto effetti su tutti noi. Non solo la mia famiglia aveva un reddito più basso, ora mio padre sarebbe dovuto stare lontano dai miei fratelli per lunghi periodi. C’era molta pressione sulla mia famiglia per le spese dei viaggi. Per fortuna avevo degli sponsor ad aiutarmi, ma ciò comportava ancora più pressioni. Mio padre ha viaggiato con me fino ai tornei under 18. Ormai c’era un equilibrio diverso in famiglia. (Mio padre) si prendeva cura soprattutto di me. E’ stata un’esperienza durissima non solo per me, ma anche per la mia famiglia. Sono stato fortunato ad avere il loro supporto. Mia madre cambiò lavoro e cominciò a lavorare da casa per avere più tempo da dedicare a mio fratello. Quando lavori per un obiettivo così grande non ci sei di mezzo solo tu, ma tutta la tua famiglia. E’ stata dura andare avanti pensando che mio fratello, che è più giovane di me di 15 mesi, stesse crescendo senza un padre. Lo stesso con mia sorella, che durante tutto questo stava per finire gli studi universitari e provava ad entrare nel mondo del lavoro. Non importa cosa dica ogni volta in pubblico, ricordo sempre che la mia famiglia è stata una parte importante della mia carriera, nonostante i miei fratelli dicono di non aver fatto niente, e che mia madre non ha viaggiato con me. Anche dopo e durante le difficoltà siamo sempre rimasti uniti.

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