La manovra di Sport e Salute volta a evitare che altre federazioni sportive ricorressero allo strumento della cassa integrazione, dopo il caso della FIT, non ha sortito gli effetti sperati. È infatti notizia di questa mattina – la apprendiamo tramite un comunicato delle sigle sindacali Fp Cgil, Cisl Fp, Uilpa e Cisal Fialp – che anche la Federazione Italiana Nuoto (FIN) ha deciso di mettere in cassa integrazione 85 dipendenti.
“Si è concluso ieri in tarda serata il previsto esame congiunto in video conferenza tra il presidente della FIN Barelli e le rappresentanze sindacali nazionali del personale dipendente“, si legge nel comunicato. “Un incontro che ha confermato la volontà della FIN di ricorrere comunque, pure in una condizione di assoluta e drammatica emergenza sociale, e nonostante le valide ragioni opposte dalle organizzazioni sindacali nel corso della discussione, anche dal punto di vista strettamente finanziario, alla cassa integrazione di tutti i propri dipendenti”. Secondo la ricostruzione dei sindacati basata sul bilancio consultivo di FIN del 2018, il costo del personale dipendente era interamente sostenuto dai contributi pubblici erogati da Sport e Salute (ex CONI Servizi).
Le sigle sindacali si riservano il diritto di avviare ‘tutte le iniziative di lotta ritenute necessarie a contrastare la scelta della FIN’ adducendo le stesse motivazioni contestate all’analoga scelta compiuta dalla FIT: sovrapposizione dello strumento di cassa integrazione ai contributi già ricevuti dalle federazioni (la cui seconda tranche verrà erogata in anticipo, proprio per aumentare la liquidità a disposizione delle federazioni) e mancato rispetto dell’accordo sottoscritto in data 6 marzo da sindacati, Sport e Salute e federazioni sportive nazionali.